La produzione industriale in Italia è in calo da oltre un anno e mezzo

Da tempo le industrie producono meno del 2021 e non sembrano esserci segnali di ripresa
ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
Nonostante i proclami ottimistici di Fratelli d’Italia, l’industria in Italia va male ormai da tempo, un fenomeno negativo sottolineato di recente anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). Nella sua ultima nota sulla congiuntura economica, pubblicata il 1° agosto, l’organismo indipendente che vigila sui conti pubblici ha scritto infatti che l’economia italiana è caratterizzata da una «persistente flessione dell’attività industriale», compensata solo dalla crescita del settore dei servizi, che «continua a supportare l’attività economica» del Paese. Secondo l’Upb, la situazione è aggravata dal fatto che non ci sono segnali di «inversioni di rotta nel breve termine». 

L’andamento della produzione industriale

Ogni mese Istat pubblica i dati sulla produzione industriale in Italia. In concreto, l’istituto nazionale di statistica calcola un indice che misura come cambia nel tempo il volume fisico della produzione effettuata dalle industrie nel nostro Paese, escludendo quelle del settore delle costruzioni. Attenzione però: l’indice della produzione industriale non fornisce il valore assoluto del volume prodotto dalle industrie, ma il suo valore relativo a un determinato periodo. Se in un mese l’indice ha un valore inferiore a 100, e se a 100 corrisponde il valore della produzione registrato nel 2021, allora vuol dire che la produzione industriale in quel mese è inferiore rispetto a quella di tre anni fa, altrimenti è maggiore. I dati pubblicati da Istat sono destagionalizzati, ossia sono sottoposti a un processo statistico per rimuovere le variazioni cicliche e stagionali prevedibili, come il calo di agosto dovuto alle ferie estive.

Secondo i dati più aggiornati di Istat, a giugno l’indice della produzione industriale in Italia era pari a 95,5, un valore che scende a 95 se si considera la media con i due mesi precedenti. Come mostra il grafico, a parte qualche minima oscillazione mensile, la produzione dell’industria italiana è in flessione dal periodo tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Autunno 2022 è infatti stato l’ultimo periodo in cui la produzione industriale è stata sui livelli del 2021. Il calo è iniziato durante gli ultimi mesi del governo Draghi ed è proseguito durante tutto il governo Meloni.
Dal 2000 in poi, i tre principali periodi di calo della produzione industriale sono coincisi con tre crisi economiche. All’inizio del 2008 l’indice della produzione industriale valeva circa 125, ossia il 25 per cento in più rispetto al 2021. In un anno l’indice è crollato per poi risalire fino al 2011, quando è iniziata una nuova crisi che ha portato a un’ulteriore flessione. Tra il 2014 e il 2017 la produzione industriale è tornata a crescere, i due anni successivi sono stati caratterizzati da un andamento piuttosto piatto, fino all’inizio della pandemia di Covid-19, quando la produzione è di nuovo crollata, per poi riprendersi.

Anche i dati sulla variazione tendenziale mostrano un calo della produzione industriale che dura da tempo. Le variazioni tendenziali indicano come è cambiato in un mese il valore della produzione industriale rispetto al mese dell’anno precedente, e non vanno confuse con le variazioni congiunturali. Quest’ultime infatti mostrano come è cambiato in un mese il valore della produzione industriale rispetto al mese precedente. Come si vede dal grafico, fatta eccezione per gennaio 2023, durante tutti i mesi del governo Meloni – insediatosi il 22 ottobre 2022 – la produzione industriale mensile è calata rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.
Le variazioni tendenziali mostrano che in passato la produzione industriale è cresciuta durante il secondo governo Berlusconi, il secondo governo Prodi e nella seconda metà del quarto esecutivo Berlusconi, così come durante i governi Renzi, Gentiloni e Draghi. I cali più forti sono stati registrati a causa la pandemia, durante il secondo governo Conte, nella prima metà del quarto governo Berlusconi, durante il primo governo Conte e all’inizio del secondo governo Berlusconi.

Come va nel resto d’Europa

Secondo i dati più recenti raccolti da Eurostat, l’agenzia di statistica dell’Unione europea, nell’ultimo anno e mezzo la produzione industriale non è calata solo in Italia, ma anche in Germania, mentre in Francia e Spagna – gli altri due grandi Paesi Ue – l’andamento è stato più stabile. Detto altrimenti, in Francia e Spagna il livello della produzione industriale si aggira intorno al livello del 2021, mentre in Italia e in Germania è più basso rispetto a tre anni fa.
Quando si fanno questi confronti, va ricordato che si possono analizzare solo le variazioni relative e non quelle assolute. Per definizione, l’indice è pari a 100 nel 2021, anche se la Germania produce di più degli altri tre Paesi Ue. Il fatto che ora la Germania abbia un dato peggiore della Spagna non vuol dire che sta producendo di meno, ma che rispetto a tre anni fa sta facendo peggio della Spagna. Nel 2023 la produzione industriale tedesca pesava per il 27 per cento su quella dell’intera Ue, la produzione italiana per il 14 per cento, quella francese per il 12 per cento e quella spagnola per l’8 per cento. 

I dati sul lungo periodo mostrano che i quattro grandi Paesi Ue hanno andamenti nella produzione industriale tendenzialmente correlati, ossia tendono a crescere e a calare insieme, salvo alcuni periodi. Tra il 2000 e il 2003 la produzione di questi quattro Paesi ha avuto tendenzialmente un periodo altalenante, poi ha iniziato a crescere, in particolar modo la Germania, per crollare con la crisi del 2008. Un generale periodo di crescita è rimasto fino al 2011 quando Italia e Spagna hanno iniziato a registrare di nuovo forti cali. In Francia la flessione è stata più leggera, mentre in Germania la produzione è rimasta abbastanza stabile. Questa divergenza tra i Paesi si spiega con il fatto che la crisi di quegli anni aveva colpito di più gli Stati dell’Europa meridionale, tra cui appunto Spagna e Italia. 

La produzione spagnola è tornata a crescere già dal 2013, quella italiana dal 2014, mentre la produzione in Francia e Germania dal 2016. All’inizio del 2023 c’è stata una nuova separazione tra l’andamento della produzione nei quattro Paesi: in questa fase Italia e Germania vanno peggio di Francia e Spagna. 

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