Nelle sue interviste, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ripete spesso un dato negativo sugli stipendi italiani. Il 28 maggio, ospite a DiMartedì su LA7, ha dichiarato (min. -2:06:50): «Gli italiani hanno i salari più bassi di tutti i Paesi del G20». Pochi giorni prima, il 19 maggio, aveva detto la stessa cosa a Che tempo che fa su Nove: «Gli italiani hanno i salari più bassi di tutto il G20».
Come abbiamo spiegato più volte in passato, è vero che l’Italia ha un problema con i salari. Ma l’affermazione ripetuta da Schlein è scorretta: vediamo perché.
Il G20 è un’organizzazione che riunisce 19 tra i Paesi più industrializzati del mondo, più l’Unione europea e, più recentemente, l’Unione africana. I membri sono: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa e Turchia.
Per confrontare i salari tra questi Paesi, la fonte più aggiornata è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Nei suoi report, l’OCSE raccoglie (pag. 205) i dati sugli stipendi medi lordi a tempo pieno, comprensivi di straordinari e altre voci accessorie, ma al lordo delle imposte e dei contributi. I valori sono convertiti in dollari internazionali, a parità di potere d’acquisto, per permettere un confronto più equo: un dollaro, infatti, non ha lo stesso “valore” ovunque – per esempio, negli Stati Uniti il costo della vita è più alto che in Messico.
Secondo i dati più recenti, relativi al 2022, il salario medio in Italia era pari a 54.131 dollari a parità di potere d’acquisto: si tratta dell’ottavo valore più alto tra i Paesi del G20. Ai primi tre posti troviamo Germania, Australia e Canada. Francia e Regno Unito – gli altri due grandi Paesi europei membri del G20 – precedono l’Italia, che però supera il Giappone. In fondo alla classifica ci sono Indonesia, India e Brasile.
Come abbiamo spiegato più volte in passato, è vero che l’Italia ha un problema con i salari. Ma l’affermazione ripetuta da Schlein è scorretta: vediamo perché.
Il G20 è un’organizzazione che riunisce 19 tra i Paesi più industrializzati del mondo, più l’Unione europea e, più recentemente, l’Unione africana. I membri sono: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa e Turchia.
Per confrontare i salari tra questi Paesi, la fonte più aggiornata è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Nei suoi report, l’OCSE raccoglie (pag. 205) i dati sugli stipendi medi lordi a tempo pieno, comprensivi di straordinari e altre voci accessorie, ma al lordo delle imposte e dei contributi. I valori sono convertiti in dollari internazionali, a parità di potere d’acquisto, per permettere un confronto più equo: un dollaro, infatti, non ha lo stesso “valore” ovunque – per esempio, negli Stati Uniti il costo della vita è più alto che in Messico.
Secondo i dati più recenti, relativi al 2022, il salario medio in Italia era pari a 54.131 dollari a parità di potere d’acquisto: si tratta dell’ottavo valore più alto tra i Paesi del G20. Ai primi tre posti troviamo Germania, Australia e Canada. Francia e Regno Unito – gli altri due grandi Paesi europei membri del G20 – precedono l’Italia, che però supera il Giappone. In fondo alla classifica ci sono Indonesia, India e Brasile.