Il 14 dicembre, nel suo discorso conclusivo alla manifestazione di Atreju a Roma, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato, tra le altre cose, della libertà educativa dei genitori, un tema tornato al centro del dibattito pubblico dopo la vicenda della cosiddetta “famiglia del bosco” in Abruzzo.
«Sono orgogliosa che il nostro governo stia difendendo la libertà educativa e il ruolo dei genitori nell’educazione dei figli», ha detto Meloni, aggiungendo: «Educare i figli è compito dei genitori, lo Stato non può sostituirsi alla famiglia, può accompagnarla, ma non di più, perché i figli non sono dello Stato, non sono di una ideologia. I figli sono delle mamme e dei papà, e uno Stato che vuole sostituirsi ha dimenticato i suoi limiti».
L’affermazione della presidente del Consiglio tiene insieme due piani distinti. Da un lato c’è la rivendicazione della proposta sul “consenso informato” – approvata dalla Camera – per alcune attività scolastiche in materia di educazione sessuale. Dall’altro c’è il riferimento alla vicenda della “famiglia nel bosco”. Il filo conduttore del discorso è l’idea di uno Stato che «supera i limiti» e che, in alcuni casi, «si sostituisce» ai genitori, comprimendo la loro libertà educativa.
Senza entrare nel merito delle opinioni politiche di Meloni, va detto che le affermazioni della presidente del Consiglio semplificano eccessivamente un quadro giuridico complesso. In più, risultano in parte in contrasto con le norme vigenti, che prevedono alcune ipotesi in cui lo Stato non solo può intervenire, ma ha il dovere di farlo, anche sostituendosi temporaneamente ai genitori, per tutelare i diritti dei minori.
«Sono orgogliosa che il nostro governo stia difendendo la libertà educativa e il ruolo dei genitori nell’educazione dei figli», ha detto Meloni, aggiungendo: «Educare i figli è compito dei genitori, lo Stato non può sostituirsi alla famiglia, può accompagnarla, ma non di più, perché i figli non sono dello Stato, non sono di una ideologia. I figli sono delle mamme e dei papà, e uno Stato che vuole sostituirsi ha dimenticato i suoi limiti».
L’affermazione della presidente del Consiglio tiene insieme due piani distinti. Da un lato c’è la rivendicazione della proposta sul “consenso informato” – approvata dalla Camera – per alcune attività scolastiche in materia di educazione sessuale. Dall’altro c’è il riferimento alla vicenda della “famiglia nel bosco”. Il filo conduttore del discorso è l’idea di uno Stato che «supera i limiti» e che, in alcuni casi, «si sostituisce» ai genitori, comprimendo la loro libertà educativa.
Senza entrare nel merito delle opinioni politiche di Meloni, va detto che le affermazioni della presidente del Consiglio semplificano eccessivamente un quadro giuridico complesso. In più, risultano in parte in contrasto con le norme vigenti, che prevedono alcune ipotesi in cui lo Stato non solo può intervenire, ma ha il dovere di farlo, anche sostituendosi temporaneamente ai genitori, per tutelare i diritti dei minori.