I circoli del Pd non se la passano bene

Tra il 2016 e il 2022 ne sono stati chiusi più di mille, tra le altre cose per difficoltà economiche e scarsa partecipazione
ANSA/MATTEO CORNER
ANSA/MATTEO CORNER
Aggiornamento 9 marzo, ore 16:20 – Abbiamo aggiunto i dati sui circoli del Pd comunicatici da Silvia Roggiani, presidente della commissione nazionale per il congresso del 2023, dopo la pubblicazione di questo articolo.

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Il 5 marzo, ospite a Che tempo che fa su Rai3, la nuova segretaria del Partito democratico Elly Schlein ha annunciato l’avvio della nuova campagna di tesseramento del Pd per il 2023, facendo un appello «a tutto il popolo delle primarie» per entrare a far parte della «comunità democratica» del partito. La composizione interna dei circoli potrebbe cambiare sull’onda della vittoria di Schlein: per la prima volta nelle storia della primarie, infatti, lo scorso 26 febbraio è stato ribaltato il voto dei circoli, dove tra il 3 e il 19 febbraio il candidato più votato era stato il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, poi sconfitto da Schlein.

Da tempo i circoli del Pd si trovano in una condizione di difficoltà, economica e di partecipazione, come testimoniano alcuni casi nelle grandi città del Paese.

Quanti circoli ha il Pd?

In base alle verifiche di Pagella Politica, l’ultimo dato pubblicamente disponibile sui circoli del Partito democratico risale a febbraio 2019, durante il congresso che portò all’elezione a segretario di Nicola Zingaretti. In occasione della prima fase del congresso, quella dedicata al voto degli iscritti, il Partito democratico aveva comunicato che i circoli coinvolti al voto erano stati «circa 6.500» in tutta Italia. Ad aprile 2021, dopo la nomina a segretario del partito, Enrico Letta aveva lanciato una campagna di mobilitazione degli iscritti intitolata “Partecipa”. Secondo l’allora responsabile organizzazione del Pd Stefano Vaccari alla campagna avevano partecipato «40 mila iscritti e quasi 3 mila circoli».

A differenza di quelli del 2019, i risultati delle primarie nei circoli del 2023 pubblicati a febbraio dal Partito democratico riportano il numero di votanti, ma non quello dei circoli coinvolti. In più, la sezione del sito del Pd dove è possibile ricercare le sezioni locali del partito non permette di trovare nessun circolo. Da almeno quattro anni, quindi, il Partito democratico non pubblica dati ufficiali sul numero di circoli attivi sul territorio italiano. 

La presidente della commissione nazionale per il congresso del 2023 Silvia Roggiani ha spiegato a Pagella Politica che nel 2016 i circoli del Partito democratico attivi sul territorio erano 6.400, scesi a 5.123 nel 2022. In sei anni, dunque, il Pd ha chiuso più di mille circoli in tutta Italia. Roggiani ha spiegato che nel frattempo il Pd ha aperto nuovi circoli online e i cosiddetti “Punti Pd”, ossia circoli privi di sede sul territorio che raggruppano iscritti da più parti d’Italia. Al momento però non sono disponibili dati su questi circoli.

Le primarie aperte del 26 febbraio, a cui hanno partecipato più di un milione di elettori, sono state giudicate un successo in termini di partecipazione popolare, a fronte del generalizzato calo dell’affluenza che da anni interessa tutte le elezioni italiane. Nel tempo, in diverse zone d’Italia, la presenza sul territorio del Partito democratico è comunque diminuita. Alcuni circoli hanno chiuso per mancanza di fondi, altri sono rimasti attivi ma con una partecipazione perlopiù anziana.

I circoli nelle grandi città

«Dopo la vittoria di Schlein c’è sicuramente entusiasmo, e questa è una differenza rispetto agli anni in cui dovevamo rincorrere gli elettori per convincerli a prendere la tessera, però ora la gente viene a chiedermi di iscriversi al partito e io non ho una casa in cui accoglierli», ha spiegato a Pagella Politica Marco Giordano, segretario del circolo del Pd del quartiere San Lorenzo a Roma. A maggio 2022 questa sezione ha chiuso i battenti dopo sessant’anni di attività perché non era più in grado di pagare la rata di affitto da 780 euro al mese.

«Che cosa vuole fare il partito con circoli come il mio? Se crediamo che la territorialità sia un valore del Pd allora la dirigenza nazionale deve mettere mano al tema. Qui viene gente che vuole partecipare alle attività del partito, ma se non viene coinvolta perché i circoli non funzionano l’entusiasmo finisce e inizia la delusione, che è peggio dell’indifferenza», ha aggiunto Giordano. Nelle ultime settimane, dopo la pubblicazione di un articolo su L’Espresso, il circolo di San Lorenzo è diventato il simbolo della crisi della rappresentanza locale del Pd, ma il suo segretario assicura che il problema «riguarda tantissimi circoli in tutta Italia, dal Trentino-Alto Adige alla Sicilia». «Il discorso è sempre lo stesso: bisogna far quadrare i conti ma il partito non ha soldi, e quindi a pagare sono i militanti, che perdono luoghi e strumenti dove esprimere il loro impegno politico», ha detto Giordano.

Lo stesso Giordano ha provato a verificare, senza successo, quanti siano i circoli del Partito democratico attivi al momento a Roma. L’ultimo dato risale al 2015, quando il progetto “#mappailpd”, curato dall’ex ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, aveva individuato 110 circoli del Pd a Roma. Tra questi c’era pure quello di San Lorenzo, ora però chiuso. «Oggi i circoli saranno meno di cento, ma quando il Pd è nato ce n’erano 150 solo a Roma», ha aggiunto Giordano.

Ci sono però alcune zone d’Italia dove la situazione sembra essere diversa, come in Emilia-Romagna e in particolare a Bologna. Quest’ultima è considerata ancora una delle zone d’Italia dove il Pd è più forte, come ha confermato a Pagella Politica Mario Oliva, dal 2013 segretario dello storico circolo della Bolognina, nel quartiere Navile (dove tra l’altro Schlein si è iscritta al Pd il 12 dicembre 2022). Qui, il 12 novembre del 1989, l’allora segretario del Partito comunista italiano (Pci) Achille Occhetto aveva annunciato la trasformazione del Pci nel Partito democratico della sinistra (Pds), che avrebbe poi dato vita ai Democratici di sinistra e infine al Pd. Quell’annuncio è passato alla storia come la “svolta della Bolognina”. «È stato dopo la svolta di Occhetto che si è registrato il calo più significativo dei nostri iscritti, mentre dalla fondazione del Pd in poi viaggiamo tra i 180 e i 190 tesserati all’anno», ha spiegato a Pagella Politica Oliva, che ha 58 anni e ha raccontato di essere uno dei più giovani del suo circolo. «Nel 2022 però si sono tesserati diversi giovani e i nostri iscritti sono saliti intorno ai 200, probabilmente per poter votare in occasione del congresso. Questo ci fa ben sperare», ha aggiunto Oliva.

Il circolo della Bolognina è al momento uno dei cinque circoli del Pd attivi nel quartiere Navile a Bologna. «Negli ultimi anni sia nel nostro quartiere che negli altri alcuni circoli sono stati comunque chiusi, si trattava di realtà piccole che faticavano a sostenersi». Il segretario ha spiegato che i circoli si sostengono prevalentemente attraverso l’auto finanziamento, ossia con iniziative su tematiche specifiche, volantinaggio, cene e pranzi sociali. «Delle quote di tesseramento a noi resta circa il 10 per cento, il resto va soprattutto alla federazione provinciale e poi alla sede nazionale del partito», ha detto Oliva. In altre parole, secondo quanto riferito dal segretario di circolo, se un iscritto al Pd paga 20 euro per la sua tessera, al circolo in cui si è tesserato rimangono all’incirca due euro e il resto viene diviso tra la sede provinciale e quella nazionale del partito.  

Secondo il sito ufficiale del Partito democratico di Bologna, nel comune di Bologna il Pd ha complessivamente 32 circoli, mentre nella città metropolitana ne ha in totale 66. Abbiamo contattato la segreteria del Pd di Bologna, a cui abbiamo chiesto quanti circoli abbiano chiuso negli ultimi anni, ma al momento non abbiamo ricevuto risposta.

«Nel mio municipio c’era una forte componente renziana, quindi il calo maggiore degli iscritti e della partecipazione si sono verificati dopo la scissione di Matteo Renzi nel 2019», ha dichiarato a Pagella Politica Federico Tosone, coordinatore del partito nel Municipio 1 a Milano. In ogni caso, come a Bologna, l’età media degli iscritti supera i 50 anni e chi prende la tessera lo fa principalmente «per una sorta di impegno civico» piuttosto che per una militanza politica vera e propria. «C’è una fetta di iscritti che è veramente impegnata e segue tutte le dinamiche del partito, dal locale al nazionale, molti però sono mossi dall’interesse esclusivo verso le dinamiche nazionali, trascurando un po’ l’attività politica territoriale, che è comunque molto importante».

Secondo Tosone, in altre zone della città, soprattutto nelle periferie, alcuni circoli del Pd «sono in difficoltà, soprattutto a causa della mancanza di iscritti, ma fortunatamente la federazione locale del partito è molto attenta e segue costantemente la vita dei circoli».

Secondo il sito ufficiale del Partito democratico di Milano, in città il Pd ha complessivamente 43 circoli, mentre nella città metropolitana ne ha in totale 153. Abbiamo contattato la segreteria del Pd di Milano, a cui abbiamo chiesto quanti circoli abbiano chiuso negli ultimi anni, ma al momento non abbiamo ricevuto risposta.

Per quanto riguarda le regioni, fonti del Partito democratico in Puglia, regione governata dal 2005 dal centrosinistra, hanno spiegato a Pagella Politica che «in questa fase di ricostruzione dal basso dei circoli e della militanza politica, date anche le condizioni in cui versano le strutture cittadine», il partito si trova ancora «in un limbo indefinito», nel quale non è possibile stabilire quanti siano i circoli attivi nella regione.

Il ruolo dei circoli 

Secondo lo statuto del Partito democratico i circoli sono uno degli organismi fondamentali del partito. I circoli sono (articolo 17) «le unità organizzative di base attraverso cui gli iscritti partecipano alla vita del partito» e possono essere di diversi tipi: territoriali, tematici, di ambiente e online. Ogni circolo ha un’assemblea degli iscritti e un segretario, che coordina tutte le attività. Secondo lo statuto, i circoli permettono al partito di sviluppare «in modo originale e unitario il proprio radicamento sociale e territoriale», consentendo agli iscritti e ai semplici elettori (che però non possono votare alle assemblee) di presentare idee e contributi, segnalare temi di interesse politico e aderire alle campagne di azione e mobilitazione nazionale.

Dal punto di vista finanziario, lo statuto prevede il «federalismo delle risorse», secondo cui ciascuna struttura organizzativa ha una propria autonomia patrimoniale e non è responsabile per gli atti compiuti dalle altre articolazioni. Ai circoli, così come alle sedi territoriali, provinciali e regionali, sono assegnate una serie di risorse tra cui i contributi degli eletti nelle amministrazioni locali, i proventi delle feste del partito, del tesseramento, così come ogni altra risorsa di autofinanziamento a livello locale. Come visto in precedenza, però, i fondi raccolti attraverso questo sistema di finanziamento non sempre bastano a coprire le spese, prima fra tutte l’affitto, e non mancano sezioni del Partito democratico che hanno chiuso per mancanza di liquidità.

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