L’Italia non ha ancora azzerato le importazioni di gas russo

Quest’anno il nostro Paese ha ridotto ulteriormente l’acquisto di gas dalla Russia, senza interromperlo però del tutto. Intanto gli stoccaggi sono pieni e i consumi sono scesi
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L’Italia non ha ancora smesso di acquistare gas dalla Russia. Secondo i dati più aggiornati pubblicati da Snam, la società che gestisce la rete dei gasdotti italiani, nei primi dieci mesi del 2023 il gas russo ha pesato per il 4,5 per cento sulle importazioni di gas del nostro Paese. In ogni caso, va detto che rispetto a un anno fa c’è stato un ulteriore calo delle importazioni di gas dal Paese che a febbraio 2022 ha invaso l’Ucraina. E la riduzione della dipendenza dalla Russia è molto significativa se si considera che nei primi dieci mesi del 2021 il 40 per cento del gas arrivava da quel Paese.

La diminuzione della dipendenza dal gas russo è frutto della strategia messa in atto prima dal governo Draghi e proseguita poi con il governo Meloni.

Le importazioni di gas

I dati più aggiornati pubblicati da Snam mostrano che tra gennaio e metà novembre 2023 l’Italia ha importato 53,3 miliardi di metri cubi di gas. Tra questi, 20,2 miliardi sono arrivati dall’Algeria, 8,7 miliardi dall’Azerbaijan, 5,9 miliardi dal Nord Europa, 2,4 miliardi dalla Russia e 2,2 miliardi dalla Libia. La quota del cosiddetto “gas naturale liquefatto” (Gnl), ossia quello che arriva allo stato liquido e viene riportato allo stato gassoso nei rigassificatori, è di 12,3 miliardi. Le importazioni dalla Russia hanno quindi pesato per il 4,5 per cento nei primi dieci mesi e mezzo del 2023 contro il 37,9 per cento dell’Algeria, il 16,3 per cento dall’Azerbaijan, l’11,1 per cento del Nord Europa e il 4,1 per cento della Libia. Le importazioni di Gnl hanno pesato per il 26,1 per cento del totale. È bene precisare che in base ai dati pubblicamente disponibili non è possibile sapere l’origine precisa del gas naturale liquefatto, ma solo il punto di entrata. In altre parole, la quota di gas totale acquistato dall’Italia dai vari Paesi esportatori potrebbe essere maggiore. 

I dati sulle importazioni mostrano comunque che durante quest’anno la quota di gas dalla Russia si è ridotta ulteriormente. A gennaio infatti le importazioni dalla Russia valevano il 14,4 per cento, a febbraio il 7,8 per cento, poi poco meno del 5 per cento tra marzo e maggio, per poi scendere al 2,1 per cento durante l’estate, all’1,5 per cento a ottobre e allo 0,5 per cento nella prima metà di novembre.
Per quanto riguarda il gas naturale liquefatto, il principale punto di ingresso è il rigassificatore di Cavarzere in Veneto (55 per cento), seguito da quello di Livorno in Toscana (23 per cento), da quello di Panigaglia in Liguria (17,2 per cento) e da quello di Piombino in Toscana (4,8 per cento). Quest’ultimo è comunque attivo solo da maggio e negli ultimi due mesi ha contribuito per il 22,2 per cento delle importazioni di Gnl.

Quanto sono pieni i depositi

I depositi di gas italiani sono pressoché pieni. In base ai dati raccolti da Gas Infrastructure Europe, un’associazione che rappresenta i principali operatori di gas nel continente, al momento i depositi italiani contengono il 98 per cento del gas che potrebbero contenere, contro una media europea del 99 per cento. I tassi di riempimento sono comunque molto simili tra i Paesi dell’Unione europea, passando dal 92,5 per cento della Croazia a oltre il 100 per cento del Portogallo. Finora, nel mese di novembre 2023 il tasso di riempimento dei depositi italiani è maggiore rispetto a un anno fa: nel 2022 era pari al 94,4 per cento, nel 2021 all’83,7 per cento e nel 2020 al 94,4 per cento.

I consumi di gas

Con tutta probabilità, il maggiore riempimento dei depositi è dovuto anche al minor consumo di gas. Secondo i dati più aggiornati di Eurostat, l’istituto di statistica dell’Unione europea, nei primi dieci mesi del 2023 l’Italia ha consumato il minor quantitativo di gas dal 2014. Dal 2008 a oggi il consumo medio di gas è stato di 2,2 milioni di terajoule (un’unità di misura dell’energia) contro l’1,8 milioni di quest’anno. 

Rispetto al 2022, la riduzione dei consumi nei primi dieci mesi del 2023 in Italia è stata pari al 12,4 per cento contro una media europea del 16,9 per cento. Quasi tutti i Paesi dell’Ue, tranne Finlandia e Malta, sono riusciti a ridurre i consumi. La Francia ha avuto una riduzione del 13,8 per cento, la Spagna del 21,3 per cento e la Germania del 3,5 per cento.
Secondo l’ultima relazione trimestrale dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), pubblicata il 16 novembre, il fattore che ha inciso di più nella riduzione dei consumi di energia e gas in Italia è stato il clima più mite. 

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