L’Italia non è prima nell’avanzamento del PNRR, nemmeno con la settima rata

Giorgia Meloni esagera nel rivendicare il «primato» del nostro Paese, come già successo in passato
ANSA/FILIPPO ATTILI
ANSA/FILIPPO ATTILI
Il 1° luglio, con una nota pubblicata sul sito del governo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato la valutazione positiva preliminare annunciata dalla Commissione europea per l’erogazione dei 18,3 miliardi di euro della settima rata dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

«Con il pagamento della settima rata l’Italia confermerà il primato europeo nell’avanzamento del piano, con oltre 140 miliardi di euro ricevuti, corrispondenti al 72 per cento della dotazione finanziaria complessiva – ha dichiarato Meloni – e al 100 per cento degli obiettivi programmati nelle prime sette rate, pari a 334 tra milestone e target».

La settima rata del PNRR non è stata ancora incassata dall’Italia: ora il Comitato economico e finanziario, un organismo dell’Unione europea, avrà quattro settimane di tempo per approvare l’erogazione.

Dando per buono l’arrivo della settima rata, davvero l’Italia è prima in classifica tra i Paesi Ue nell’avanzamento del proprio piano nazionale, come sostiene Meloni? La risposta è no: la presidente del Consiglio esagera, sia se si considerano i fondi ricevuti sia se si guarda al numero di traguardi e obiettivi raggiunti. Inoltre, su un elemento cruciale – la spesa effettiva delle risorse – mancano dati comparabili a livello europeo, quindi è impossibile stabilire un primato.

Non è la prima volta che Meloni esagera l’avanzamento del PNRR rispetto a quello degli altri Stati europei: per esempio, era già successo a luglio e a novembre dello scorso anno. 
Pagella Politica

Iscriviti a I soldi dell’Europa

La newsletter che ti spiega come stiamo spendendo i 200 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Arriva ogni due lunedì. Leggi qui un esempio

Come funzionano i piani

Per chiarire meglio a che punto sono il PNRR e gli equivalenti piani nazionali degli altri Paesi Ue, prima è utile capire come funzionano.

Le risorse dei piani nazionali sono erogate dalla Commissione europea in varie rate, sulla base del raggiungimento di un numero concordato di traguardi (milestone) e obiettivi (target), da realizzare in un determinato periodo. I traguardi riguardano il completamento di passaggi formali o normativi, come l’approvazione di una legge. Gli obiettivi, invece, riguardano risultati concreti e misurabili, come l’assunzione di un determinato numero di personale. 

Per esempio, per poter chiedere la settima rata, l’Italia doveva raggiungere 64 tra traguardi e obiettivi entro la fine del 2024. Entro lo scorso 30 giugno, invece, il nostro Paese doveva centrare 40 tra traguardi e obiettivi per poter chiedere i 12,8 miliardi di euro dell’ottava rata. Il governo ha inviato la richiesta dell’erogazione alla Commissione Ue, che si esprimerà nelle prossime settimane.

È bene precisare che ogni Paese ha concordato con l’Ue un numero diverso di traguardi e obiettivi. In termini assoluti, l’Italia ne ha più di tutti (614 in totale) e il suo piano è anche quello con il valore finanziario più elevato, pari a oltre 194 miliardi di euro. Questa cifra corrisponde al 9,1 per cento del suo Prodotto interno lordo (PIL), la quarta quota più alta tra i Paesi Ue, dopo Grecia, Croazia e Spagna. Quasi 72 miliardi del PNRR sono erogati sotto forma di contributi a fondo perduto, che non vanno restituiti all’Ue, mentre circa 123 miliardi di euro sono prestiti, che l’Italia dovrà iniziare a restituire tra qualche anno.  

Non tutti i Paesi, poi, hanno concordato l’erogazione dei fondi in dieci rate, come ha fatto l’Italia. Altri cinque Paesi – tra cui la Spagna e la Grecia – hanno concordato dieci rate, mentre altri ne hanno concordate nove, altri ancora otto, sette e così via. In sintesi, i piani nazionali sono molto diversi tra loro, e ogni tentativo di fare una “classifica” su chi è più avanti deve in qualche modo tenere conto di queste differenze.

Che cosa ha fatto finora l’Italia

Detto questo, vediamo come si colloca l’Italia rispetto agli altri. Finora il nostro Paese ha raggiunto 334 traguardi e obiettivi del PNRR, considerando anche i 64 collegati alla settima rata. Questo significa che la percentuale di completamento del piano italiano è intorno al 54,4 per cento.

Secondo il database della Commissione europea, la percentuale italiana non è la più alta tra i 27 Paesi Ue: Francia e Danimarca, infatti, hanno percentuali di avanzamento più alte rispetto all’Italia, pari rispettivamente all’81 per cento e al 62 per cento (i dati della Commissione Ue sono arrotondati, senza decimali).
Passando alla questione dei fondi ricevuti, è vero che l’Italia ha incassato una quota molto ampia sul totale previsto. Tuttavia, anche qui il primato rivendicato da Meloni non è corretto.

Dando per incassati gli oltre 18 miliardi di euro della settima rata, il nostro Paese ha ricevuto fino a oggi 140,4 miliardi di euro. Questa cifra equivale al 72,2 per cento del valore complessivo del PNRR. Ma secondo i dati ufficiali, questa è la seconda percentuale più alta tra i 27 Paesi Ue, dietro alla Francia, che ha già ricevuto quasi l’85 per cento dei fondi previsti dal proprio piano.

Soldi incassati, ma non spesi

Il dato sui fondi incassati, inoltre, va considerato con cautela se si vuole fare un confronto sull’avanzamento dei piani: una volta ricevute, infatti, le risorse devono essere spese. E qui emergono i problemi maggiori. 

Il database della Commissione europea non contiene informazioni aggiornate sullo stato di spesa dei vari piani nazionali. Questa mancanza di trasparenza è stata segnalata di recente anche dalla Corte dei Conti europea, che in un rapporto ha criticato il meccanismo di erogazione dei fondi, basato sul raggiungimento di traguardi e obiettivi e non sulla spesa effettiva. «L’efficienza dell’uso delle risorse e, quindi, l’impiego ottimale delle risorse non possono essere valutati», ha sottolineato la Corte.

In ogni caso, sin dai primi mesi della sua attuazione, il PNRR italiano ha mostrato ritardi nella spesa, che non sono stati ancora risolti. Di recente, in un nuovo rapporto, l’Ufficio parlamentare di bilancio – un organismo indipendente che vigila sui conti pubblici – ha spiegato che «il rischio di non realizzare interamente la spesa entro il termine del 2026 è significativo».

A febbraio scorso, risultavano spesi circa 64 miliardi di euro, cioè quasi un terzo delle risorse complessive. In un’intervista con Il Messaggero del 29 giugno, il ministro degli Affari europei, le Politiche di coesione e per il PNRR Tommaso Foti ha dichiarato che a oggi la spesa effettuata è intorno agli 80 miliardi. Se questa stima fosse corretta, nei prossimi 18 mesi l’Italia dovrebbe spendere oltre 110 miliardi di euro, una cifra superiore a quella spesa nei primi tre anni.

INFORMATI AL MEGLIO, OGNI GIORNO

Con la membership di Pagella Politica ricevi:
• la newsletter quotidiana con le notizie più importanti sulla politica;
• le guide sui temi del momento (la prossima è sul decreto “Sicurezza”);
• l’accesso agli articoli esclusivi e all’archivio;
• un canale diretto di comunicazione con la redazione.
PROVA GRATIS PER UN MESE
In questo articolo
Newsletter

Politica di un certo genere

Ogni martedì
In questa newsletter proviamo a capire perché le questioni di genere sono anche una questione politica. Qui un esempio.

Ultimi articoli