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Alzare le spese militari al 2 per cento del Pil costa oltre 10 miliardi l’anno

| 18 settembre 2023
La dichiarazione
«Il 2 per cento del Pil nazionale in spese militari vuol dire, rispetto a quanto spendiamo oggi, 13 miliardi di euro in più ogni anno»
Fonte: Facebook | 17 settembre 2023
Ansa
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Verdetto sintetico
Al momento la cifra corretta è un paio di miliardi di euro più bassa.
In breve
  • Secondo la Nato, nel 2023 l’Italia destinerà quasi 30 miliardi di euro nelle spese militari. Per arrivare al 2 per cento del Pil ne servirebbero altri 11 miliardi. Se si usano i dati del 2022 e del 2021, più solidi, l’aumento passa a circa 10 miliardi di euro. TWEET
Il 17 settembre, durante la festa di Sinistra Italiana a Barletta, il segretario del partito Nicola Fratoianni ha dichiarato (min. 43:20) che se l’Italia portasse le proprie spese militari a un valore pari al 2 per cento del Pil (un obiettivo concordato con la Nato), dovrebbe spendere «13 miliardi di euro in più ogni anno» rispetto a quanto spende oggi.

Fratoianni ha ribadito la contrarietà di Sinistra Italia sia a raggiungere questo livello di spesa sia a dilazionare il suo raggiungimento lungo l’arco di più anni. A marzo 2022 i partiti che sostenevano il governo Draghi, di cui Sinistra Italiana era all’opposizione, hanno infatti trovato il compromesso di raggiungere l’obiettivo del 2 per cento entro il 2028.

Numeri alla mano, abbiamo verificato se la cifra indicata dal segretario di Sinistra Italiana è corretta oppure no.

Quanto costerebbe l’aumento

Lo scorso luglio la Nato ha pubblicato le stime più aggiornate sulle spese militari dei Paesi membri dell’alleanza militare. In base alle voci di spesa considerate dalla Nato, nel 2023 l’Italia spenderà 29,7 miliardi di euro in difesa, una cifra pari all’1,46 per cento del suo Pil. Una cifra pari al 2 per cento del Pil corrisponderebbe così a circa 40,7 miliardi di euro, con un aumento di 11 miliardi di euro. Nel 2022 la spesa stimata era stata di 28,7 miliardi, l’1,51 per cento del Pil: per portarla al 2 per cento servirebbero altri 10 miliardi di euro circa. I dati più consolidati fanno riferimento al 2021: in quell’anno, secondo la Nato, l’Italia ha destinato alle spese militari una cifra pari all’1,57 per cento del Pil, in valori assoluti 28 miliardi di euro. Il 2 per cento del Pil corrisponderebbe a 35,7 miliardi, anche qui quasi 8 miliardi di euro in più.

La soglia del 2 per cento, essendo legata al Pil, non ha un valore assoluto fisso, ma fa sì che la spesa militare da raggiungere cambi a seconda dell’andamento del Pil. Se nei prossimi anni il Pil continuerà a crescere, dovrà aumentare in valore assoluto anche la spesa militare. Ricordiamo inoltre che questo obiettivo, nominato per la prima volta nel 2006 dalla Nato e sottoscritto negli ultimi anni da tutti i governi italiani, non è vincolante e non prevede sanzioni specifiche per chi non lo rispetta. 
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Secondo le stime della Nato, nel 2023 11 Paesi membri dell’alleanza militare rispetteranno l’obiettivo del 2 per cento. Al primo posto c’è la Polonia (3,90 per cento), seguita da Stati Uniti (3,49 per cento) e Grecia (3,01).

Il verdetto

Secondo Nicola Fratoianni, aumentare le spese militari al 2 per cento del Pil vorrebbe dire, «rispetto a quanto spendiamo oggi», aumentarle di «13 miliardi di euro in più ogni anno». Abbiamo verificato e la cifra corretta è un paio di miliardi di euro più bassa.

Secondo la Nato, nel 2023 l’Italia destinerà quasi 30 miliardi di euro nelle spese militari. Per arrivare al 2 per cento del Pil ne servirebbero altri 11 miliardi. Se si usano i dati del 2022 e del 2021, più solidi, l’aumento passa a circa 10 miliardi di euro.

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