I numeri sui centri antiviolenza in Italia, in sei grafici

Sono aumentati negli anni, ma restano lontani dagli obiettivi internazionali, con forti differenze tra le regioni. Anche le chiamate al 1522 sono in crescita costante
Ansa
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L’omicidio di Giulia Cecchettin ha riportato di attualità nel dibattito pubblico il tema dei femminicidi e il contrasto alla violenza sulle donne. Nonostante dal 2013 in poi sia stato approvato quasi un provvedimento all’anno per ridurre questo fenomeno, il numero di omicidi di donne commessi da partner, ex partner, parenti o conoscenti è rimasto di fatto stabile. 

Al contrario negli ultimi anni è aumentato il numero dei centri antiviolenza che in Italia offrono supporto alle donne, sebbene resti ancora lontano dagli obiettivi fissati dal nostro Paese a livello internazionale. Nel tempo sono anche aumentate le chiamate al 1522, il numero gratuito, operativo 24 ore su 24 e tutti i giorni, che offre assistenza alle donne vittime di violenza.

Centri in aumento, ma ancora pochi

Il 24 novembre Istat ha pubblicato i dati più recenti sui centri antiviolenza in Italia, aggiornati al 2022. In queste strutture sono accolte le donne che hanno subito minacce o violenze di qualsiasi tipo. I centri offrono aiuto, accoglienza, assistenza psicologica e legale, e intervengono sia dopo una richiesta di una donna sia su segnalazione di altri servizi come il pronto soccorso, le forze dell’ordine o i servizi sociali.  

L’anno scorso i centri di questo tipo erano 385, ossia 0,13 centri ogni 10 mila donne. Detto altrimenti, ci sono 13 centri ogni milione di donne che vivono nel nostro Paese. Nel 2013 l’Italia si era impegnata a livello internazionale a portare questa cifra a un centro ogni 10 mila abitanti. Rispetto al 2017 (primo anno in cui Istat ha iniziato a raccogliere i dati) c’è stato un aumento del 37 per cento del numero dei centri antiviolenza, che però rimane ancora lontano dagli obiettivi.

Tra le regioni ci sono grandi differenze: quella che ha più centri è il Molise (0,27 ogni 10 mila donne), quella che ne ha di meno è la Basilicata (0,07). In media le regioni del Sud hanno 0,18 centri antiviolenza ogni 10 mila donne, le regioni del Centro 0,13, Sicilia e Sardegna 0,12, mentre le regioni del Nord 0,10.
La maggior parte dei centri è nata su spinta privata: il 64 per cento ha un soggetto privato come ente promotore, il 34 per cento un ente locale pubblico, mentre il restante 2 per cento vede la partecipazione di entrambi. Solo nelle regioni del Centro i centri antiviolenza promossi da enti locali sono la maggioranza.
La maggior parte dei centri promossi da privati è gestita da enti con esperienza nel campo: il 71 per cento ha infatti un soggetto promotore con oltre 13 anni di attività nel settore, il 21 per cento tra i 9 e 12 anni. Nel complesso la maggior parte dei centri antiviolenza è però nata di recente: il 48 per cento è stato aperto tra il 2014 e il 2022, il 13 per cento tra 2010 e 2013, il 21 per cento tra 2000 e 2009, il 16 per cento tra il 1990 e il 1999 e solo il 2 per cento prima del 1990. 

I tre quarti dei centri sono reperibili a qualsiasi ora per situazioni di pericolo o emergenza, ma in Valle d’Aosta e nelle Marche nessuno dei centri assicura la reperibilità 24 ore su 24. Meno di un quarto dei centri dispone di un numero verde da poter chiamare. Le attività dei centri, oltre che presso la sede centrale, sono garantite anche con gli sportelli d’ascolto che vengono predisposti dal 53 per cento dei centri: in questo caso al Nord più centri garantiscono gli sportelli, ma nelle Isole c’è il maggior numero di sportelli per singolo centro.

Quante donne si rivolgono ai centri

Nel 2022 oltre 26 mila donne hanno preso parte a un percorso per uscire dalla violenza con l’aiuto dei centri. Prima di andare in un centro antiviolenza, il 32 per cento delle donne si è rivolto alle forze dell’ordine e il 28 per cento al pronto soccorso o all’ospedale, il 44 per cento a parenti e amici, il 16 per cento ai servizi sociali e il 13 per cento a un avvocato (la somma delle percentuali non fa 100 perché una persona può essersi rivolta a più voci).

Il 20 per cento delle donne che ha preso parte a un percorso ha meno di 29 anni, il 55 per cento tra i 40 e i 49 anni e il 23 per cento sopra i 60 anni. Il 31 per cento – quindi una donna su tre circa – ha la cittadinanza straniera.
La violenza psicologica e la violenza fisica sono le due forme di violenza principali subite dalle donne che hanno avviato un percorso di uscita dalla violenza. Ma anche la violenza economica e la minaccia riguardano migliaia di donne. 

Nel 41 per cento dei casi la durata della violenza andava avanti da oltre cinque anni, nel 34 per cento tra uno e 5 anni, nel 14 per cento dei casi tra sei mesi e un anno, nel 7 per cento tra uno e sei mesi. Solo nel 4 per cento dei casi le donne si sono rivolte ai centri dopo un singolo episodio di violenza. Nel 53 per cento dei casi è stato il partner ad aver fatto violenza, nel 25 per cento un ex partner, nell’11 per cento un altro familiare o un parente e per il restante 11 per cento un amico, conoscente o collega.

Quante chiamate arrivano al 1522

Le donne vittime di stalking o di violenza possono chiamare l’1522, un numero promosso e gestito dal Dipartimento per le Pari opportunità, che fa parte della Presidenza del Consiglio dei ministri. Ogni anno, tra il 2018 e il 2022, al 1522 sono arrivate 29 mila chiamate valide, ma con un aumento tra gli anni: nel 2018 furono oltre 23 mila, nel 2022 sono state più di 32 mila. Nei primi nove mesi del 2023 le chiamate ricevute sono state quasi 31 mila, quindi è probabile che quest’anno il loro numero sarà superiore a quello dello scorso anno.

Tra gennaio e settembre 2023 il 29 per cento delle chiamate ricevute dal 1522 è arrivato per una richiesta di aiuto contro violenza o stalking, il 31 per cento per avere informazioni sul numero 1522, mentre le restanti erano per informazioni sui centri antiviolenza e altre segnalazioni.

Il 76 per cento delle chiamate è stato effettuato da donne che chiamano per se stesse, un 7 per cento arriva da parenti, amici e conoscenti e un altro 7 per cento da operatori e servizi locali, mentre le restanti chiamate da altre fonti. Nei fine settimana le chiamate al 1522 calano, passando da circa 4.600 dei giorni feriali a circa 3.700. Il 65 per cento delle chiamate arriva il mattino o il pomeriggio, il 29 per cento la sera e il 6 per cento durante la notte.

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