Il fact-checking dell’intervista di Meloni a Sette

Abbiamo verificato sette dichiarazioni fatte dalla presidente del Consiglio nella sua prima intervista del 2025
Pagella Politica
Venerdì 3 gennaio Sette, il settimanale del Corriere della Sera, ha pubblicato un’intervista alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha elencato alcuni risultati economici ottenuti dal suo governo.

Abbiamo isolato sette dichiarazioni verificabili fatte dalla leader di Fratelli d’Italia: vediamo quali sono supportate dai fatti e dai numeri, e quali no.

L’andamento dello spread

«Lo spread è nettamente inferiore rispetto a quando ci siamo insediati»

È vero: come dice Meloni, questo indicatore è migliorato da quando si è insediato il governo, anche se questo miglioramento va contestualizzato.

Lo spread indica la differenza tra il rendimento dei BTP, ossia i titoli di Stato italiani con scadenza a dieci anni, e quello dei suoi corrispettivi tedeschi, i Bund. Semplificando un po’, il rendimento di un titolo di Stato rappresenta il guadagno che un investitore ottiene acquistandolo e tenendolo fino alla scadenza. Di norma, un aumento dello spread è interpretato come un peggioramento della fiducia nei titoli di Stato italiani da parte degli investitori, mentre un calo dello spread è letto come un aumento della fiducia.

Il governo Meloni si è insediato il 22 ottobre 2022. All’epoca lo spread valeva 233 punti base, ossia c’era una differenza del 2,33 per cento tra il rendimento dei titoli italiani e quello dei titoli tedeschi. Il 3 gennaio – il giorno in cui è stata pubblicata l’intervista della presidente del Consiglio – lo spread valeva circa 117 punti base (Grafico 1).
Grafico 1. Andamento dello spread durante il governo Meloni – Fonte: Il Sole 24 Ore
Grafico 1. Andamento dello spread durante il governo Meloni – Fonte: Il Sole 24 Ore
I numeri, però, mostrano che negli ultimi due anni il calo dello spread è dovuto più all’aumento del rendimento dei titoli di Stato tedeschi rispetto al miglioramento del rendimento dei BTP italiani, che comunque c’è stato.

L’andamento della borsa

«La Borsa italiana ha toccato il record»

Non è chiaro a che cosa faccia riferimento Meloni quando parla del «record» della Borsa italiana. Se si considera l’andamento del principale indice di borsa italiano, il FTSE MIB, la dichiarazione della presidente del Consiglio è esagerata.

È vero, infatti, che da quando c’è il governo Meloni, l’indice FTSE MIB è cresciuto, e che nel 2023 questo indice è andato particolarmente bene rispetto agli indici delle borse di altri Paesi europei. Ma non è vero che sotto il governo Meloni il FTSE MIB ha raggiunto il suo valore più alto di sempre: sotto l’attuale governo l’indice ha raggiunto quasi i 35 mila punti, mentre nei primi anni Duemila erano stati superati i 50 mila. 

Il giudizio delle agenzie di rating

«Le agenzie di rating hanno migliorato il loro giudizio»

La correttezza di questa dichiarazione dipende da che cosa si intende per «giudizio» delle agenzie di rating.

Queste agenzie sono istituti finanziari privati che forniscono un giudizio sulla capacità degli Stati di ripagare i loro debiti. Questo giudizio è espresso attraverso un rating, un punteggio su una scala di valutazione che va da livelli più alti di affidabilità a quelli più bassi. Da quando si è insediato il governo Meloni, nessuna delle tre principali agenzie di rating al mondo (Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch ratings) ha cambiato il proprio rating dei titoli di Stato italiano. 

Due agenzie, però, hanno cambiato l’outlook dei titoli di Stato italiani, ossia le previsioni sull’andamento futuro dei rating. Un outlook può essere negativo, stabile e positivo: come suggeriscono gli aggettivi, questo parametro indica la possibile direzione in cui il rating potrebbe muoversi nel medio termine. Per intenderci, un outlook negativo suggerisce che il rating potrebbe essere abbassato in futuro, mentre un outlook positivo lascia prevedere un possibile miglioramento, seppure non sicuro.

Durante il governo Meloni, Fitch ha rivisto da “stabile” a “positivo” l’outlook dell’Italia, mentre Moody’s l’ha alzato da “negativo” a “stabile”. Standard & Poor’s non ha modificato l’outlook dell’Italia.

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Quando c’era Garibaldi…

«Abbiamo il tasso di occupazione più alto dalla Spedizione dei Mille»

Presa alla lettera, questa dichiarazione – che Meloni ripete spesso negli ultimi mesi – è supportata dai numeri. Ma bisogna fare attenzione ai confronti con il passato.

Secondo ISTAT, in Italia ci sono oltre 24 milioni di occupati. Da un lato, è scontato che in valori assoluti oggi ci siano più occupati rispetto alla seconda metà dell’Ottocento: nel 1862 in Italia vivevano 26 milioni di persone, attualmente poco meno di 60 milioni. Dall’altro lato, le serie storiche di ISTAT con i dati mensili sugli occupati, confrontabili tra loro, arrivano fino a gennaio 2004. Andando indietro nei decenni, non ci sono mai stati 24 milioni di occupati, mentre sulla percentuale di lavoratori sul totale della popolazione i confronti si fanno più difficili.

Nel 2024 il tasso di occupazione in Italia, nella fascia tra i 15 e i 64 anni d’età, ha superato per la prima volta il 62 per cento. Non abbiamo a disposizione dati sul tasso di occupazione prima del Novecento, ma sappiamo comunque che negli anni Ottanta dell’Ottocento il tasso di attività era pari al 70,6 per cento. In concreto, questo significa che all’epoca oltre sette persone su dieci avevano un legame con il mondo del lavoro, ma qui dentro erano conteggiati anche i bambini dai dieci anni in su.

In ogni caso, il grafico dimostra che il governo Meloni non ha dato inizio a un’«inversione di rotta» nell’andamento dell’occupazione, come ha detto la presidente del Consiglio nell’intervista con Sette. L’aumento dell’occupazione, infatti, è iniziato prima dell’insediamento dell’attuale governo (una dinamica simile è in corso da tempo anche in altri Paesi dell’Unione europea).

… e quando c’era l’iPhone

«Il tasso di disoccupazione più basso da quando è stato lanciato il primo iPhone»

Meloni ha ragione. Il primo iPhone è stato annunciato da Apple a gennaio 2007: secondo ISTAT, all’epoca il tasso di disoccupazione in Italia era del 6 per cento, ed era arrivato al 5,8 per cento ad aprile 2007. La stessa percentuale è stata registrata a ottobre 2024, sotto il governo Meloni. Il calo di questo indicatore è iniziato prima dell’insediamento dell’attuale governo.

Il calo della disoccupazione

«Gli ultimi dati ISTAT relativi al terzo trimestre 2024 […] ci dicono che […] la disoccupazione continua a calare, con una riduzione dello 0,6 per cento rispetto al trimestre precedente»

La percentuale indicata da Meloni è corretta: secondo ISTAT, nel terzo trimestre del 2024 il tasso di disoccupazione in Italia nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni era pari al 6,1 per cento, in calo dello 0,6 per cento rispetto al trimestre precedente.

Il record dell’occupazione femminile

«Sono particolarmente orgogliosa del fatto che, sotto il primo governo guidato da una donna, il tasso di occupazione femminile sia il più alto di sempre e che per la prima volta abbiamo superato il tetto dei dieci milioni di donne lavoratrici»

Secondo i dati ISTAT più aggiornati, a ottobre 2024 il tasso di occupazione femminile nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni era pari al 53,6 per cento: questa percentuale è stabile da luglio 2024 ed è la più alta mai raggiunta. 

È vero poi che da settembre 2023 in avanti il numero di occupate in Italia è stato sempre superiore ai 10 milioni, risultato mai raggiunto prima. Come mostra il grafico, il numero di occupate è in crescita da prima che si insediasse il governo Meloni, ed era in crescita anche prima della pandemia di COVID-19.

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