Negli ultimi giorni è tornato al centro del dibattito politico l’introduzione in Italia del cosiddetto “salario minimo”, ossia di una soglia di retribuzione sotto la quale un datore di lavoro non potrebbe andare per legge. Il 6 giugno il Consiglio dell’Unione europea e i negoziatori del Parlamento europeo hanno infatti raggiunto un accordo provvisorio sulla direttiva che regolerebbe l’applicazione del salario minimo o di altre forme di protezione contrattuale nei 27 Paesi dell’Unione europea. Come ha sottolineato (min. 21:00) il commissario europeo per l’occupazione, Nicolas Schmitt, l’Ue però «non imporrà il salario minimo all’Italia», ma la decisione dipenderà comunque «dal governo italiano e dalle parti sociali».
Al momento l’Italia è uno dei sei Paesi dell’Unione europea a non avere una legge nazionale sul salario minimo: alcuni partiti sono da tempo favorevoli alla sua introduzione, mentre altri no, con alcune proposte di legge che sono state presentate in Parlamento.
Al momento l’Italia è uno dei sei Paesi dell’Unione europea a non avere una legge nazionale sul salario minimo: alcuni partiti sono da tempo favorevoli alla sua introduzione, mentre altri no, con alcune proposte di legge che sono state presentate in Parlamento.