Quando Meloni non si diceva contraria al salario minimo

In passato la leader di Fratelli d’Italia era disponibile a sostenere la misura, a patto che fosse accompagnata da compensazioni per le imprese
Pagella Politica
Durante il suo primo anno alla guida del governo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha più volte ribadito la sua contrarietà all’introduzione del salario minimo in Italia. Fino a pochi anni fa, però, la posizione della leader di Fratelli d’Italia non era così netta come può apparire oggi. «Io non sono contraria all’ipotesi di un salario minimo per le categorie che vengono escluse» dai contratti collettivi nazionali, aveva dichiarato Meloni a giugno 2019 partecipando al Festival del Lavoro. All’epoca il presidente del Consiglio era Giuseppe Conte, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega, che nel loro “Contratto di governo” si erano impegnati a introdurre un salario minimo proprio «per tutte le categorie di lavoratori e settori produttivi in cui la retribuzione minima non è fissata dalla contrattazione collettiva».
Nel suo intervento la leader di Fratelli d’Italia, sottolineando quanto fossero diffusi i contratti collettivi nazionali nel nostro Paese, aveva aggiunto un paio di osservazioni. «Se con l’introduzione del salario minimo ti ritrovi con un costo maggiore per quelli che sono coperti dal contratto collettivo, io penso che devi immaginare meccanismi di compensazione», aveva dichiarato Meloni. «Tu non puoi attuare il salario minimo sulla pelle di imprese che già stanno con l’acqua alla gola: penso che sia una cosa che non si può proprio fare. Quindi lo puoi fare per aiutare a combattere forme che possono esistere ancora di sfruttamento se immagini un meccanismo di compensazione. Per quelli che hanno un aumento del costo del lavoro gli immagini un credito d’imposta corrispondente, e allora questa è una cosa che può avere un senso e sulla quale vediamo quale sarà la proposta che arriverà dal governo». Quattro anni fa, durante il suo intervento al Festival del Lavoro, Meloni aveva aggiunto che se «il governo vuole essere credibile sul tema del salario minimo», dovrebbe iniziare ad aumentare gli stipendi di alcune categorie, come i poliziotti.

Il fondo di compensazione

L’ipotesi di introdurre un meccanismo di compensazione è contenuta nella proposta di legge sul salario minimo da 9 euro lordi l’ora presentata alla Camera in questa legislatura da tutti i partiti di opposizione, eccetto Italia Viva. L’articolo 7 della proposta chiede che con la legge di Bilancio per il 2024 il governo Meloni definisca, per un periodo limitato, un beneficio decrescente nel tempo in favore dei datori di lavoro che avranno un aumento dei costi per portare i salari più bassi alla soglia dei 9 euro l’ora. La proposta non suggerisce dove il governo possa recuperare le risorse per finanziare questo fondo di compensazione, cosa che è stata criticata negli scorsi mesi da vari esponenti della maggioranza. 

Nello stesso periodo, alla fine di gennaio 2019, il deputato di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto aveva presentato una proposta di legge per l’«istituzione del salario minimo orario nazionale». All’epoca Meloni era deputata, ma il testo fu firmato solo da Rizzetto. Quest’ultimo, che è stato rieletto deputato in questa legislatura, scriveva nella sua proposta di non ritenere «condivisibile la tesi espressa da alcune organizzazioni sindacali», secondo cui il salario minimo «avrebbe effetti negativi, poiché porrebbe le basi per una diminuzione dei salari nel medio termine». Questa stessa tesi, però, è stata difesa più volte in questi mesi dalla stessa Meloni. Attualmente Rizzetto è presidente della Commissione Lavoro della Camera ed è contrario alla proposta dei partiti di opposizione.

A differenza della Lega il salario minimo non è mai stato presente nei programmi elettorali di Fratelli d’Italia.

Il percorso del salario minimo

Il prossimo 17 ottobre arriverà nell’aula della Camera la proposta di legge dei partiti all’opposizione per introdurre un salario minimo in Italia da 9 euro lordi l’ora. L’11 agosto, dopo che la stessa Camera aveva votato di sospendere per due mesi l’esame del testo, il governo Meloni aveva deciso di incaricare il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) di avanzare una proposta contro il lavoro povero. 

In queste settimane la Commissione dell’informazione del Cnel, uno degli organismi dell’istituzione, si è riunita per discutere del tema e negli scorsi giorni ha approvato con due votazioni un testo dove, di fatto, ha bocciato la proposta sul salario minimo. Il 12 ottobre dovrà essere approvato in via definitiva dal Cnel e poi la discussione riprenderà in Parlamento.

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