Da quasi sette mesi la Camera e il Senato continuano a rimandare l’elezione di un nuovo giudice della Corte Costituzionale, che giudica la legittimità costituzionale delle leggi e risolve i conflitti tra lo Stato e le regioni. L’11 novembre 2023 è scaduto infatti il mandato di nove anni della giudice Silvana Sciarra, eletta dal Parlamento a novembre 2014 e poi divenuta presidente della stessa Corte Costituzionale a novembre 2022. Una volta scaduto il mandato di Sciarra, il ruolo di presidente è stato assunto dal professor Augusto Barbera e il Parlamento in seduta comune, ossia la Camera e il Senato riuniti insieme, è stato chiamato a eleggere il sostituto o la sostituta di Sciarra.
Da novembre a oggi, però, il Parlamento si è riunito in seduta comune cinque volte, l’ultima lo scorso 25 giugno, e i deputati e i senatori non sono riusciti a eleggere il nuovo giudice. Anzi, in tutte le votazioni che si sono tenute finora hanno prevalso le schede bianche, con molti parlamentari assenti. Così la Corte Costituzionale sta operando in questi mesi con un giudice in meno e con un presidente, Barbera, il cui mandato scadrà fra pochi mesi, a dicembre 2024.
Eppure, la legge prevede espressamente che i giudici costituzionali con mandato scaduto siano sostituiti entro un mese per non pregiudicare il buon andamento dei lavori della Corte. Nel corso della storia repubblicana questo obbligo è stato costantemente disatteso e in alcuni casi ha creato situazioni di stallo. Il motivo di questi ritardi ha a che fare con gli equilibri politici e con le logiche di spartizione tra i partiti.
Da novembre a oggi, però, il Parlamento si è riunito in seduta comune cinque volte, l’ultima lo scorso 25 giugno, e i deputati e i senatori non sono riusciti a eleggere il nuovo giudice. Anzi, in tutte le votazioni che si sono tenute finora hanno prevalso le schede bianche, con molti parlamentari assenti. Così la Corte Costituzionale sta operando in questi mesi con un giudice in meno e con un presidente, Barbera, il cui mandato scadrà fra pochi mesi, a dicembre 2024.
Eppure, la legge prevede espressamente che i giudici costituzionali con mandato scaduto siano sostituiti entro un mese per non pregiudicare il buon andamento dei lavori della Corte. Nel corso della storia repubblicana questo obbligo è stato costantemente disatteso e in alcuni casi ha creato situazioni di stallo. Il motivo di questi ritardi ha a che fare con gli equilibri politici e con le logiche di spartizione tra i partiti.