La scorsa settimana, per l’ottava votazione consecutiva il Parlamento non è riuscito a eleggere un nuovo giudice della Corte Costituzionale, l’organismo che stabilisce se una legge vìola la Costituzione. Da mesi, infatti, i partiti non riescono a trovare un candidato che sia in grado di raccogliere almeno 363 voti tra i deputati e i senatori. Prima dell’ultima votazione, i partiti che sostengono il governo Meloni hanno provato a puntare sulla candidatura di Francesco Saverio Marini, l’attuale consigliere giuridico della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ma hanno dovuto rinunciare non avendo abbastanza voti. Tra le varie motivazioni, la candidatura di Marini è stata contestata perché il professore ordinario di Diritto pubblico all’Università Tor Vergata di Roma è tra gli autori della proposta di riforma costituzionale del premierato, ora all’esame della Camera. In futuro, se Marini diventasse giudice costituzionale, potrebbe trovarsi a giudicare come giudice della Corte Costituzionale proprio la stessa riforma di cui si è fatto promotore.
Al di là di questo potenziale conflitto di interessi, dopo la mancata elezione del nuovo giudice della Corte Costituzionale si è tornati a parlare con maggiore insistenza dell’influenza della politica nella nomina dei giudici costituzionali. Già in passato vari esperti vicini a determinati partiti, o non di rado veri e propri esponenti politici di alcuni partiti, sono stati eletti membri della Corte Costituzionale. «Nella storia della Corte sono stati tanti i candidati di provenienza politica. Posso dire che chi arriva da un’esperienza politica e parlamentare avverte con maggiore sensibilità il confine tra i ragionamenti rigorosamente costituzionali e i ragionamenti politici: l’ho vissuta personalmente e l’ho avvertita anche nei miei colleghi di eguale provenienza», ha dichiarato a la Repubblica il 13 ottobre l’ex giudice costituzionale ed ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, commentando il dibattito di questi giorni.
Ma numeri alla mano, finora nella storia della Corte Costituzionale quanti sono stati davvero i giudici eletti con «un’esperienza politica e parlamentare»? Per rispondere a questa domanda, abbiamo analizzato le biografie di tutti i giudici che hanno fatto parte fino a oggi della Corte. I nomi dei giudici con un passato (e un futuro) politico sono parecchi.
Al di là di questo potenziale conflitto di interessi, dopo la mancata elezione del nuovo giudice della Corte Costituzionale si è tornati a parlare con maggiore insistenza dell’influenza della politica nella nomina dei giudici costituzionali. Già in passato vari esperti vicini a determinati partiti, o non di rado veri e propri esponenti politici di alcuni partiti, sono stati eletti membri della Corte Costituzionale. «Nella storia della Corte sono stati tanti i candidati di provenienza politica. Posso dire che chi arriva da un’esperienza politica e parlamentare avverte con maggiore sensibilità il confine tra i ragionamenti rigorosamente costituzionali e i ragionamenti politici: l’ho vissuta personalmente e l’ho avvertita anche nei miei colleghi di eguale provenienza», ha dichiarato a la Repubblica il 13 ottobre l’ex giudice costituzionale ed ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, commentando il dibattito di questi giorni.
Ma numeri alla mano, finora nella storia della Corte Costituzionale quanti sono stati davvero i giudici eletti con «un’esperienza politica e parlamentare»? Per rispondere a questa domanda, abbiamo analizzato le biografie di tutti i giudici che hanno fatto parte fino a oggi della Corte. I nomi dei giudici con un passato (e un futuro) politico sono parecchi.