Nelle ultime ore, la frana che il 26 novembre ha ucciso almeno otto persone a Ischia ha riportato d’attualità il dibattito sull’abusivismo edilizio in Italia. Molte abitazioni sull’isola, infatti, sono state costruite nel corso del tempo senza alcuna autorizzazione. Per trovare una soluzione a questa situazione, negli ultimi quarant’anni è stata approvata una serie di condoni, in modo da permettere ai cittadini di sanare la propria posizione nei confronti della giustizia, non senza polemiche.
Numeri alla mano, quanto è diffuso il fenomeno dell’abusivismo edilizio nel nostro Paese? Avere una risposta precisa a questa domanda è molto difficile, visto che si sta parlando di attività illegali, che per loro natura sfuggono in parte alle maglie della giustizia. È possibile però farsi un’idea di quali siano le regioni con più abusi edilizi e quali meno.
In questo settore, l’indicatore più citato e autorevole è quello pubblicato periodicamente da Istat, nel suo Rapporto Bes, una sigla che sta per “benessere equo e sostenibile”. Tra le altre cose, questo rapporto contiene le stime, realizzate dal Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio (Cresme), sull’abusivismo edilizio in Italia. Questo fenomeno è monitorato attraverso il cosiddetto “indice di abusivismo”, che quantifica il numero di costruzioni abusive realizzate in un anno ogni 100 costruzioni autorizzate dai comuni. Secondo i dati più recenti, sebbene provvisori, nel 2021 in Italia la proporzione stimata da quest’indice era di 15,1 abitazioni abusive ogni 100 autorizzate. Questa cifra, spiega Istat nel rapporto, è «ancora elevata, ma in allontanamento dai livelli raggiunti nel 2015-2017, quando le nuove abitazioni illegali si stima fossero pari a circa il 20 per cento di quelle autorizzate».
Ribadiamo che l’indice di abusivismo edilizio stima soltanto quante sono le abitazioni abusive rapportate al totale di quelle autorizzate ogni anno dai comuni: non dice quindi direttamente quante sono le case abusive sul totale. In più, questo indice considera solo le nuove abitazioni costruite, non il totale delle abitazioni presenti in Italia.
Nonostante questi limiti, l’indice di abusivismo edilizio resta la fonte migliore per analizzare il fenomeno in questione, perché permette di avere un quadro specifico regione per regione. Nel 2021 l’andamento decrescente dell’indice abusivismo edilizio, infatti, esprimeva differenze territoriali «estremamente marcate». Il fenomeno dell’abusivismo «si concentra soprattutto nel Sud e nelle Isole (dove mantiene livelli allarmanti, con valori dell’indice compresi tra 35 e 40) ed è presente in misura non trascurabile nelle regioni del Centro (dove il valore dell’indice è prossimo alla media italiana), mentre può considerarsi marginale in quelle del Nord», sottolinea il Rapporto Bes 2021 di Istat, pubblicato ad aprile 2021.
Numeri alla mano, quanto è diffuso il fenomeno dell’abusivismo edilizio nel nostro Paese? Avere una risposta precisa a questa domanda è molto difficile, visto che si sta parlando di attività illegali, che per loro natura sfuggono in parte alle maglie della giustizia. È possibile però farsi un’idea di quali siano le regioni con più abusi edilizi e quali meno.
In questo settore, l’indicatore più citato e autorevole è quello pubblicato periodicamente da Istat, nel suo Rapporto Bes, una sigla che sta per “benessere equo e sostenibile”. Tra le altre cose, questo rapporto contiene le stime, realizzate dal Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio (Cresme), sull’abusivismo edilizio in Italia. Questo fenomeno è monitorato attraverso il cosiddetto “indice di abusivismo”, che quantifica il numero di costruzioni abusive realizzate in un anno ogni 100 costruzioni autorizzate dai comuni. Secondo i dati più recenti, sebbene provvisori, nel 2021 in Italia la proporzione stimata da quest’indice era di 15,1 abitazioni abusive ogni 100 autorizzate. Questa cifra, spiega Istat nel rapporto, è «ancora elevata, ma in allontanamento dai livelli raggiunti nel 2015-2017, quando le nuove abitazioni illegali si stima fossero pari a circa il 20 per cento di quelle autorizzate».
Ribadiamo che l’indice di abusivismo edilizio stima soltanto quante sono le abitazioni abusive rapportate al totale di quelle autorizzate ogni anno dai comuni: non dice quindi direttamente quante sono le case abusive sul totale. In più, questo indice considera solo le nuove abitazioni costruite, non il totale delle abitazioni presenti in Italia.
Nonostante questi limiti, l’indice di abusivismo edilizio resta la fonte migliore per analizzare il fenomeno in questione, perché permette di avere un quadro specifico regione per regione. Nel 2021 l’andamento decrescente dell’indice abusivismo edilizio, infatti, esprimeva differenze territoriali «estremamente marcate». Il fenomeno dell’abusivismo «si concentra soprattutto nel Sud e nelle Isole (dove mantiene livelli allarmanti, con valori dell’indice compresi tra 35 e 40) ed è presente in misura non trascurabile nelle regioni del Centro (dove il valore dell’indice è prossimo alla media italiana), mentre può considerarsi marginale in quelle del Nord», sottolinea il Rapporto Bes 2021 di Istat, pubblicato ad aprile 2021.