No, il “campo largo” non ha vinto ovunque alle comunali

«Quando le forze progressiste si uniscono, vinciamo le elezioni», dice Schlein. Ma non in tutte le città è andata così
ANSA/FABIO FRUSTACI
ANSA/FABIO FRUSTACI
Il 13 giugno, ospite dell’evento “La Repubblica delle idee”, organizzato a Bologna da la Repubblica, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein è tornata a commentare (min. 23:40) la recente tornata delle elezioni comunali e i referendum su cittadinanza e lavoro, che non hanno raggiunto il quorum. 

Secondo Schlein, ora la «priorità» del Partito Democratico devono essere le elezioni regionali che si terranno nei prossimi mesi in Campania, Veneto, Toscana, Puglia e Marche. «Noi dobbiamo lavorare per costruire l’alternativa a queste destre e vincere. Perché è vero che il fatto che il referendum andasse così ha tolto anche un po’ spazio a un dato secondo me significativo, e cioè che quando le forze progressiste si uniscono insieme, attorno a una candidatura credibile e a un programma condiviso, che faccia sentire tutti a casa, noi vinciamo le elezioni», ha detto Schlein. «L’abbiamo fatto a Genova, l’abbiamo fatto ad Assisi, l’abbiamo fatto qui vicino a Ravenna, e l’abbiamo fatto anche qualche giorno fa a Taranto».

In realtà, non è vero che i candidati sindaco supportati dal “campo largo” – il nome con cui è indicata l’alleanza tra i partiti all’opposizione del governo Meloni – hanno vinto ovunque nelle ultime elezioni comunali. Ne sono un esempio proprio Taranto, citata da Schlein, e altre due città.

Il caso di Taranto

Al primo turno delle elezioni comunali a Taranto, che si è tenuto il 25 e 26 maggio, il candidato sindaco più votato è stato Pietro Bitetti, con il 37,4 per cento dei voti. A sostegno di Bitetti c’erano, tra le altre, le liste del Partito Democratico, di Alleanza Verdi-Sinistra e di Azione. Sebbene con divisioni interne, anche Italia Viva ha sostenuto ufficialmente la candidatura di Bitetti, con ex esponenti del partito di Matteo Renzi che hanno preferito candidarsi per Francesco Tacente, il candidato sindaco supportato dalla Lega e da altre liste civiche, arrivato secondo con il 26,1 per cento. 

Tra i partiti che sono all’opposizione del governo Meloni, il Movimento 5 Stelle non si è alleato con il Partito Democratico e ha appoggiato la candidatura di Annagrazia Angolano, arrivata quarta, dietro al candidato di Fratelli d’Italia e Forza Italia, Luca Lazzaro. 

Al ballottaggio, tenutosi l’8 e 9 giugno, ha vinto Bitetti (54,7 per cento), che ha battuto Tacente (45,3 per cento). Quest’ultimo è stato sostenuto anche da Fratelli d’Italia e Forza Italia, mentre la candidatura di Bitetti è stata appoggiata al ballottaggio dal Movimento 5 Stelle, che però in consiglio comunale rimarrà all’opposizione. La scelta di sostenere Bitetti al ballottaggio «non significa un nostro ingresso nella giunta o nella futura maggioranza», ha dichiarato Angolano. «Resteremo all’opposizione, ma saremo attenti, propositivi e intransigenti, come sempre nell’interesse esclusivo dei cittadini tarantini».

Dunque, le elezioni comunali di Taranto non sono un buon esempio per sostenere l’unità dei partiti all’opposizione.

Gli altri comuni

Discorso diverso vale per Genova e Ravenna. Nel capoluogo della Liguria, al primo turno ha vinto la candidata Silvia Salis (51,5 per cento), sostenuta da Partito Democratico, Alleanza Verdi-Sinistra, Movimento 5 Stelle e da liste civiche con candidati di Italia Viva, Azione e Più Europa. A Ravenna ha vinto Alessandro Barattoni (58,1 per cento), sostenuto dai partiti di centrosinistra e dal Movimento 5 Stelle, e da liste civiche che riunivano esponenti di Azione, Italia Viva e Più Europa. La città dell’Emilia-Romagna era già amministrata dal centrosinistra, mentre a Genova il centrosinistra è tornato a governare dopo dieci anni di amministrazione di centrodestra.

Ad Assisi, una città in Umbria con circa 27 mila abitanti, ha vinto al primo turno Valter Stoppini (51,6 per cento), sostenuto da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra e da alcune liste civiche. Stoppini è stato appoggiato da Azione, che però non ha presentato una propria lista, e da Italia Viva, che non ha presentato né una propria lista né propri candidati nelle liste civiche. In più, va sottolineato che Stoppini è stato per otto anni vicesindaco di Assisi, prima di prendere il posto lo scorso dicembre di Stefania Proietti, eletta presidente della Regione Umbria. 

Nel suo intervento a “La Repubblica delle idee”, Schlein ha omesso di citare due città più popolose di Assisi in cui l’alleanza tra i partiti all’opposizione non ha funzionato. A Rozzano, una città di oltre 40 mila abitanti in provincia di Milano, ha vinto al primo turno Mattia Ferretti De Luca (67,5 per cento), sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Secondo è arrivato Antonio Missi Leone (32,5 per cento), appoggiato dalle liste del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi-Sinistra, e di una lista civica, con candidati di Italia Viva. Anche Azione e Più Europa hanno dato il loro appoggio a Missi Leone, senza presentare candidati. 

A Lamezia Terme, città di quasi 70 mila abitanti in provincia di Catanzaro, al primo turno il più votato è stato Mario Murone (44 per cento), il candidato sindaco di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Il secondo più votato è stato Doris Lo Moro (31,8 per cento), appoggiato dalle liste del Partito Democratico, di Azione e del Movimento 5 Stelle, e da altre due liste civiche, con candidati di Italia Viva e Alleanza Verdi-Sinistra. Al ballottaggio Murone ha battuto Lo Moro, con il 54,7 per cento dei voti.

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