Schlein distorce i dati sui salari: l’Italia non è ultima nel G20

Gli stipendi italiani non crescono, ma restano superiori a quelli di molti altri Paesi
ANSA/FABIO FRUSTACI
ANSA/FABIO FRUSTACI
Nelle sue interviste, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ripete spesso un dato negativo sugli stipendi italiani. Il 28 maggio, ospite a DiMartedì su LA7, ha dichiarato (min. -2:06:50): «Gli italiani hanno i salari più bassi di tutti i Paesi del G20». Pochi giorni prima, il 19 maggio, aveva detto la stessa cosa a Che tempo che fa su Nove: «Gli italiani hanno i salari più bassi di tutto il G20».

Come abbiamo spiegato più volte in passato, è vero che l’Italia ha un problema con i salari. Ma l’affermazione ripetuta da Schlein è scorretta: vediamo perché.

Il G20 è un’organizzazione che riunisce 19 tra i Paesi più industrializzati del mondo, più l’Unione europea e, più recentemente, l’Unione africana. I membri sono: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa e Turchia.

Per confrontare i salari tra questi Paesi, la fonte più aggiornata è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Nei suoi report, l’OCSE raccoglie (pag. 205) i dati sugli stipendi medi lordi a tempo pieno, comprensivi di straordinari e altre voci accessorie, ma al lordo delle imposte e dei contributi. I valori sono convertiti in dollari internazionali, a parità di potere d’acquisto, per permettere un confronto più equo: un dollaro, infatti, non ha lo stesso “valore” ovunque – per esempio, negli Stati Uniti il costo della vita è più alto che in Messico.

Secondo i dati più recenti, relativi al 2022, il salario medio in Italia era pari a 54.131 dollari a parità di potere d’acquisto: si tratta dell’ottavo valore più alto tra i Paesi del G20. Ai primi tre posti troviamo Germania, Australia e Canada. Francia e Regno Unito – gli altri due grandi Paesi europei membri del G20 – precedono l’Italia, che però supera il Giappone. In fondo alla classifica ci sono Indonesia, India e Brasile.
Dunque, dire che l’Italia ha i salari «più bassi» del G20 è sbagliato. Con tutta probabilità, quando Schlein fa questa affermazione, si riferisce a un altro dato.

Di recente, l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) ha pubblicato un rapporto secondo cui, tra il 2008 e il 2024, l’Italia è stato il Paese del G20 con la crescita più bassa dei salari reali, cioè al netto dell’inflazione. I grafici qui sotto mostrano l’andamento dei salari nelle economie avanzate del G20 (a sinistra) e in quelle emergenti (a destra).
Andamento dell’indice dei salari medi reali nei Paesi del G20, anni 2008-2024 – Fonte: ILO
Andamento dell’indice dei salari medi reali nei Paesi del G20, anni 2008-2024 – Fonte: ILO
L’Italia è rappresentata nel grafico a sinistra dalla linea più in basso, di colore verdone. Posto a 100 il valore del salario medio italiano nel 2008, nel 2024 questo valore risulta più basso: in altre parole, i salari italiani nel 2024 sono inferiori a quelli del 2008. L’Italia è l’unico Paese avanzato del G20 con un saldo negativo, insieme al Regno Unito e al Giappone.

Questo, però, non significa – lo ribadiamo – che i salari italiani siano oggi più bassi di quelli dei Paesi emergenti rappresentati nel grafico a destra, come Cina, Indonesia o Turchia. In queste economie, tra il 2008 e il 2024, gli stipendi sono cresciuti di più rispetto all’Italia, ma restano più bassi in valori assoluti e a parità di potere d’acquisto.

Non è la prima volta che Schlein distorce i dati sui salari in Italia. Negli scorsi mesi, per esempio, ha detto che gli stipendi italiani sono i più bassi di tutta l’Unione europea e che, in particolare, quelli degli insegnanti sono i più bassi tra tutti i Paesi dell’OCSE. Entrambe queste dichiarazioni sono esagerate.
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