La fine del mercato tutelato farà aumentare le bollette?

Secondo il PD e altri partiti la risposta è sì, mentre altri dicono che il mercato libero è più conveniente. Chi ha ragione? Abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza
ANSA
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Nel dibattito di questi giorni si stanno fronteggiando due posizioni sulla fine del mercato tutelato per la luce e il gas. Da un lato c’è chi sostiene che il prossimo anno milioni di famiglie vedranno aumentare le bollette, dall’altro lato c’è chi dice invece che una maggiore diffusione del mercato libero permetterà di abbassare i prezzi nel settore.

Per esempio la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha definito la fine del mercato tutelato «una specie di “tassa Meloni” sulle bollette», mentre secondo il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni «siamo di fronte a una vera e propria rapina sociale». Sul fronte opposto invece il deputato di Italia Viva Luigi Marattin ripete che «il passaggio al libero mercato finora ha abbassato il prezzo finale» delle bollette. Ricordiamo che la fine del mercato tutelato non è stata introdotta dal governo Meloni, ma ha una lunga storia e coinvolge i governi precedenti.

Detto ciò, sui possibili rincari chi ha ragione tra i due schieramenti? Con l’uscita del mercato tutelato le famiglie pagheranno bollette più care o risparmieranno? Abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza e, come spesso succede per temi come questo, la risposta è meno netta di quello che ci si potrebbe augurare.

Di che cosa stiamo parlando

I servizi del cosiddetto “mercato tutelato” (chiamato anche “servizio” o “regime di maggior tutela”) sono quei servizi di fornitura di gas ed energia elettrica a prezzi e condizioni contrattuali stabiliti ogni tre mesi dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), un’autorità amministrativa indipendente. 

Nel mercato libero, invece, le imprese fornitrici di energia elettrica e gas competono tra loro contrattando offerte personalizzate direttamente con i clienti, siano essi famiglie o aziende. Insomma, con le dovute differenze è un po’ quello che avviene già da tempo con i servizi delle compagnie telefoniche o per avere internet in casa. 

Secondo i dati di Arera, nel 2022 circa il 65 per cento delle famiglie in Italia era un cliente del mercato libero, mentre il 35 per cento del mercato tutelato (circa 10 milioni di famiglie). La percentuale delle famiglie nel mercato libero è in costante crescita da 15 anni: nel 2008 era infatti pari al 3,1 per cento.

Da parecchio tempo si discute della necessità di eliminare gradualmente il mercato tutelato per aumentare di più la concorrenza nel settore delle forniture energetiche. Nel 2017, durante il governo Gentiloni (Partito Democratico), era stata fissata la scadenza del 1° luglio 2019 per la cessazione del regime di maggior tutela nel settore del gas naturale e nel settore dell’energia elettrica. Questa scadenza è stata poi posticipata varie volte, fino ad arrivare al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con cui nel 2021 il governo Draghi aveva promesso all’Unione europea di portare definitivamente a termine il pieno passaggio dal mercato tutelato a quello libero. Posticipare ancora la fine del mercato tutelato – come chiesto, tra gli altri, dal Partito Democratico, dal Movimento 5 Stelle, ma anche dalla Lega – significherebbe per forza trovare un’intesa con le autorità europee, a oggi un’ipotesi improbabile, visto che l’obiettivo rientrava tra quelli fissati per l’erogazione della terza rata dei fondi, già avvenuta a ottobre.

Meglio il mercato libero o quello tutelato?

Abbiamo già accennato qual è la differenza sostanziale tra il mercato libero e quello tutelato: addentriamoci più nei dettagli, senza però perderci nei tecnicismi. 

Nel mercato tutelato il costo della materia prima, ossia quello dell’elettricità e del gas, è stabilito periodicamente da Arera in base alle condizioni di mercato. In teoria questo sistema garantisce il prezzo più basso possibile per i consumatori, ma non elimina il rischio dei rincari, anzi. Visto che il prezzo non è bloccato, è più influenzato dalle fluttuazioni di mercato, sia al rialzo che al ribasso. 

Dato che il prezzo finale delle bollette dipende soprattutto da quello della materia prima, anche il mercato libero è esposto agli stessi rischi, ma c’è una differenza importante tra i due mercati. Spesso infatti nel mercato libero, per concorrere meglio con gli altri altri, i fornitori propongono ai clienti contratti con un prezzo fisso dell’energia, per un determinato periodo di tempo, in questo modo eliminando la variabilità dei prezzi. Per intenderci, se un cliente ha concordato di pagare per il gas una cifra fissa mensile per due anni, in quel periodo continuerà a pagare quella cifra anche se il prezzo del gas aumenta. Dunque il prezzo fisso funziona un po’ come una sorta di “assicurazione” contro i rincari, a cui si aggiungono altri servizi offerti dai fornitori, come il supporto per l’efficienza energetica, che aiuta i clienti a consumare meno.

In ogni caso non è semplice fare un confronto puntuale tra mercato tutelato e mercato libero. Come si può verificare usando il Portale offerte luce e gas di Arera, le offerte sul mercato libero – e così i prezzi finali dell’energia – cambiano molto sulla base di una serie di fattori: si può scegliere tra un prezzo fisso e uno variabile, su una divisione in fasce dei consumi giornalieri, e così via.

Chi paga meno

Detto ciò, si può comunque vedere quanto hanno pagato in media negli ultimi anni i clienti del mercato tutelato e quelli del mercato libero. Secondo i dati di Arera più aggiornati, nel 2020 chi aveva un contratto per la luce nel mercato libero ha pagato le bollette (al netto delle imposte) il 20 per cento più alte di chi era nel mercato tutelato. Nel 2021 – quando sono iniziati ad aumentare i prezzi dell’energia – la differenza tra i due mercati è stata minima. Nel 2022, invece, chi era nel mercato libero ha pagato circa il 40 per cento in meno. 

Lo scorso anno, «per la prima volta dall’avvento della liberalizzazione delle forniture di energia elettrica ai clienti domestici, il mercato libero ha presentato per tutte le classi valori di prezzo notevolmente inferiori al servizio di maggior tutela», ha spiegato (pagina 20) Arera nella sua ultima relazione annuale. Questo è avvenuto perché nel mercato libero c’è una «predominanza dei contratti a prezzo bloccato», di cui abbiamo parlato sopra, che «hanno contenuto o ritardato, almeno nell’immediato, gli effetti sui clienti finali degli enormi rialzi delle quotazioni nei mercati all’ingrosso».

I dati di Arera relativi ai primi sei mesi del 2023 mostrano che il prezzo dell’elettricità è notevolmente calato rispetto allo stesso periodo del 2022, quindi con tutta probabilità quest’anno la differenza tra i prezzi del mercato tutelato e quelli del mercato libero sarà meno marcata.

Discorso analogo vale per le forniture di gas. Nel 2022 i prezzi del mercato libero sono stati in media più bassi, mentre negli anni precedenti quelli del mercato tutelato erano più convenienti.

Che cosa dice la teoria

La teoria economica tende a preferire i mercati liberi, soprattutto in un contesto come quello energetico. Elettricità e gas sono infatti beni che non differiscono da un fornitore all’altro: l’unica cosa che cambia è il prezzo. Se il mercato è altamente concorrenziale, ossia se sono presenti tante aziende che si contendono i consumatori, in teoria le imprese dovranno aggiustare al ribasso le proprie tariffe per convincere i potenziali clienti a firmare un contratto di fornitura con loro.

A prima vista il mercato libero sembra quindi la soluzione migliore per i consumatori, ma non è necessariamente così. Da un lato l’aggiornamento periodico delle tariffe stabilito da Arera può rendere più vantaggioso il mercato tutelato, perché i consumatori in questo regime possono sfruttare le condizioni di mercato favorevoli. Dall’altro lato, come abbiamo già sottolineato, il fatto che il prezzo venga aggiornato fa sì che i clienti siano maggiormente esposti anche ai rialzi dei prezzi, come avvenuto nel 2022.

Che cosa succederà con la fine del mercato tutelato

In base alle norme attualmente in vigore, la fine del mercato tutelato è fissata al 10 gennaio 2024 per le forniture di gas e al 1° aprile 2024 per quelle dell’energia elettrica. I clienti considerati “vulnerabili” (per esempio che hanno più di 75 anni di età e si trovano in condizioni economicamente svantaggiate) rimarranno nel mercato tutelato, mentre gli altri entreranno in un regime transitorio (chiamato “servizio a tutele graduali”), a meno che non scelgano un fornitore sul mercato libero.

Questa fase di transizione sarà simile a quella che ha interessato le piccole e medie imprese in regime tutelato nel 2021 e le microimprese nel 2022. In quel caso è stato previsto un periodo di tutela graduale di tre anni con tariffe garantite che sono state inferiori rispetto a quelle del mercato tutelato.

Il meccanismo sarà simile per le famiglie, con l’assegnazione di 26 zone territoriali a diversi fornitori attraverso un’asta. Qui certezze non ce ne sono: è possibile che, come avvenuto per le imprese entrate nel servizio di tutela graduale, le tariffe non si discostino da quelle del regime tutelato o siano addirittura più basse. 

Nel mercato libero il rischio maggiore per i prossimi mesi è quello legato all’aggiornamento delle tariffe dopo i rincari del 2022: le imprese fornitrici vorranno tutelarsi, limitando i prezzi fissi? O ne imporranno di più alti per evitare crisi energetiche future? In questo caso la concorrenza potrebbe aiutare a limitare gli aumenti: le molte imprese presenti sul mercato, infatti, potrebbero offrire tariffe più convenienti in ogni momento per conquistare i clienti delle concorrenti, e questo dovrebbe spingere al ribasso i prezzi.

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