Il Conclave sembra un partito, tra correnti e temi divisivi

I cardinali che eleggeranno il successore di Papa Francesco si dividono in conservatori e progressisti, ma che cosa significa in concreto questa distinzione?
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Il 28 aprile l’ufficio stampa della Santa Sede ha annunciato che il 7 maggio inizierà il Conclave, l’assemblea in cui i cardinali eleggeranno il successore di Papa Francesco.

Fare previsioni su chi sarà il futuro pontefice è difficile: le regole impongono la massima segretezza sui lavori del Conclave e l’esito del voto dipende da dinamiche interne alla Santa Sede, spesso imprevedibili. Un po’ come avviene nei partiti, anche nel Conclave esistono varie correnti, che esprimono visioni diverse sul futuro della Chiesa cattolica. Sulla base di alcuni indizi, però, è possibile intuire quali orientamenti potrebbero prevalere nella scelta del prossimo Papa.

Chi vota nel Conclave

Attualmente i cardinali in carica sono 252, ma potranno partecipare al Conclave ed eleggere il nuovo Papa solo i 135 “cardinali elettori” che hanno meno di 80 anni (in realtà il numero sarà inferiore, perché alcuni hanno già annunciato che non parteciperanno per motivi di salute).

Il potere di nominare i cardinali spetta al Papa: l’assoluta discrezionalità con cui può effettuare le nomine permette al pontefice in carica di influenzare, in parte, l’esito del Conclave che eleggerà il suo successore. Dei 135 “cardinali elettori”, 108 sono stati nominati da Papa Francesco, 22 da Papa Benedetto XVI e cinque da Papa Giovanni Paolo II. In termini “partitici”, li si potrebbe paragonare a un collegio di grandi elettori scelti in larga parte dal segretario uscente, chiamati ora a decidere la linea futura del movimento.

Il dato sulla composizione del Conclave è importante per capirne gli equilibri interni. Poiché l’80 per cento dei “cardinali elettori” è stato nominato da Papa Francesco, è più probabile – ma non certo – che il prossimo pontefice abbia idee affini alle sue. Nel corso del suo pontificato, Papa Francesco è stato considerato un pontefice “progressista”, con posizioni meno rigide su alcuni temi morali rispetto al fronte più conservatore.

Ma i numeri da soli non bastano a prevedere l’esito del Conclave. Per interpretare le dinamiche del Conclave, alcuni osservatori preferiscono distinguere tra chi vuole proseguire il cammino avviato da Francesco e chi intende segnare una discontinuità. «Più che parlare di progressisti e conservatori, forse ha senso parlare di continuità o rottura con il pontificato di Papa Francesco», ha spiegato a Pagella Politica Giovanni Vian, professore di Storia del cristianesimo all’Università Ca’ Foscari Venezia. «In 12 anni Papa Francesco ha posto le basi per un rinnovamento radicale della Chiesa cattolica, sebbene non sempre la sua spinta al cambiamento abbia avuto seguiti concreti. Tuttavia, Papa Francesco continua ad avere molti sostenitori all’interno del Conclave, quindi non mi stupirei se alla fine dovesse prevalere la scelta della continuità».

Oltre un terzo dei cardinali del Conclave (53) proviene da Paesi europei. Tuttavia, durante il suo pontificato, Papa Francesco ha nominato molti cardinali non europei, provenienti «quasi dalla fine del mondo», come lui stesso si era definito nel suo primo discorso in piazza San Pietro nel 2013. Inoltre, non ha nominato cardinali i vescovi di alcune delle principali città europee, come Milano, Venezia, Parigi e Madrid, che quindi non avranno rappresentanti nel Conclave.
Questa scelta ha inciso sull’attuale geografia della Chiesa cattolica, contribuendo a rendere il Conclave più rappresentativo e meno centrato sull’Europa: anche questo potrebbe influenzare l’elezione del successore di Papa Francesco.

Continuità e discontinuità

Al di là delle provenienze geografiche, le differenze principali riguardano la visione futura della Chiesa: guidare la Chiesa cattolica, infatti, significa fare scelte di campo su una serie di temi, politici e non. In questi anni, la Santa Sede si è interrogata, per esempio, sulla possibile apertura delle donne al diaconato, al sacerdozio e all’episcopato, sulla benedizione delle coppie omosessuali, e sulla possibilità di rendere opzionale il celibato dei preti. Oltre agli affari interni, la Chiesa dibatte anche sul suo posizionamento sui temi più politici, come la lotta ai cambiamenti climatici e i rapporti con la Cina, dove vivono milioni di fedeli cristiani nonostante lo Stato sia ufficialmente ateo.

Secondo Vian, dopo il Conclave cambierà «il modo con il quale, pure un Papa in “continuità” con Papa Francesco, ne interpreterà lo stile e il programma di rinnovamento». Dunque, sebbene meno probabile, non è da escludere che possa prevalere la linea della rottura. «Quando si elegge un Papa bisogna tenere conto della situazione politica internazionale, e in questo caso dell’avanzata del conservatorismo di destra in tante parti dell’Occidente. Ma non credo che l’influenza di Paesi come gli Stati Uniti possa risultare decisiva nell’elezione di un Papa “conservatore”», ha aggiunto lo storico. «Detto questo, esistono eccome all’interno della Chiesa degli oppositori a Papa Francesco, tant’è che in certi ambienti con sarcasmo si dice: “Speriamo che il prossimo Papa sia cattolico”».

In un articolo sulla rivista francese Le Grand Continent, lo storico delle religioni Alberto Melloni ha scritto di possibili ingerenze degli Stati Uniti e dell’amministrazione di Donald Trump nell’elezione di un Papa conservatore. Secondo Melloni, la recente visita a Roma del vicepresidente americano JD Vance – avvenuta il giorno prima della morte di Papa Francesco – sarebbe stata un tentativo di influenzare politicamente il Vaticano.
Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance incontra Papa Francesco in Vaticano – ANSA
Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance incontra Papa Francesco in Vaticano – ANSA

Temi caldi

Come in un partito alla vigilia di un congresso, il dibattito sui “temi di programma” misura il peso delle varie correnti.

Secondo Vian, uno dei temi centrali sarà il ruolo delle donne nella Chiesa e la loro eventuale ammissione ai ministeri, a partire dal diaconato, storicamente documentato nel primo millennio del cristianesimo. «Su questo tema, per me ormai decisivo per la Chiesa cattolica, Papa Francesco ha fatto delle aperture che gli sono costate feroci critiche da parte delle aree più conservatrici, perché si teme che il diaconato femminile possa essere un primo passo verso l’ordinazione sacerdotale delle donne. In realtà, però, oltre ad aprire il dibattito, Papa Francesco non ha realmente compiuto scelte concrete in questa direzione», ha spiegato lo storico.

Il progetto giornalistico The College of Cardinals Report, curato da giornalisti cattolici sotto la guida del vaticanista inglese Edward Pentin, ha stilato una lista di 22 cardinali “papabili”, indicando le loro posizioni sui principali temi che la Chiesa dovrà affrontare. La minoranza ha fatto aperture al diaconato femminile, mentre la maggioranza si è espressa contraria.

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Un discorso simile riguarda la benedizione delle coppie omosessuali. Nel 2023, il Dicastero per la Dottrina della fede – un dipartimento della Curia romana che promuove e tutela la dottrina della Chiesa cattolica – ha permesso per la prima volta ai sacerdoti di offrire benedizioni spontanee, e non liturgiche, alle coppie dello stesso sesso. Più volte, Papa Francesco ha ribadito che «la benedizione è per tutti», precisando però che si tratta della benedizione delle persone e non dell’unione, che «va contro le leggi della Chiesa». In generale – al netto di alcune gaffe – Papa Francesco è stato considerato attento alle istanze dei fedeli non eterosessuali. 

«Questo a mio parere è un tema importante per la sensibilità pubblica odierna, ma non così centrale come la questione del ruolo delle donne nella Chiesa. Le aperture di Papa Francesco al mondo LGBT gli sono costate le critiche di molti vescovi conservatori, specialmente quelli africani, che sull’omosessualità hanno una visione restrittiva», ha spiegato Vian.

Altri temi cruciali saranno l’attenzione alla lotta contro i cambiamenti climatici – centrale nel pontificato di Papa Francesco – e il posizionamento sul “Cammino sinodale tedesco” (in tedesco Der Synodaler Weg). Nel linguaggio ecclesiastico, il sinodo è un’assemblea di sacerdoti, a cui possono essere invitati a partecipare i fedeli, indetta da un vescovo per esaminare e decidere una questione di dottrina o amministrazione della Chiesa. Nel 2019, in risposta a uno scandalo di abusi sessuali che ha coinvolto la Chiesa cattolica tedesca, la Conferenza episcopale tedesca – insieme ad esponenti laici del Comitato centrale dei cattolici tedeschi – ha avviato un processo di riforma per affrontare temi strutturali e dottrinali ritenuti centrali per il futuro della Chiesa, tra cui la benedizione per le coppie dello stesso sesso, il sacerdozio femminile, la gestione del potere ecclesiastico e la richiesta di un maggiore coinvolgimento dei laici nelle decisioni dottrinali. 

Data la sua portata estremamente progressista, il Cammino sinodale tedesco ha incontrato forti resistenze da parte della Santa Sede, al punto che Papa Francesco ha chiesto ai vescovi tedeschi di interrompere il Comitato sinodale. Al momento, sebbene siano stati approvati diversi documenti dal Comitato, nessuno di questi ha valore vincolante per la Chiesa universale. Ma le istanze avanzate rimangono un nodo inevitabile con cui il prossimo Papa dovrà confrontarsi.

I papabili

A differenza di qualunque congresso politico, nessuno dei cardinali presenta una candidatura ufficiale né un programma formale: la regola è che lo Spirito Santo ispiri la scelta e il silenzio sostituisce la campagna elettorale.

Da quando è morto Papa Francesco, però, sulle testate giornalistiche italiane e internazionali sono iniziate a circolare liste dei suoi possibili successori. Secondo The College of Cardinals Report, i papabili tra i “cardinali elettori” sono 19. Alcuni nomi sono citati più di frequente rispetto ad altri.

Nella corrente progressista, Antonio Gokim Tagle è considerato uno dei candidati più forti alla successione di Papa Francesco. Filippino, 67 anni, ex arcivescovo di Manila, attualmente è pro-prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, l’organismo della Curia romana incaricato di coordinare le attività missionarie della Chiesa cattolica. Tagle è stato soprannominato “il Francesco asiatico” per la sua attenzione ai temi ambientalisti e le aperture verso gli omosessuali, pur rimanendo contrario all’aborto e all’eutanasia.
Il cardinale Antonio Gokim Tagle – ANSA
Il cardinale Antonio Gokim Tagle – ANSA
Tra i conservatori, i nomi più ricorrenti sono l’ungherese Péter Erdő e il guineano Robert Sarah. Erdő, 72 anni, primate d’Ungheria da oltre vent’anni, è esperto di dottrina cattolica ed è uno dei pochi cardinali nominati da Papa Giovanni Paolo II. È considerato un sostenitore del ritorno alla tradizione.

Sarah, 79 anni, è prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la Disciplina dei sacramenti, responsabile di regolare e promuovere la liturgia della Chiesa cattolica e di vigilare sulla corretta amministrazione dei sacramenti. Considerato vicino a Benedetto XVI, è noto per le sue critiche all’Islam e all’accoglienza dei migranti, che secondo lui potrebbero «mettere in pericolo» la civiltà occidentale. Nel 2023 ha criticato la benedizione delle coppie omosessuali, definendola «un’eresia che mina gravemente la Chiesa».

L’ipotesi italiana

Non mancano tra i papabili anche alcuni cardinali italiani. Tra questi ci sono: l’attuale segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin (70 anni), protagonista dei tentativi della Chiesa di dialogare con la Cina; il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa (60 anni), che è un frate francescano; il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi (69 anni), che ha posizioni progressiste e di dialogo con i partiti della sinistra italiana.
Il cardinale Pierbattista Pizzaballa – ANSA
Il cardinale Pierbattista Pizzaballa – ANSA
Ma quante sono le possibilità che il prossimo Papa sia italiano? «Quella di eleggere un Papa italiano è una suggestione che si ripete ormai in occasione di ogni Conclave, ma la tradizione di una curia romana e legata all’Italia è ormai passata, la Chiesa di oggi sembra essere molto più attenta a quello che accade nel mondo cattolico, anche lontano da Roma, rispetto a prima», ha risposto Vian. «Tra i cardinali italiani ci sono comunque esponenti di primo livello e infatti alcuni di essi sono nell’elenco dei papabili, quindi tutto può succedere».

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