No, gli stipendi degli insegnanti italiani non sono i più bassi tra i Paesi Ocse

Lo sostengono il Partito Democratico e la sua segretaria Elly Schlein, ma i numeri dicono altro. È vero comunque che siamo dietro a molti altri Stati
ANSA
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Il 12 settembre il Partito Democratico e la sua segretaria Elly Schlein hanno scritto su Instagram che «gli stipendi degli insegnanti in Italia sono i più bassi tra tutti i Paesi Ocse». Secondo il PD, «a certificarlo non è l’opposizione ma l’Ocse, con il rapporto Education at a glance, e cioè una delle fonti più autorevoli sullo stato dell’istruzione nel mondo».

Abbiamo verificato che cosa c’è scritto davvero nel rapporto citato dal PD e non è vero che gli stipendi degli insegnanti italiani siano i più bassi tra i Paesi Ocse.

Quanto sono pagati gli insegnanti in Italia

Il 10 settembre l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che raggruppa i Paesi tra i più sviluppati al mondo con un’economia di mercato in comune, ha pubblicato il nuovo rapporto Education at a glance. Questo rapporto, lungo quasi 500 pagine, mette a confronto le statistiche più aggiornate sui sistemi scolastici dei Paesi membri dell’Ocse (e di alcuni Paesi che non ne fanno ancora parte), tra cui le statistiche sugli stipendi degli insegnanti. 

Innanzitutto va sottolineato che da nessuna parte il rapporto scrive che le retribuzioni degli insegnanti italiani sono le più basse tra tutti i Paesi Ocse. Questa dichiarazione non compare nemmeno nel rapporto specifico dedicato all’Italia. Detto questo, va chiarito che cosa si intende per “stipendi”. 

Il rapporto Education at a glance, infatti, contiene i dati su due tipi di retribuzioni percepite dagli insegnanti. Da un lato ci sono gli actual salaries (in italiano, gli “stipendi effettivi”): fanno riferimento alla retribuzione lorda ricevuta in media ogni anno dagli insegnanti con un’età tra i 25 e i 64 anni. In questa retribuzione rientrano anche altre eventuali entrate, per esempio provenienti dai bonus spettanti agli insegnanti. Dall’altro lato ci sono gli statutory salaries (in italiano, i “salari stabiliti per legge”): anche qui si parla delle retribuzioni lorde annuali degli insegnanti, fissate in base alla legge e ai contratti collettivi. In questa voce rientrano per esempio le tredicesime, ma non i bonus. Per questo secondo tipo di retribuzioni Ocse fornisce i dati per le scuole elementari, medie e superiori, divisi a seconda del momento della carriera dell’insegnante.

I dati sui salari raccolti dall’Ocse sono contenuti in due tabelle pubblicate nel nuovo rapporto Education at a glance e sono consultabili anche nel database Ocse (qui gli statutory salaries, qui gli actual salaries). Per permettere un confronto omogeneo tra i vari Paesi, il valore delle retribuzioni è convertito da Ocse in dollari a parità di potere d’acquisto: in questo modo si eliminano eventuali differenze dovute al diverso costo della vita nei Paesi monitorati. Ha poco senso, infatti, confrontare il valore dello stipendio di un insegnante che lavora in Canada, per esempio, con quello di un insegnante che lavora in Colombia se non si considera che i due Paesi hanno un costo della vita diverso.

Fatte queste premesse, vediamo che cosa dicono i numeri, partendo dalle scuole elementari. Il grafico seguente mostra la retribuzione annuale fissata per legge che gli insegnanti delle scuole elementari, con le qualifiche più comuni, percepiscono all’inizio della loro carriera o al livello massimo raggiungibile. In questa classifica l’Italia non è ultima tra i Paesi Ocse: con un salario a inizio carriera di circa 37 mila dollari a parità di potere d’acquisto, il nostro Paese è davanti ad altri 16 Paesi Ocse. È vero comunque che il livello italiano è inferiore a quello degli altri grandi Paesi europei (Germania, Francia e Spagna), della media Ocse e della media europea (che considera 25 Stati membri su 27). Se si considera la retribuzione massima, l’Italia perde quattro posizioni.
Discorso simile vale per le scuole medie: anche qui lo stipendio degli insegnanti italiani a inizio carriera (poco più di 40 mila dollari a parità di potere d’acquisto) è inferiore a quello degli altri grandi Paesi Ue, della media Ocse e della media europea, ma è superiore a quello presente in 19 Paesi Ocse (12 se si considera la retribuzione massima raggiungibile).
L’Italia non è ultima nemmeno per le retribuzioni fissate dalla legge per gli insegnanti delle scuole superiori a inizio carriera. Qui siamo davanti ad altri 18 Paesi Ocse (14 se si considera la retribuzione massima), ma paghiamo gli insegnanti (circa 40.500 dollari a parità di potere d’acquisto) meno degli altri grandi Paesi europei, della media Ocse e della media europea.
Per quanto riguarda gli actual salaries, Ocse mette a disposizione dati per un numero minore di Paesi. Anche considerando questo tipo di retribuzioni, comunque, l’Italia non è ultima tra tutti gli Stati membri dell’organizzazione. Nel nostro Paese lo stipendio effettivo medio percepito da un insegnante delle scuole elementari tra i 25 e i 64 anni di età è pari a quasi 45 mila dollari a parità di potere d’acquisto, alle scuole medie sale a quasi 47.900, mentre alle superiori a circa 50.700. Come mostra il grafico seguente, otto Paesi Ocse hanno salari effettivi più bassi per gli insegnanti alle elementari. Alle medie paghiamo meglio gli insegnanti di otto Paesi e alle superiori di dieci Paesi. Anche per quanto riguarda gli actual salaries, l’Italia paga meno gli insegnanti di Germania, Francia e Spagna, della media Ocse e della media europea.
Ricapitolando: è vero che gli insegnanti italiani sono pagati meno rispetto agli altri grandi Paesi dell’Unione europea, rispetto alla media dei Paesi Ocse e alla media dei 25 Paesi Ue monitorati dall’organizzazione. Ma è scorretto dire che «gli stipendi degli insegnanti in Italia sono i più bassi tra tutti i Paesi Ocse»: se si considerano sia le retribuzioni effettive sia quelle fissate per legge, alcuni Paesi europei e non europei pagano gli insegnanti meno dell’Italia. 

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