Il 14 giugno Istat ha pubblicato un report sulle condizioni di vita e sul reddito delle famiglie in Italia, un’indagine che ogni anno racconta il benessere economico dei cittadini del nostro Paese. Il rapporto dell’Istituto nazionale di statistica contiene vari dati interessanti, dal valore del reddito medio e mediano (ossia quello percepito dalle famiglie che si trovano a metà della distribuzione: il 50 per cento delle famiglie ha un reddito più alto di quello mediano, l’altra metà più basso), fino ai dati sulla povertà e sulla disuguaglianza.
La maggior parte dei dati dello studio fa riferimento al 2021, anno in cui le condizioni di vita di famiglie e cittadini in Italia sono migliorate rispetto al 2020, che è stato fortemente condizionato dalla pandemia di Covid-19. Secondo i dati è sceso, seppur di poco, il numero di persone a rischio di povertà o di privazione sociale e si è ridotta la disuguaglianza, mentre sono aumentati, sempre di poco, il reddito medio e quello mediano. In particolare il reddito medio delle famiglie è cresciuto del 3 per cento in termini nominali e dell’1 per cento in termini reali (ossia al netto dell’inflazione), attestandosi intorno ai 33.800 euro annui.
Più rappresentativo è invece il dato sul reddito mediano: questo è aumentato più di quello medio (+1,4 per cento), attestandosi intorno ai 27 mila euro (2.248 euro al mese). Non è una cifra bassa, ma nemmeno così alta se si pensa, per esempio, a una famiglia di quattro persone, soprattutto se si ha in mente un certo stile di vita. Va anche considerato che la metà di tutte le famiglie guadagna comunque meno. Il calcolo di Istat non tiene poi conto dell’evasione, che può essere un fattore rilevante per rivedere al rialzo i redditi davvero a disposizione di alcune famiglie. Per esempio possono esserci famiglie in cui uno o entrambi i genitori lavorano in nero oppure famiglie di piccoli imprenditori e professionisti, che hanno più occasioni per non dichiarare quanto guadagnato.
Al di là degli indicatori in termini assoluti come il reddito, che forniscono una prospettiva utile per comprendere la capacità di spesa delle famiglie, è necessario controllare come sono distribuiti questi redditi. Per farlo si possono usare vari indicatori, che danno una prospettiva diversa sul tema. Povertà e disuguaglianza, infatti, sono fenomeni cosiddetti “multidimensionali”, ossia non dipendono da un solo fattore, ma da molti fattori combinati insieme. Per esempio questi fenomeni si riflettono nel diverso accesso alla casa, all’assistenza sanitaria, all’istruzione o ad altri servizi. I dati su reddito e ricchezza rimangono comunque indicatori imprescindibili, dato che buona parte del resto dei beni e servizi che migliorano il benessere sono in qualche modo correlati a loro.
La maggior parte dei dati dello studio fa riferimento al 2021, anno in cui le condizioni di vita di famiglie e cittadini in Italia sono migliorate rispetto al 2020, che è stato fortemente condizionato dalla pandemia di Covid-19. Secondo i dati è sceso, seppur di poco, il numero di persone a rischio di povertà o di privazione sociale e si è ridotta la disuguaglianza, mentre sono aumentati, sempre di poco, il reddito medio e quello mediano. In particolare il reddito medio delle famiglie è cresciuto del 3 per cento in termini nominali e dell’1 per cento in termini reali (ossia al netto dell’inflazione), attestandosi intorno ai 33.800 euro annui.
Più rappresentativo è invece il dato sul reddito mediano: questo è aumentato più di quello medio (+1,4 per cento), attestandosi intorno ai 27 mila euro (2.248 euro al mese). Non è una cifra bassa, ma nemmeno così alta se si pensa, per esempio, a una famiglia di quattro persone, soprattutto se si ha in mente un certo stile di vita. Va anche considerato che la metà di tutte le famiglie guadagna comunque meno. Il calcolo di Istat non tiene poi conto dell’evasione, che può essere un fattore rilevante per rivedere al rialzo i redditi davvero a disposizione di alcune famiglie. Per esempio possono esserci famiglie in cui uno o entrambi i genitori lavorano in nero oppure famiglie di piccoli imprenditori e professionisti, che hanno più occasioni per non dichiarare quanto guadagnato.
Al di là degli indicatori in termini assoluti come il reddito, che forniscono una prospettiva utile per comprendere la capacità di spesa delle famiglie, è necessario controllare come sono distribuiti questi redditi. Per farlo si possono usare vari indicatori, che danno una prospettiva diversa sul tema. Povertà e disuguaglianza, infatti, sono fenomeni cosiddetti “multidimensionali”, ossia non dipendono da un solo fattore, ma da molti fattori combinati insieme. Per esempio questi fenomeni si riflettono nel diverso accesso alla casa, all’assistenza sanitaria, all’istruzione o ad altri servizi. I dati su reddito e ricchezza rimangono comunque indicatori imprescindibili, dato che buona parte del resto dei beni e servizi che migliorano il benessere sono in qualche modo correlati a loro.