«Io mi ritengo innocente perché ho agito per l’interesse pubblico». E ancora: «Fare un accordo non vuol dire necessariamente riconoscere le proprie colpe ma ritrovarsi a metà strada». Così, in un’intervista con il Corriere della Sera, il 14 settembre l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha commentato l’accordo raggiunto con la Procura di Genova sul patteggiamento della pena per i reati di corruzione impropria e finanziamento illecito, formulati a suo carico. La pena concordata tra le parti è di due anni e un mese, ma si è previsto sia sostituita con lavori socialmente utili per 1.500 ore. Nell’accordo di patteggiamento è stata indicata a carico di Toti l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’impossibilità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena, nonché la confisca di 84.100 euro. Questo accordo, per diventare effettivo, dovrà essere approvato dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Genova.
Va ricordato che, secondo i magistrati di Genova, Toti avrebbe ricevuto finanziamenti al suo comitato elettorale in cambio di favori (in particolare la concessione di spazi nel porto di Genova all’azienda di servizi portuali dell’imprenditore Aldo Spinelli). Toti era stato messo agli arresti domiciliari il 7 maggio, si era dimesso da presidente della Regione Liguria il 26 luglio e aveva ottenuto la revoca degli arresti domiciliari il 1° agosto, dopo averla richiesta più volte ed essersela vista negare con la motivazione del pericolo di reiterazione del reato.
Al di là delle responsabilità penali di Toti, è vero, come sostiene l’ex presidente della Regione Liguria, che patteggiare non equivale ad ammettere di essere colpevole? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza su un tema piuttosto complicato.
Va ricordato che, secondo i magistrati di Genova, Toti avrebbe ricevuto finanziamenti al suo comitato elettorale in cambio di favori (in particolare la concessione di spazi nel porto di Genova all’azienda di servizi portuali dell’imprenditore Aldo Spinelli). Toti era stato messo agli arresti domiciliari il 7 maggio, si era dimesso da presidente della Regione Liguria il 26 luglio e aveva ottenuto la revoca degli arresti domiciliari il 1° agosto, dopo averla richiesta più volte ed essersela vista negare con la motivazione del pericolo di reiterazione del reato.
Al di là delle responsabilità penali di Toti, è vero, come sostiene l’ex presidente della Regione Liguria, che patteggiare non equivale ad ammettere di essere colpevole? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza su un tema piuttosto complicato.