Il 20 giugno il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che, a partire dal 1° gennaio 2026, ridurrà al 5 per cento l’IVA (imposta sul valore aggiunto) applicata alla vendita di oggetti d’arte, di antiquariato e da collezione. Il decreto-legge non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma il suo contenuto è stato illustrato dal governo attraverso un comunicato stampa.
Secondo il ministro della Cultura Alessandro Giuli, «finalmente» l’Italia potrà offrire «nuove opportunità a galleristi, antiquari, artisti, restauratori, trasportatori e studiosi». «È un provvedimento che valorizza l’intero ecosistema dell’arte, uno dei presìdi più vitali della nostra identità culturale», ha aggiunto il ministro. L’obiettivo del governo è semplice: abbassando l’IVA dal 22 al 5 per cento, acquistare un’opera d’arte, d’antiquariato o da collezione in Italia diventerà meno costoso, allineando l’IVA a quella in vigore in Francia (5,5 per cento) e Germania (7 per cento). Di conseguenza, questi acquisti saranno più vantaggiosi e i lavoratori del settore potranno beneficiarne, anche se lo Stato incasserà meno soldi dall’IVA, proprio perché l’aliquota sarà più bassa. Bisognerà aspettare, però, la pubblicazione della relazione tecnica che accompagna il decreto-legge per avere cifre più precise.
Un ragionamento simile era stato fatto lo scorso marzo dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, quando aveva proposto di ridurre al 5 per cento l’IVA sulle ostriche per sostenere i lavoratori del settore. La proposta aveva suscitato molte critiche, nonostante fosse già stata avanzata in passato da parlamentari sia di centrodestra sia di centrosinistra. In base alle regole attuali, hanno l’IVA al 5 per cento (Tabella A) anche i tartufi freschi e quelli congelati.
Secondo il ministro della Cultura Alessandro Giuli, «finalmente» l’Italia potrà offrire «nuove opportunità a galleristi, antiquari, artisti, restauratori, trasportatori e studiosi». «È un provvedimento che valorizza l’intero ecosistema dell’arte, uno dei presìdi più vitali della nostra identità culturale», ha aggiunto il ministro. L’obiettivo del governo è semplice: abbassando l’IVA dal 22 al 5 per cento, acquistare un’opera d’arte, d’antiquariato o da collezione in Italia diventerà meno costoso, allineando l’IVA a quella in vigore in Francia (5,5 per cento) e Germania (7 per cento). Di conseguenza, questi acquisti saranno più vantaggiosi e i lavoratori del settore potranno beneficiarne, anche se lo Stato incasserà meno soldi dall’IVA, proprio perché l’aliquota sarà più bassa. Bisognerà aspettare, però, la pubblicazione della relazione tecnica che accompagna il decreto-legge per avere cifre più precise.
Un ragionamento simile era stato fatto lo scorso marzo dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, quando aveva proposto di ridurre al 5 per cento l’IVA sulle ostriche per sostenere i lavoratori del settore. La proposta aveva suscitato molte critiche, nonostante fosse già stata avanzata in passato da parlamentari sia di centrodestra sia di centrosinistra. In base alle regole attuali, hanno l’IVA al 5 per cento (Tabella A) anche i tartufi freschi e quelli congelati.