All’interno del Partito Democratico si sta intensificando il dibattito su un’eventuale candidatura della segretaria Elly Schlein alle elezioni europee di giugno 2024. «La mia candidatura sarà l’ultima questione: ora lavoriamo per liste aperte alla società civile», ha dichiarato Schlein a la Repubblica in un’intervista del 6 gennaio, commentando la possibile sfida alle urne con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia non ha escluso una sua candidatura alle europee, che però sarebbe simbolica data l’incompatibilità di questo incarico con quello da capo del governo. Anche Schlein, se dovesse candidarsi ed essere eletta, dovrebbe scegliere tra il suo attuale ruolo di deputata nel Parlamento italiano e quello al Parlamento europeo, di cui ha già fatto parte dal 2014 al 2019. In base alla legge non si può essere contemporaneamente deputati (o senatori) e parlamentari europei.
Negli ultimi giorni alcune esponenti del PD hanno sollevato dubbi sulla candidatura di Schlein, dicendo che questa penalizzerebbe le altre candidate del partito. Per esempio, in una lettera pubblicata il 12 gennaio su L’Unità, l’ex ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli ha scritto che con la candidatura della segretaria «ci sarebbero conseguenze negative per le candidature femminili». «Se puntiamo a essere, come spesso ci proclamiamo, un partito femminista, allora le donne vanno adeguatamente valorizzate nelle liste», ha aggiunto De Micheli.
Ma davvero una candidatura di Schlein alle europee penalizzerebbe le donne del PD? Come vedremo, questo timore non è del tutto infondato. Per capire il perché, come prima cosa bisogna conoscere i meccanismi che regolano il voto alle elezioni.
Negli ultimi giorni alcune esponenti del PD hanno sollevato dubbi sulla candidatura di Schlein, dicendo che questa penalizzerebbe le altre candidate del partito. Per esempio, in una lettera pubblicata il 12 gennaio su L’Unità, l’ex ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli ha scritto che con la candidatura della segretaria «ci sarebbero conseguenze negative per le candidature femminili». «Se puntiamo a essere, come spesso ci proclamiamo, un partito femminista, allora le donne vanno adeguatamente valorizzate nelle liste», ha aggiunto De Micheli.
Ma davvero una candidatura di Schlein alle europee penalizzerebbe le donne del PD? Come vedremo, questo timore non è del tutto infondato. Per capire il perché, come prima cosa bisogna conoscere i meccanismi che regolano il voto alle elezioni.