Negli scorsi giorni, vari esponenti del governo hanno promesso nuove misure per ridurre le imposte al ceto medio. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che la già avviata riforma del fisco ha un «obiettivo di fondo»: «tagliare le tasse in modo equo e sostenibile» [1]. «Oggi intendiamo concentrarci sul ceto medio che, come tutti sappiamo, rappresenta la struttura portante del sistema produttivo italiano», ha dichiarato Meloni il 10 giugno, agli Stati generali dei commercialisti.
Due giorni dopo, il viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo ha confermato che il governo vuole «mitigare» l’impatto del cosiddetto “drenaggio fiscale” (in inglese fiscal drag). In estrema sintesi, il drenaggio fiscale si verifica quando, a causa dell’inflazione, i redditi nominali aumentano determinando così un aumento dell’imposizione perché nel contempo la struttura dell’imposta non si è modificata.
Questo fenomeno non è nuovo e non colpisce solo l’Italia: altri Paesi, però, hanno strumenti per contenerlo. Perché, allora, non possiamo adottarli anche noi? La risposta non è così immediata come potrebbe sembrare.
Due giorni dopo, il viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo ha confermato che il governo vuole «mitigare» l’impatto del cosiddetto “drenaggio fiscale” (in inglese fiscal drag). In estrema sintesi, il drenaggio fiscale si verifica quando, a causa dell’inflazione, i redditi nominali aumentano determinando così un aumento dell’imposizione perché nel contempo la struttura dell’imposta non si è modificata.
Questo fenomeno non è nuovo e non colpisce solo l’Italia: altri Paesi, però, hanno strumenti per contenerlo. Perché, allora, non possiamo adottarli anche noi? La risposta non è così immediata come potrebbe sembrare.