L’Italia non fa eccezione: l’occupazione cresce (quasi) ovunque in Europa

Negli ultimi cinque anni gli occupati sono aumentati, ma in molti altri Paesi europei la crescita è stata ancora più forte
AFP
AFP
Da oltre quattro anni, cioè da quando è terminata la fase più critica della pandemia di COVID-19, l’occupazione in Italia continua a crescere. Gli occupati sono 24,2 milioni, secondo i dati più recenti di ISTAT, e il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 6 per cento, un livello che non si registrava dai tempi precedenti alla crisi economica iniziata nel 2008.

Molti esponenti dei partiti di maggioranza attribuiscono questi risultati all’azione del governo Meloni. Ma i dati europei mostrano che l’aumento dell’occupazione non è una peculiarità italiana: si inserisce in una tendenza più ampia, che coinvolge gran parte dei Paesi dell’Unione europea.

La crescita dell’occupazione in Europa

Per confrontare l’andamento dell’occupazione nei Paesi europei, abbiamo analizzato i dati di Eurostat – l’ufficio statistico dell’Ue – relativi al periodo compreso tra il 2020 e il 2024.

In questi cinque anni, il numero di occupati in Italia tra i 15 e i 64 anni è aumentato di 1,2 milioni di unità, pari a un +5,5 per cento. Questo incremento è superiore alla media dell’Ue, che si attesta al +4,7 per cento, ma inferiore a quella dei 20 Paesi che adottano l’euro, dove la media è stata del +6 per cento.

Nonostante i progressi, nel 2024 il tasso di occupazione italiano tra i 20 e i 64 anni – l’indicatore che misura la quota di persone occupate sul totale della popolazione in quella fascia d’età – resta il più basso di tutta l’Ue.

Tra i grandi Paesi europei, l’aumento dell’occupazione in Italia è stato più contenuto rispetto a Spagna (+12,4 per cento) e Francia (+6,8 per cento), ma superiore a quello registrato in Germania (+1,9 per cento). Oltre a Spagna e Francia, altri otto Paesi europei hanno avuto una crescita occupazionale più marcata rispetto all’Italia, tra cui Danimarca, Grecia, Paesi Bassi e Portogallo. Nel complesso, 13 Paesi hanno fatto meglio dell’Italia e 13 peggio.
Tra il 2020 e il 2024, solo in quattro Stati membri l’occupazione è diminuita: Bulgaria (-0,4 per cento), Repubblica Ceca (-1,5 per cento), Lettonia (-3,2 per cento) e Romania (-6,1 per cento).

Dove cresce l’occupazione

Nel periodo considerato, anche in Italia l’occupazione è aumentata in modo diverso tra le fasce d’età. Tra i 15 e i 24 anni, gli occupati sono cresciuti del 19 per cento: un dato positivo, ma comunque inferiore all’aumento registrato in Spagna (+48 per cento) e in Francia (+24 per cento), mentre è superiore a quello della Germania (+5 per cento).

Per quanto riguarda la fascia tra i 55 e i 64 anni, in Italia l’occupazione è aumentata del 17 per cento, una crescita superiore a quella francese (+15 per cento) e tedesca (+9 per cento), ma più bassa rispetto alla Spagna (+22 per cento). In Germania, inoltre, si è verificato un calo del 10 per cento tra gli occupati nella fascia tra i 45 e i 54 anni, il dato peggiore tra i grandi Paesi europei per questa classe di età.
Uno degli aspetti positivi del mercato del lavoro italiano riguarda l’occupazione femminile. Tra il 2020 e il 2024, gli occupati uomini sono aumentati del 4,7 per cento, mentre le donne occupate del 6,6 per cento. Ma questa dinamica non è esclusiva dell’Italia: nella media Ue, gli occupati uomini sono cresciuti del 3,6 per cento, mentre le donne del 6 per cento. Sia in Spagna che in Francia, occupati e occupate sono aumentati più che in Italia, mentre in Germania la crescita è stata più contenuta.
Solo in Lettonia, Lituania, Portogallo e Slovenia il numero degli occupati uomini è cresciuto più di quello delle donne.

Il problema della produttività

Nonostante l’aumento dell’occupazione, in Italia non si è registrata una crescita equivalente del Prodotto interno lordo (PIL). 

Per valutare la produttività, si può osservare l’indicatore della “produttività reale per ora lavorata”, che misura l’output prodotto per ogni ora di lavoro, al netto del numero complessivo di ore lavorate o della diffusione del part-time. In questo modo, si possono fare confronti più accurati tra i diversi Paesi.

Tra il 2020 e il 2024, la produttività reale per ora lavorata in Italia è diminuita del 3,7 per cento, a fronte di una crescita media dello 0,8 per cento nell’Ue. Germania e Spagna hanno registrato un aumento rispettivamente dello 0,7 per cento e del 2,7 per cento, mentre la Francia ha visto un calo del 2,9 per cento. L’unico Paese ad aver fatto peggio dell’Italia è stato il Lussemburgo, con un crollo dell’8,7 per cento.
Tra gli Stati che hanno registrato i maggiori aumenti di produttività ci sono Bulgaria, Croazia, Malta e Polonia.

In Italia, il problema della scarsa produttività del lavoro è strutturale e si trascina da almeno 25 anni. I dati più recenti confermano una delle performance peggiori in Europa. Un aumento della produttività è essenziale per garantire una crescita sostenuta dei salari e per colmare il divario accumulato rispetto agli altri Paesi più sviluppati.
Newsletter

Politica di un certo genere

Ogni martedì
In questa newsletter proviamo a capire perché le questioni di genere sono anche una questione politica. Qui un esempio.

Ultimi articoli