I giudici costituzionali ci sanno fare con la politica

Fino a oggi ne sono stati nominati 121: più di un terzo di loro ha avuto un’esperienza al governo o in Parlamento
Veduta interna del Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale, a Roma. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Veduta interna del Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale, a Roma. ANSA/GIUSEPPE LAMI
La scorsa settimana, per l’ottava votazione consecutiva il Parlamento non è riuscito a eleggere un nuovo giudice della Corte Costituzionale, l’organismo che stabilisce se una legge vìola la Costituzione. Da mesi, infatti, i partiti non riescono a trovare un candidato che sia in grado di raccogliere almeno 363 voti tra i deputati e i senatori. Prima dell’ultima votazione, i partiti che sostengono il governo Meloni hanno provato a puntare sulla candidatura di Francesco Saverio Marini, l’attuale consigliere giuridico della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ma hanno dovuto rinunciare non avendo abbastanza voti. Tra le varie motivazioni, la candidatura di Marini è stata contestata perché il professore ordinario di Diritto pubblico all’Università Tor Vergata di Roma è tra gli autori della proposta di riforma costituzionale del premierato, ora all’esame della Camera. In futuro, se Marini diventasse giudice costituzionale, potrebbe trovarsi a giudicare come giudice della Corte Costituzionale proprio la stessa riforma di cui si è fatto promotore.

Al di là di questo potenziale conflitto di interessi, dopo la mancata elezione del nuovo giudice della Corte Costituzionale si è tornati a parlare con maggiore insistenza dell’influenza della politica nella nomina dei giudici costituzionali. Già in passato vari esperti vicini a determinati partiti, o non di rado veri e propri esponenti politici di alcuni partiti, sono stati eletti membri della Corte Costituzionale. «Nella storia della Corte sono stati tanti i candidati di provenienza politica. Posso dire che chi arriva da un’esperienza politica e parlamentare avverte con maggiore sensibilità il confine tra i ragionamenti rigorosamente costituzionali e i ragionamenti politici: l’ho vissuta personalmente e l’ho avvertita anche nei miei colleghi di eguale provenienza», ha dichiarato a la Repubblica il 13 ottobre l’ex giudice costituzionale ed ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, commentando il dibattito di questi giorni.

Ma numeri alla mano, finora nella storia della Corte Costituzionale quanti sono stati davvero i giudici eletti con «un’esperienza politica e parlamentare»? Per rispondere a questa domanda, abbiamo analizzato le biografie di tutti i giudici che hanno fatto parte fino a oggi della Corte. I nomi dei giudici con un passato (e un futuro) politico sono parecchi.

Le regole dell’elezione

Prima di addentrarci tra i numeri e gli esempi più famosi e meno, ricordiamo brevemente chi elegge i giudici costituzionali. In base all’articolo 135 della Costituzione, la Corte Costituzionale è composta da 15 giudici: un terzo è nominato dal presidente della Repubblica, un terzo dal Parlamento in seduta comune (ossia con il voto di deputati e senatori) e un terzo dalle cosiddette “supreme magistrature ordinaria ed amministrative” (il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti e la Corte di Cassazione).

Per diventare giudici costituzionali bisogna essere stati per almeno vent’anni magistrati delle supreme magistrature ordinaria e amministrative, oppure professori ordinari di università in materie giuridiche, oppure avvocati.

Il mandato di giudice della Corte Costituzionale dura nove anni e, una volta scaduto, non può essere rinnovato. Questa regola è in vigore da quasi sessant’anni: fino al 1967, infatti, l’articolo 135 originario della Costituzione prevedeva che i giudici della Corte potessero rimanere in carica per dodici anni ed essere rieleggibili, sebbene non «immediatamente». I dodici anni prima, e i nove anni poi, non sono comunque una durata casuale: la durata del mandato di un giudice costituzionale è più lunga di quella prevista per i parlamentari (cinque anni) o per il presidente della Repubblica (sette anni) proprio per garantire l’indipendenza dei giudici da chi li ha eletti o nominati.

In base alla legge, i giudici costituzionali che sono eletti dal Parlamento sono eletti a scrutinio segreto devono ricevere almeno i due terzi dei voti dei parlamentari. Dalla quarta votazione in poi basta la maggioranza dei tre quinti, una soglia comunque più alta di quella che serve per eleggere il presidente della Repubblica.
Il presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera durante un’udienza pubblica, il 23 gennaio 2024. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Il presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera durante un’udienza pubblica, il 23 gennaio 2024. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

La carica dei 121

La Corte Costituzionale si è insediata nel 1955: da quell’anno sono stati eletti 121 giudici costituzionali, considerando anche i 14 giudici attualmente in carica, tra cui l’attuale presidente Augusto Barbera. Da circa undici mesi la Corte Costituzionale è monca: è priva infatti di un quindicesimo giudice da quando l’11 novembre 2023 è scaduto il mandato di Silvana Sciarra. Per questo motivo il Parlamento deve eleggere il suo sostituto, finora senza successo. Il mancato accordo tra i partiti rischia di avere ulteriori conseguenze a breve termine. A dicembre scadrà il mandato di altri tre giudici, tutti e tre eletti nel 2015 dal Parlamento: il già citato Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti. 

Tra tutti i 121 giudici che hanno fatto fino a oggi parte della Corte Costituzionale, 37 sono stati eletti in seduta comune dal Parlamento (il 30,6 per cento), 43 sono stati nominati dal presidente della Repubblica (il 35,5 per cento) e i restanti 41 (il 33,9 per cento) sono stati eletti dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative (25 dalla Corte di Cassazione, e otto a testa dalla Corte dei Conti e dal Consiglio di Stato). In 54 hanno ricoperto il ruolo di presidente.

L’esperienza di governo

Secondo le verifiche di Pagella Politica, 44 giudici costituzionali (il 36,3 per cento) hanno avuto a che fare in prima persona con la politica. Più nel dettaglio, 29 giudici costituzionali hanno ricoperto un qualche ruolo all’interno del governo, prima o dopo la loro elezione o nomina a membro della Corte Costituzionale. Tra questi giudici, ce ne sono alcuni che sono attualmente in carica.

Prendiamo il caso dell’attuale presidente della Corte Costituzionale. Prima di diventare giudice costituzionale, Augusto Barbera è stato ministro per i Rapporti con il Parlamento del governo Ciampi ed è stato deputato per più legislature, con partiti diversi, tra cui il Partito Comunista Italiano e il Partito Democratico della Sinistra. Barbera è stato eletto giudice costituzionale dal Parlamento nel 2015, durante il governo Renzi, su indicazione del Partito Democratico. 

Tra gli altri giudici in carica, Giovanni Pitruzzella e Marco D’Alberti – entrambi nominati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella – sono stati in passato consiglieri giuridici della Presidenza del Consiglio dei ministri. Per esempio D’Alberti è stato consigliere di Mario Draghi a Palazzo Chigi e promotore di provvedimenti come il decreto “Semplificazioni”. Luca Antonini – eletto giudice nel 2018, durante il primo governo Conte, su indicazione della Lega – è stato consigliere giuridico del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Filippo Patroni Griffi – nominato nel 2021 dalla Corte dei Conti – è stato in precedenza ministro della Pubblica amministrazione del governo Monti.

Negli scorsi anni ci sono stati casi ancora più famosi di giudici costituzionali con un passato politico di primo piano. Per esempio, Giuliano Amato è stato giudice costituzionale dal 2013 al 2022, e presidente della Corte dal 29 gennaio al 18 settembre 2022. Prima di questo incarico, Amato è stato non solo uno storico esponente del Partito Socialista Italiano, ma anche: presidente del Consiglio di due governi; quattro volte ministro, tra cui dell’Interno e del Tesoro; deputato e senatore; e nel 2007 ha fatto parte del comitato dell’assemblea costituente del Partito Democratico. Nel ruolo di presidente della Corte Costituzionale, Amato è stato criticato da più parti nel 2021 quando ha dichiarato inammissibili i due quesiti referendari sull’eutanasia e sulla cannabis legale.
Come Amato, anche Mattarella ha avuto una lunga carriera politica prima di essere eletto dal Parlamento giudice costituzionale nel 2011, durante il governo Berlusconi IV, e diventare successivamente presidente della Repubblica nel 2015. Mattarella è stato: vicepresidente del Consiglio del primo governo D’Alema; due volte ministro della Difesa; ministro della Pubblica amministrazione e ministro dei Rapporti con il Parlamento; e deputato dal 1983 al 2008 della Democrazia Cristiana, del Partito Popolare Italiano, della Margherita e infine del Partito Democratico.

Tra i giuristi più noti, Sabino Cassese è stato ministro della Funzione pubblica del governo di Carlo Azeglio Ciampi, e proprio da Ciampi è stato nominato giudice della Corte Costituzionale nel 2005.

Quanti ministri della Giustizia

L’incarico di governo più ricoperto dai futuri giudici, o ex giudici, della Corte Costituzionale è stato quello di ministro della Giustizia (o di Grazia e Giustizia, come si chiamava un tempo il ministero). 

Secondo i nostri calcoli, quattro giudici sono stati ministri della Giustizia prima di entrare a far parte della Corte Costituzionale, mentre altri quattro giudici hanno ricoperto questo incarico una volta terminato il loro mandato nella Corte.

Il primo di questa lista è Gaetano Azzariti, ministro del governo Badoglio, insediatosi dopo la caduta del regime fascista. Segue poi Oronzo Reale, ministro della Giustizia di quattro governi Moro, del governo Colombo e del governo Rumor IV. Reale è stato segretario del Partito Repubblicano Italiano, di cui è stato deputato dal 1958 al 1976, e dà il nome a una legge con cui nel 1975 è stato riformato il codice penale. A una riforma del codice di procedura penale è legato invece il nome di Giuliano Vassalli: deputato del Partito Socialista Italiano, Vassalli è ministro della Giustizia di tre governi diversi, prima di essere nominato nel 1991 giudice della Corte Costituzionale dal presidente della Repubblica. 

L’ultimo caso di giudice costituzionale che è stato nominato ministro della Giustizia prima di entrare a far parte della Corte è quello di Giovanni Maria Flick: Flick è stato ministro del primo governo Prodi (centrosinistra), tra il 1996 e il 1998, e nel 2000 è stato nominato giudice costituzionale dal presidente della Repubblica. Nel 2013 Flick è stato candidato alle elezioni politiche con il partito “Centro Democratico”, senza essere eletto in Parlamento. 

Quattro giudici costituzionali hanno fatto il percorso inverso rispetto ai nomi visti finora, ossia hanno fatto parte della Corte Costituzionale e poi sono diventati ministri della Giustizia di un governo, perlopiù di governi tecnici o di larghe intese. Dal più recente al meno recente, è questo il caso di: Marta Cartabia (governo Draghi), Vincenzo Caianello (governo Dini), Giovanni Conso (governi Ciampi e Amato I) e Francesco Paolo Bonifacio (governo Moro V e governi Andreotti III e IV).
L’ex giudice della Corte Costituzionale SIlvana Sciarra durante la cerimonia di saluto per fine mandato, il 7 Novembre 2023. ANSA/GIUSEPPE LAMI
L’ex giudice della Corte Costituzionale SIlvana Sciarra durante la cerimonia di saluto per fine mandato, il 7 Novembre 2023. ANSA/GIUSEPPE LAMI

C’è chi conosce bene il Parlamento

Come abbiamo visto, molti giudici della Corte Costituzionale hanno avuto un passato politico, essendo stati eletti in Parlamento come deputati o senatori. Secondo i nostri calcoli, in totale 24 giudici costituzionali sono stati anche parlamentari. I partiti più rappresentati sono stati la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista Italiano, seguiti dal Partito Comunista Italiano.

E tra i giudici eletti proprio dal Parlamento, “in quota” di quali partiti sono stati eletti? Concentriamoci su quelli eletti durante la cosiddetta “Seconda repubblica”, ossia dal 1994 in poi. Dato che per esseri eletti giudici della Corte Costituzionale bisogna essere votati dai tre quinti del Parlamento, l’elezione dei giudici costituzionali richiede la necessità per i partiti di Camera e Senato di trovare via via un accordo su nome, indicato da un partito.

Tra i giudici attualmente in carica, di Antonini si è già detto che è stato eletto su indicazione della Lega; Modugno è stato eletto invece su indicazione del Movimento 5 Stelle; Prosperetti su indicazione di Area Popolare (il gruppo che riuniva il Nuovo Centrodestra e l’Unione di centro); e Barbera su indicazione del PD, così come Sciarra. Anche Mattarella è stato eletto giudice su indicazione del PD, mentre Giuseppe Frigo è stato eletto nel 2008 su indicazione del Popolo della Libertà. Due anni prima, è stato eletto su indicazione del centrodestra anche Paolo Maria Napolitano, che durante i governi Berlusconi è stato capo dell’Ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio e capo dell’Ufficio legislativo del Ministero degli Esteri, guidato dal leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini.

Nel 2005 Gaetano Silvestri è stato eletto in quota centrosinistra, mentre Luigi Mazzella – ministro della Funzione pubblica nel secondo governo Berlusconi – in quota centrodestra. Una dinamica simile è avvenuta nel 2002, quando sono stati eletti Ugo De Siervo (in quota centrosinistra) e Roberto Vaccarella (in quota centrodestra), un avvocato che ha difeso Silvio Berlusconi in varie cause civili.

Nel 1997 il Parlamento ha eletto giudice costituzionale Annibale Marini (padre di Francesco Saverio, consigliere giuridico di Meloni), che successivamente nel 2010 è stato eletto dallo stesso Parlamento giudice del Consiglio superiore della magistratura su indicazione del Popolo della Libertà. Infine, nel 1996, durante il governo Dini centrodestra e centrosinistra hanno indicato ed eletto altri due giudici, rispettivamente Carlo Mezzanotte e Valerio Onida.

Dal 1994 in poi, Barbera e Mattarella sono stati gli unici giudici ad aver ricoperto un ruolo in Parlamento prima di entrare nella Corte Costituzionale.

Signori e signore della Corte

La lista dei nomi dei 121 giudici che hanno fatto parte della Corte Costituzionale dal 1955 a oggi è caratterizzata da una forte disparità di genere: i giudici uomini sono stati finora 113 (il 93,4 per cento), mentre le giudici donne sono state otto (il 6,6 per cento). E di queste otto, tre sono attualmente in carica: Emanuela Navarretta, Antonella Sciarrone Alibrandi e Maria Rosaria San Giorgio.

Prima di loro, sono state giudici della Corte Costituzionale le già citate Sciarra e Cartabia (prima donna a essere eletta presidente della Corte), Daria De Petris, Maria Rita Saulle e Fernanda Contri (la prima giudice donna della Corte, nominata dal presidente della Repubblica nel 1996).
Storicamente, le sentenze della Corte Costituzionale iniziavano con i nomi dei suoi componenti, e l’espressione “composta dai signori”, seguita dalla lista dei giudici. La sentenza n. 223 pubblicata a dicembre 2023 ha cambiato questa usanza: da quella data, compare solo formula “composta da” per rispecchiare il fatto che nella Corte Costituzionale ci sono anche giudici donne. La Corte ha stabilito anche che sia sempre anteposto il termine “relatrice”/“ redattrice”, e non più “relatore”/“ redattore”, al nome della giudice cui è affidata la stesura di una sentenza.

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