In Italia le case sfitte sono più di 10 milioni

E il numero delle abitazioni non occupate in modo continuativo è destinato a crescere a causa della crisi demografica
Ansa
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L’Italia è ormai da tempo nel pieno di una crisi demografica. Di recente l’Istat ha certificato che nel 2022 la natalità nel nostro Paese ha toccato un nuovo minimo storico, per la prima volta con meno di 400 mila bambini nati. Uno dei problemi di cui si parla meno riguarda il continuo aumento del numero di case che rimangono inabitate o abitate in modo non continuativo. 

Secondo i dati Istat più aggiornati, nel 2019 quasi il 30 per cento delle abitazioni censite non era occupato: in valori assoluti stiamo parlando di circa 10,7 milioni di abitazioni su circa 36 milioni censite. Nei prossimi anni questo numero continuerà a salire: in base alle previsioni dell’istituto statistico nazionale, infatti, fra cinquant’anni ci saranno 12 milioni di abitanti in meno in Italia. E questo si tradurrà in un maggior numero di case vuote.

Al Sud ci sono più case inabitate che al Nord

Secondo Istat, il 34,8 per cento delle 8,2 milioni di abitazioni nelle regioni del Sud e il 37,8 per cento delle 4,3 milioni abitazioni nelle Isole non è abitato in modo continuativo. Nel complesso, quasi il 36 per cento delle abitazioni nel Mezzogiorno è inabitato.

Nelle regioni del Centro questo dato scende al 24,8 per cento, con 1,7 milioni di case inabitate su 6,8 milioni di abitazioni, mentre nelle regioni del Nord-Est è del 25,6 per cento su 6,7 milioni di abitazioni. Nelle regioni del Nord-Ovest è del 28,2 per cento su circa 10 milioni di case.

Lazio la migliore, Valle d’Aosta la peggiore

La regione con il maggior numero di case non abitate è la Valle d’Aosta dove si arriva al 56,7 per cento, seguita dal Molise con il 46,7 per cento. Sono sopra il 40 per cento anche la Calabria (44,5 per cento) e l’Abruzzo (41,1 per cento).

In un secondo gruppo di regioni ci sono la provincia autonoma di Trento e la Sicilia (entrambe al 39,5 per cento), la Liguria e la Basilicata (intorno al 38 per cento), la Puglia (33,4 per cento), la Sardegna (32,7 per cento) e il Piemonte (31,9 per cento).

Infine c’è un terzo gruppo di regioni che va dalle Marche (29,6 per cento) alla provincia autonoma di Bolzano (24,6 per cento). Le due regioni con il minor numero di case inabitate sono la Lombardia (23,7 per cento) e il Lazio con il 21,7 per cento. In valori assoluti la Lombardia, che è la regione più popolosa d’Italia, ha il maggior numero di abitazioni, seguita da Sicilia e Lazio.

Le differenze tra le province

Le province dove oltre la metà delle abitazioni risulta inabitata sono sette. Qui rientrano, tra le altre, la provincia di Sondrio (57 per cento), quella di Aosta (56,7 per cento), quella dell’Aquila (55,1 per cento) e quella di Agrigento (50 per cento).

Diciassette province, tra cui Belluno, Catanzaro, Cuneo e Sassari, hanno percentuali che vanno dal 40 al 50 per cento, mentre sono 36 quelle dove la percentuale è tra il 30 e il 40 per cento. Sono 38 le province tra il 20 e il 30 per cento e nove quelle sotto il 20 per cento (tra cui Bologna, Padova e Milano).

Quante sono le case non occupate a livello comunale

I dati Istat permettono di avere un quadro dettagliato fino al livello dei comuni. Nel 2019 i comuni italiani con oltre l’80 per cento di case inabitate erano più di 200, mentre quelli con meno del 20 per cento di case sfitte erano circa 1.200. 

Tra le città più grandi del Paese, a Roma era inabitato l’11,5 per cento delle abitazioni, a Milano l’11,9 per cento, a Napoli il 20,3 per cento, a Torino il 18 per cento e a Bologna il 12 per cento. 

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