Meloni esagera i meriti del suo governo sul contrasto all’evasione

La presidente del Consiglio rivendica i risultati raggiunti nel 2023, che però sono frutto perlopiù di misure che erano in vigore da prima
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Nell’ultimo periodo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ama ripetere che il 2023 «è stato un anno record nella lotta all’evasione fiscale». «L’attività di recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate ha portato nelle casse dello Stato ben 24,7 miliardi, cioè 4 miliardi e mezzo in più rispetto all’anno precedente, una cifra mai raggiunta nella storia di questa nazione», ha dichiarato per esempio Meloni il 13 marzo, durante un evento alla Camera dedicato alla riforma fiscale. La leader di Fratelli d’Italia aveva citato lo stesso numero il giorno prima, presentando la firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione con le province autonome di Trento e Bolzano, e nelle settimane precedenti nei comizi finali per le elezioni regionali in Abruzzo e in Sardegna.

Secondo Meloni, i dati dell’Agenzia delle Entrate certificano i risultati ottenuti dal suo governo, che ha iniziato a riformare il fisco e il rapporto tra Stato e contribuenti. Tra le misure citate dalla presidente del Consiglio, c’è quella contro le cosiddette “attività apri e chiudi”, introdotta a fine 2022 con la legge di Bilancio per il 2023. «Il messaggio che vogliamo dare è molto semplice: non abbiamo amici ai quali fare favori, se non gli italiani onesti che pagano le tasse e contribuiscono al mantenimento del bilancio pubblico», ha ribadito la presidente del Consiglio.

Ma che cosa c’è di vero, e che cosa no, nel “record” rivendicato da Meloni? In breve, buona parte delle risorse recuperate in più l’anno scorso con il contrasto all’evasione fiscale non è frutto delle misure messe in campo dal nuovo governo.

Che cosa dice l’Agenzia delle Entrate

Il 5 febbraio l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato i dati aggiornati sui risultati delle attività di contrasto all’evasione fiscale in Italia. «Ammontano a 24,7 miliardi di euro le somme confluite nelle casse dello Stato nel 2023 grazie alla complessiva attività svolta da Agenzia delle Entrate e Agenzia delle entrate-Riscossione: 4,5 miliardi in più rispetto al 2022 (+22 per cento). È la somma più alta di sempre», spiega un comunicato stampa pubblicato dall’agenzia. Già nel 2022 il recupero aveva raggiunto un valore record, pari a 20,2 miliardi di euro, di poco superiore al primato precedente, registrato nel 2021 (20,1 miliardi di euro). Ricordiamo che il governo Meloni si è insediato il 22 ottobre 2022.
Grafico 1. Risultati del recupero dell’Agenzia delle Entrate, dati in miliardi di euro. Dall’8 marzo 2020 al 31 agosto 2021 le attività di riscossione sono state sospese a causa della pandemia di Covid-19 – Fonte: Agenzia delle Entrate
Grafico 1. Risultati del recupero dell’Agenzia delle Entrate, dati in miliardi di euro. Dall’8 marzo 2020 al 31 agosto 2021 le attività di riscossione sono state sospese a causa della pandemia di Covid-19 – Fonte: Agenzia delle Entrate
Come mostra il Grafico 1, nel 2023 19,6 miliardi di euro sono stati recuperati dalle attività di controllo ordinarie dell’Agenzia delle Entrate. Tra queste ci sono le attività di promozione della compliance, una parola inglese che indica l’adeguamento dei contribuenti a pagare le imposte dovute. Queste attività non sono una novità introdotta dal governo Meloni: esistono dal 2015 e consistono nell’invio di lettere con cui l’Agenzia delle Entrate avvisa i contribuenti di possibili errori commessi nelle dichiarazioni, e gli consente di regolarizzare la propria posizione, magari con le sanzioni ridotte. Nel 2023 sono state inviate oltre 3,2 milioni di lettere, per un incasso di 4,2 miliardi di euro, mentre nel 2022 ne erano state mandate poco più di 2,5 milioni, per un incasso di 3,2 miliardi.

Che cosa dice il Pnrr

Uno degli obiettivi concordati dal governo Draghi nel 2021 con l’Unione europea per ricevere i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) riguarda proprio le lettere per la promozione della compliance. Alla fine del 2022 ne dovevano essere state inviate più di 2,5 milioni, con un incasso di almeno 2,5 miliardi di euro. Questo obiettivo è stato raggiunto. Alla fine del 2024 le lettere inviate dovranno essere più di 3 milioni, per un incasso di quasi 2,8 miliardi. Visti i dati del 2023, il raggiungimento di questo obiettivo è sulla buona strada.

Un altro obiettivo fissato dal Pnrr riguarda la riduzione della propensione all’evasione fiscale, ossia il rapporto tra quanto lo Stato incassa realmente dalle imposte e quello che incasserebbe se non ci fosse evasione. Secondo gli accordi presi con l’Ue, questa propensione dovrà essere più bassa del 5 per cento nel 2023 e del 15 per cento nel 2024, in entrambi i casi rispetto al 2019. Per capire se questi impegni saranno rispettati bisognerà aspettare però il 2025 e il 2026, quando usciranno le stime aggiornate del Ministero dell’Economia e delle Finanze sull’evasione fiscale per il 2023 e il 2024. Nella sua proposta di revisione del Pnrr, il governo Meloni aveva chiesto all’Ue di rivedere al ribasso questi obiettivi, senza indicare delle percentuali. Il governo aveva motivato questa richiesta dicendo che l’attuale contesto economico potrebbe spingere le imprese a evadere per ragioni economiche. Le autorità europee non hanno però accettato questa richiesta: l’impegno è rimasto anche nel nuovo Pnrr.

Le misure straordinarie

La differenza più marcata tra i soldi recuperati nel 2023 e quelli recuperati nel 2022 è dovuta alle attività straordinarie di recupero dell’Agenzia delle Entrate. L’anno scorso con queste attività lo Stato ha incassato 5,1 miliardi di euro, mentre l’anno precedente erano stati 1,2 miliardi. Su questo punto ha in effetti contribuito l’intervento del governo Meloni.

Degli oltre 5 miliardi di euro recuperati con attività straordinarie, infatti, circa 600 milioni di euro sono stati recuperati con la definizione agevolata delle controversie tributarie, introdotta dalla legge di Bilancio per il 2023, approvata durante il governo Meloni alla fine del 2022. Altri 4,3 miliardi di euro sono stati incassati attraverso la cosiddetta “rottamazione delle cartelle”. Con la legge di Bilancio per il 2023 è stata introdotta la “rottamazione quater,” che come indica la numerazione romana è una misura simile ad altre approvate da governi precedenti. Semplificando, la rottamazione permette ai contribuenti non in regola con il fisco di pagare il debito senza pagare le sanzioni: lo Stato rinuncia a incassare tutto il dovuto per recuperarne almeno una parte. Come abbiamo spiegato in passato, la rottamazione è un condono fiscale perché rientra nella categoria generale delle offerte fatte da un governo ai contribuenti per pagare una parte del debito verso il fisco, in cambio di uno sconto e della libertà da eventuali processi legali. 

Nel 2023, con la “rottamazione quater” sono stati recuperati 4,1 miliardi di euro, mentre 200 milioni di euro circa provengono ancora dalla rottamazione precedente. L’incasso della “rottamazione quater” sale a 6,8 miliardi di euro se si considerano i soldi riscossi da altri enti, come l’Inps o l’Inail, per conto dell’Agenzia delle Entrate.

E per quanto riguarda le attività “apri e chiudi”, citate da Meloni? Queste fanno riferimento alle partite Iva che aprono un’attività e la chiudono prima di essere monitorate dal fisco e di conseguenza di dover pagare le tasse. Come anticipato, la legge di Bilancio per il 2023 ha dato maggiori poteri all’Agenzia delle Entrate per contenere questo fenomeno. Secondo i dati pubblicati dalla stessa agenzia, l’anno scorso il contrasto all’utilizzo delle partite Iva false e “apri e chiudi” ha portato alla chiusura di circa 2.300 imprese (lo 0,5 per cento su un totale di circa 492 mila partite Iva attive in tutta Italia). Sui soldi incassati dalle attività di recupero su queste partite Iva, però, l’Agenzia delle Entrate non ha pubblicato nessun dato.

Infine, c’è un altro elemento a sostegno della tesi secondo cui Meloni esagera il contributo del suo governo al recupero “record” dell’evasione fiscale. Il governo ha presentato in Parlamento il disegno di legge delega sulla riforma fiscale a marzo 2023. Il testo è stato poi approvato definitivamente dalla Camera ad agosto. Uno degli obiettivi della riforma è trasformare il rapporto tra fisco e contribuenti, e il sistema della riscossione, ma il disegno di legge delega contiene solo dei principi generali che il governo deve rispettare e concretizzare attraverso i decreti legislativi. I primi decreti legislativi sono stati approvati alla fine di dicembre 2023, quindi non possono avere avuto effetti sulle attività di riscossione dell’anno scorso.

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