Breve glossario per non fare confusione sui migranti

Clandestini, rifugiati, scafisti, trafficanti: la politica usa queste parole con una certa disinvoltura, spesso sbagliando
Ansa
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Da quando il 26 febbraio un’imbarcazione con a bordo decine di migranti si è ribaltata al largo di Cutro (Crotone), provocando la morte di oltre 70 persone, il tema dell’immigrazione è tornato al centro del dibattito politico, anche a causa dell’aumento degli sbarchi sulle coste italiane, che dall’inizio dell’anno sono triplicati rispetto allo stesso periodo del 2022.

In queste settimane politici di tutti i partiti hanno espresso la loro opinione sul fenomeno migratorio. Al di là delle diverse idee politiche sull’argomento, la caratteristica che spesso accomuna esponenti di vari schieramenti è una generale confusione sui termini da usare per descrivere le situazioni, anche giuridiche, che coinvolgono i migranti. Abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza con un breve glossario su otto parole.

Clandestino

Negli ultimi anni questo termine è stato sempre più utilizzato per definire tutti i migranti che arrivano o si trovano già sul territorio italiano in modo illegale, ossia violando le leggi sull’immigrazione.

Secondo diverse associazioni, tra cui l’Associazione Carta di Roma, fondata per garantire una informazione corretta sui temi dell’immigrazione, il termine “clandestino” contiene però implicitamente «un giudizio negativo aprioristico» e «suggerisce l’idea che il migrante agisca al buio, di nascosto, come un malfattore». Inoltre questa definizione è da considerare giuridicamente scorretta se usata per definire le persone che tentano di raggiungere l’Europa e non hanno ancora avuto la possibilità di fare richiesta di protezione internazionale, quelle che hanno fatto la richiesta e sono in attesa di una risposta oppure chi si è visto rifiutata la richiesta di asilo o non gode più di una forma di protezione umanitaria. In tutti questi casi il termine più corretto da utilizzare è quello di “migranti irregolari”.

Migrante irregolare

Un migrante irregolare è colui che sceglie di lasciare il proprio Paese d’origine per cercare migliori condizioni economiche e di vita in un altro Stato, nel quale è arrivato o si trova in modo illegale. Questa tipologia di migrante – definita erroneamente “clandestino” o “migrante economico” – comprende chiunque sia entrato in Italia eludendo i controlli di frontiera, sia rimasto dopo la scadenza di un visto d’ingresso temporaneo o chi non abbia lasciato il Paese in seguito a un provvedimento di allontanamento o espulsione.

Il migrante irregolare che non è considerato un rifugiato o non ha ricevuto un’altra forma di protezione può in teoria far ritorno al proprio Paese d’origine in condizioni di sicurezza.

Migrante regolare

In base alle norme sull’immigrazione, un migrante straniero proveniente da un Paese non appartenente all’Unione europea può entrare legalmente in Italia se ha il passaporto, o un altro documento di viaggio, e il visto di ingresso. Il visto è un documento che autorizza il migrante a entrare nel Paese di destinazione, deve essere richiesto dal migrante all’ambasciata o ai consolati italiani nel proprio Paese di origine e certifica il motivo dell’ingresso in Italia. In generale esistono due tipi di visto: quello di breve durata, che consente una permanenza in Italia per al massimo tre mesi, per esempio per turismo, e quello di lunga durata, di durata superiore ai tre mesi, per esempio per lavoro o per ricongiungimento familiare.

Per ottenere il visto i migranti che entrano in Italia devono dare garanzie piuttosto stringenti, come la dimostrazione di essere autonomi dal punto di vista economico. Spesso i migranti si trovano però in situazioni economiche di criticità e non possono fornire le garanzie necessarie. 

Per quanto riguarda i soggiorni per lavoro, l’arrivo in Italia di migranti è regolato dal governo sulla base di quote di ingresso annuali. In altre parole, il governo ogni anno stabilisce con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm), il cosiddetto “Decreto flussi”, il numero totale di stranieri che possono entrare legalmente in Italia per motivi di lavoro. Per esempio, l’ultimo decreto “Flussi” approvato dal governo Meloni a gennaio 2023 ha stabilito che i migranti che potranno entrare quest’anno in Italia per lavoro potranno essere al massimo 82.705. Per come è strutturato, il meccanismo dei decreti “Flussi” finisce in molti casi per essere una regolarizzazione mascherata di una parte dei migranti irregolari già presenti in Italia.

Rifugiato

Il termine rifugiato è definito dalla Convenzione di Ginevra del 1951, un trattato delle Nazioni unite che specifica come con questa parola si faccia riferimento a «chiunque, nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato». Le persone a cui viene riconosciuto lo status di rifugiato hanno diritto d’asilo in Italia e sono titolari di specifici bisogni di protezione internazionale.

Richiedente asilo

Per richiedente asilo si intende una persona che si trova fuori dal proprio Paese d’origine e che ha fatto richiesta d’asilo in un altro Stato per il riconoscimento dello status di rifugiato o per ottenere altre forme di protezione internazionale. Come specifica la “Guida pratica per richiedenti protezione internazionale in Italia” redatta dal Ministero dell’Interno, il richiedente asilo può soggiornare legalmente in Italia fino al momento della decisione definitiva sulla sua domanda di protezione, anche se è arrivato senza documenti e in modo irregolare.

Corridoio umanitario

I corridoi umanitari sono un programma di trasferimento e integrazione in Italia per persone in condizione di particolare vulnerabilità: donne sole con bambini, vittime del traffico di esseri umani, anziani, persone con disabilità o con patologie. I corridoi umanitari sono frutto di singole intese tra il ministero degli Esteri, quello dell’Interno e associazioni umanitarie come la Caritas italiana, la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche e la Tavola Valdese. Queste associazioni hanno il compito di stilare la lista dei possibili beneficiari dei corridoi umanitari, individuando i casi più bisognosi di tutela, e la inviano al Ministero dell’Interno che la verifica. Una volta fatti i controlli, le autorità italiane concedono il visto alle persone selezionate che possono dunque entrare in Italia e vengono accolte dalle stesse associazioni che le hanno selezionate. Le associazioni assistono i migranti nei primi mesi della loro permanenza in Italia e nelle pratiche per la richiesta di protezione internazionale.

Secondo i dati più aggiornati pubblicati dalla Comunità di Sant’Egidio, da febbraio 2016 a gennaio 2022 i migranti arrivati in Italia attraverso corridoi umanitari sono stati poco più di 3.600, circa 600 all’anno. In termini di confronto quest’anno, dal 1° gennaio al 13 marzo 2023, sono sbarcati sulle coste italiane oltre 20 mila migranti in due mesi e mezzo.

Scafista/trafficante

Negli ultimi giorni il governo Meloni ha parlato molto degli scafisti e dei reati connessi all’immigrazione irregolare. Il 9 marzo infatti il governo ha approvato un decreto-legge che tra le altre cose introduce un nuovo reato, chiamato “morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”, che andrebbe a colpire con pene severe (fino a 30 anni di detenzione) gli scafisti. «La nostra risposta contro questi scafisti criminali sarà ancora più ferma e determinata», ha detto Meloni durante la conferenza stampa del 9 marzo a Cutro.

Spesso molti politici, tra cui vari esponenti del governo, usano come sinonimi i termini “scafisti” e “trafficanti” per indicare le persone che organizzano e guidano i viaggi dei migranti nel Mediterraneo, che spesso hanno legami con la criminalità organizzata. In realtà i due termini non sono sempre sovrapponibili.

I trafficanti, che nel caso dell’immigrazione irregolare sono definiti “trafficanti di esseri umani”, sono le persone che organizzano i viaggi in mare e si fanno pagare dai migranti per avere un posto sulle imbarcazioni che cercano di raggiungere l’Italia. I trafficanti di solito rimangono a terra e non partecipano alla traversata del Mediterraneo: per questo individuarli è molto difficile. Al contrario, gli scafisti sono le persone che materialmente guidano le barche o i gommoni che affrontano la traversata verso le coste italiane, e sono quindi più facili da arrestare. 

Secondo un rapporto compilato da una serie di associazioni che si occupano di immigrazione, intitolato “Dal mare al carcere”, esistono diversi tipi di scafista: chi guida l’imbarcazione infatti spesso è uno degli stessi migranti, costretto dai trafficanti con la violenza o con uno sconto sul costo della tratta, oppure può essere uno dei passeggeri subentrato al timoniere originale in seguito a un imprevisto. In tutti questi casi, quindi, lo scafista non è un membro dell’organizzazione criminale responsabile della tratta di esseri umani, ma una vittima della stessa. In altri casi lo scafista è invece integrato nell’organizzazione della traversata, nel senso che ha un interesse economico nel suo successo e in altri viaggi che verranno organizzati dallo stesso gruppo di persone. Secondo il rapporto, l’esempio tipico di questa categoria sono «i timonieri libici che accompagnano la barca, o direttamente o in una “nave madre”, fino a qualche ora (se tutto va bene) prima del soccorso».

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