Quali governi hanno aumentato di più le accise sulla benzina

Negli ultimi 26 anni, l’imposta è stata alzata sei volte dal centrodestra, due dal centrosinistra e tre dal governo Monti
ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI
Negli ultimi giorni, tra le varie ipotesi per contenere i rincari dei prezzi del carburante, c’è quella di tagliare l’accisa su benzina e gasolio. L’imposta, che dal 1995 è diventata una sola, è stata alzata almeno 11 volte dai governi alla guida del Paese negli ultimi 26 anni, con un rialzo in media di uno ogni due anni abbondanti. 

Nella maggior parte dei casi, ad aumentare l’imposta sono stati i governi di centrodestra, seguiti dal governo tecnico di Mario Monti e da quelli di centrosinistra.

Un po’ di storia

Secondo i dati più recenti del Ministero della Transizione ecologica, l’accisa ha un valore di circa 0,73 centesimi di euro ogni litro di benzina e di circa 0,62 centesimi di euro ogni litro di gasolio. Insieme all’Iva, questa imposta pesa per il 55 per cento del prezzo finale della benzina e del 52 per cento di quello del gasolio, due tra le percentuali più alte di tutta l’Unione europea. 

Il valore dell’accisa sui carburanti non è sempre rimasto lo stesso dal 1995, anno in cui le singole accise – introdotte in passato per far fronte a situazioni straordinarie o di emergenza – sono state accorpate in una sola. In almeno 11 occasioni, negli ultimi 26 anni i governi sono intervenuti per alzare il valore di quella sulla benzina, secondo i dati raccolti dall’Unione energie per la mobilità (Unem), l’associazione che rappresenta le principali aziende petrolifere italiane. Nei trent’anni precedenti, dal 1965 al 1995, gli aumenti erano stati in tutto nove.

Di recente, quali sono stati i governi ad aver aumentato più volte l’accisa sulla benzina?

Gli aumenti delle accise, governo per governo

Entrando nel dettaglio, l’imposta su benzina è stata aumentata sei volte durante i governi di centrodestra, due volte durante i governi di centrosinistra e tre volte durante il governo tecnico guidato da Mario Monti, tra il 2011 e il 2013. 

I motivi dell’aumento dell’accisa sono stati tra i più vari. Nel 2003, per esempio, durante il secondo governo di Silvio Berlusconi, l’accisa è stato aumentata per finanziare il rinnovo del contratto di lavoro collettivo degli autoferrotranvieri. Nel 2011, invece, durante il quarto governo Berlusconi, l’accisa è stata aumentata per recuperare fondi per fronteggiare l’aumento degli sbarchi di migranti in seguito alla crisi in Libia. 

Per quanto riguarda il centrosinistra, nel 1996, durante il primo governo di Romano Prodi, l’imposta sui carburanti è stata aumentata per finanziare la missione delle Nazioni Unite in Bosnia, mentre nel 2013 è stata alzata temporaneamente per finanziare il cosiddetto “decreto del Fare” varato dal governo di Enrico Letta

Secondo alcuni esperti, le risorse prelevate attraverso le accise raramente sono state poi utilizzate per l’obiettivo per il quale erano state introdotte. «Nella maggior parte dei casi non c’è alcuna allocazione degli aumenti di accisa in fondi dedicati e nessun vincolo sul gettito, se non l’indicazione nominale e generica di una finalità», ha per esempio spiegato Francesco Crovato, professore ordinario di Diritto tributario all’Università di Ferrara, in un articolo pubblicato sulla Rivista di Diritto Tributario.
Non tutti i governi hanno comunque deciso di alzare le accise: altri hanno fatto scelte diverse. È il caso per esempio del secondo governo Prodi, che nel 2008 ha ridotto l’aliquota di accisa sui «prodotti energetici usati come carburanti» di circa due centesimi. La misura è stata però temporanea: l’accisa sui carburanti era stata ridotta per far fronte a un periodico aumento dei prezzi del petrolio greggio, ossia la materia prima del diesel e della benzina. La diminuzione dell’imposta è rimasta in vigore per circa un mese, dal 20 marzo fino al 30 aprile 2008.

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