Parlamento, Quirinale e governo costano quasi 4 miliardi di euro l’anno

Questa cifra si ottiene sommando le spese per il funzionamento di tutte queste istituzioni, compresi i ministeri, contenute nei loro bilanci per il 2023
Ansa
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Il Parlamento, la Presidenza della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei ministri e tutti i ministeri hanno un costo complessivo di quasi 4 miliardi di euro l’anno. Mentre il governo Meloni è alle prese con la scrittura della prossima legge di Bilancio, abbiamo analizzato i bilanci delle principali istituzioni italiane e messo insieme i costi del loro funzionamento, dagli uffici al personale. 

Per “spese di funzionamento” si intende l’insieme dei costi necessari al funzionamento delle strutture statali, tra cui quelli per gli indennizzi (dai ministri ai commessi parlamentari), per la manutenzione degli edifici e il pagamento delle forniture energetiche, ma anche per spese minori, come quelle postali e quelle relative all’acquisto di riviste e cartoleria.

Il Parlamento

Il bilancio preventivo della Camera dei deputati per il 2023, approvato lo scorso agosto, può contare su 970 milioni di euro, una cifra di fatto identica a quella stanziata per il 2022. Nonostante il taglio dei parlamentari, che ha ridotto da 630 a 400 il numero di deputati, le spese di Montecitorio sono rimaste invariate a causa dell’aumento di altre voci di spesa.

Il bilancio di previsione per il 2023 del Senato non è invece ancora disponibile. Secondo le cifre più aggiornate, nel 2021 per il funzionamento del Senato erano stati spesi quasi 560 milioni di euro, circa 400 milioni in meno rispetto ai fondi stanziati per la Camera. All’epoca il Senato era però ancora composto da 315 senatori e non da 200, come oggi. Quando sarà approvato definitivamente il prossimo bilancio di previsione scopriremo se il taglio dei senatori ha portato, o meno, alcuni risparmi. 

Nel complesso i due rami del Parlamento costano ogni anno circa un miliardo e mezzo di euro.

La Presidenza del Consiglio

La terza istituzione per costi complessivi è la Presidenza del Consiglio. Questa struttura fa capo alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e indirizza e coordina i vari organi che detengono il potere esecutivo in Italia. A gennaio è stato pubblicato il bilancio di previsione della struttura per il 2023, che stabilisce uno stanziamento complessivo pari a «poco più di cinque miliardi di euro». 

La maggior parte di questi soldi viene spesa per l’attuazione di politiche e di altre necessità. Per le cosiddette “spese obbligatorie e di funzionamento” la Presidenza del Consiglio dei ministri spenderà quest’anno quasi 400 milioni di euro. In questa cifra è inclusa anche la spesa dei ministeri “senza portafoglio”, quelli che dipendono dalla Presidenza del Consiglio senza avere un bilancio autonomo.

Il Quirinale

In ordine di spesa, dopo il Parlamento e la Presidenza del Consiglio c’è il Quirinale. Nel bilancio di previsione per il biennio 2023-2024 la spesa per la Presidenza della Repubblica è pari a 224 milioni di euro per ognuno dei due anni, in linea con le spese degli ultimi dieci anni. Per il 2025 è già stato però stabilito un incremento della dotazione di 6 milioni di euro, con l’importo complessivo che passerà da 224 a 230 milioni di euro.

Le spese dei ministeri

Un capitolo a parte meritano invece i singoli ministeri: non tutti sono importanti allo stesso modo e il loro peso sul bilancio dello Stato cambia in base a una serie di fattori. 

La differenza principale è quella tra i ministeri “con portafoglio” e quelli “senza portafoglio”, ossia tra quelli con la possibilità o meno di spendere risorse pubbliche: i ministri “con portafoglio” sono membri del governo posti a capo di una delle strutture ministeriali previste dalla legge e dalla Costituzione. Chi guida un ministero “con portafoglio” guida un’intera e complessa amministrazione, con un proprio bilancio, uffici strutturati a livello centrale e spesso anche sul territorio. Al contrario i ministri “senza portafoglio” non dirigono una struttura specifica, ma sono insediati negli uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri e svolgono solo le funzioni delegate dal presidente del Consiglio. Rispetto ai colleghi “con portafoglio”, questi ministri hanno un potere minore e il loro numero non è stabilito dalla legge.

Concentriamoci quindi sui ministeri “con portafoglio”, che come le altre istituzioni politiche sono tenuti ogni anno a presentare un bilancio di previsione per l’anno successivo. Per ognuno dei 15 ministeri abbiamo considerato la voce “servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche”, che contiene le spese di funzionamento delle strutture al pari di quelle considerate per le altre istituzioni nazionali. Di questa voce fa parte anche la spesa relativa al cosiddetto “indirizzo politico”, ossia l’insieme delle spese necessarie a effettuare «la programmazione e il coordinamento generale dell’attività dell’amministrazione, la produzione e diffusione di informazioni generali, la predisposizione della legislazione sulle politiche di settore su cui ha competenza il ministero, la valutazione e il controllo strategico e l’emanazione degli atti di indirizzo». Sotto questa categoria di spesa rientra anche la voce “gabinetto e uffici di diretta collaborazione all’opera del ministro”, che comprende l’indennizzo dei singoli ministri, dei sottosegretari e dei loro più stretti collaboratori.

Secondo i bilanci pubblicati dalla Ragioneria generale dello Stato, il ministero più “costoso” è il Ministero dell’Interno, con una previsione di spesa per il 2023 pari a 255 milioni di euro. Dietro la struttura amministrativa guidata attualmente da Matteo Piantedosi c’è il Ministero della Giustizia, con una spesa di 181 milioni di euro, e il Ministero dell’Istruzione, che mette a bilancio 145 milioni per il suo funzionamento. A seguire ci sono il Ministero della Cultura (144 milioni di euro), il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di Matteo Salvini (131 milioni), il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (125 milioni), il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (111 milioni) e il Ministero degli Esteri (105 milioni), guidato da Antonio Tajani. 

Gli altri ministeri hanno invece strutture diverse, meno articolate, e hanno quindi costi più contenuti: per esempio il Ministero della Salute prevede di spendere circa 78 milioni di euro per le spese di amministrative nel 2023, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali 68 milioni, il Ministero dell’Università e della Ricerca 48 milioni, mentre il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste 42 milioni. Tra quelli “con portafoglio”, il ministero con la spesa minore è il Ministero del Turismo (18 milioni), guidato dalla senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè.

Economia e Difesa

Nell’elenco dei costi ministeriali non compaiono il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero della Difesa. Questi due ministeri, che hanno un ruolo di primo piano nell’amministrazione dello Stato, includono infatti tra i loro “servizi istituzionali e generali” una serie di spese non collegate al loro diretto funzionamento. Per esempio nel bilancio del Ministero della Difesa sono inseriti in questa voce i circa 750 milioni di euro destinati all’Ufficio Centrale Bilancio e Affari Finanziari della Difesa (Bilandife), che ha compiti di gestione finanziaria che coinvolgono tutto l’esercito italiano e non solo l’amministrazione politica del ministero. 

Allo stesso modo nel bilancio del Ministero dell’Economia e delle Finanze è incluso quello del Dipartimento dell’Amministrazione Generale, del Personale e dei Servizi, un organo del ministero con compiti di supporto e approvvigionamento alle pubbliche amministrazioni, e che da solo costa quasi 300 milioni di euro l’anno. Per questo, i bilanci preventivi per il 2023 di questi due ministeri superano entrambi un miliardo di euro, una cifra che però non può essere inclusa nel nostro conteggio perché non si riferisce alla gestione della sola struttura ministeriale. 

Per questi due ministeri abbiamo quindi considerato soltanto la spesa per la voce “indirizzo politico”, pari a circa 30 milioni sia per il Ministero dell’Economia e delle Finanze sia per il Ministero della Difesa. Va però sottolineato che questa è solo una parte della spesa per il funzionamento delle due strutture e quindi il totale è da ritenersi molto più alto. 

Il conteggio delle spese di amministrazione previste per il 2023 da tutti e 15 i ministeri “con portafoglio” arriva nel complesso a circa 1,5 miliardi di euro, tenendo conto che per i ministeri dell’Economia e della Difesa è stato considerato un dato al ribasso.

Tiriamo le somme

Se si sommano le voci di spesa considerate per Parlamento, Quirinale, Presidenza del Consiglio dei ministri e ministeri, si ottiene una cifra pari a oltre 3,6 miliardi di euro.

Per avere un ordine di grandezza, la spesa complessiva della pubblica amministrazione in Italia ammonta a circa mille miliardi di euro l’anno, un valore pari a quasi il 50 per cento del Pil del nostro Paese, che corrispondeva a circa 2 mila miliardi di euro nel 2022.

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