Nella tarda serata del 18 dicembre, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha presentato in Commissione Bilancio alla Camera alcuni emendamenti per modificare il disegno di legge di Bilancio per il 2023. Ora i tempi in Parlamento per l’approvazione del testo finale si fanno sempre più stretti.
Seguendo una prassi consolidatasi negli ultimi anni, le modifiche proposte dal governo fanno parte del cosiddetto “maxiemendamento”, un unico articolo che fa da sintesi di tutti gli emendamenti presentati dai partiti della maggioranza e dell’opposizione, tenendo conto anche delle osservazioni fatte dalla Commissione europea. In seguito a una richiesta della presidenza della Camera, il governo ha però dovuto dividere il maxiemendamento per aree di competenza. Durante la giornata di lunedì 19 dicembre, la Commissione Bilancio della Camera valuterà se le modifiche proposte dal governo sono ammissibili e ne voterà l’approvazione. Visto che i partiti che sostengono il governo hanno la maggioranza dei voti in Commissione Bilancio, con tutta probabilità le modifiche saranno approvate.
Il testo del disegno di legge di Bilancio, modificato dalla Commissione Bilancio, dovrà poi ricevere il via libera dall’aula della Camera, dove è atteso tra martedì 20 dicembre e mercoledì 21 dicembre. I deputati avranno a disposizione qualche giorno di tempo per discutere la legge, in teoria per approvarla così com’è o proponendo altre modifiche. Nella pratica, visti i tempi molto stretti, è probabile che il governo decida di porre sul testo la cosiddetta “questione di fiducia”, come successo molte volte negli ultimi anni. In questo modo, il testo della legge di Bilancio sarebbe approvato eliminando la possibilità di discutere altre modifiche. Con questa decisione, il governo lega però il suo destino a una singola votazione: nel caso in cui perdesse (possibilità alquanto remota, al momento), dimostrerebbe di non avere più una maggioranza tra i partiti in Parlamento.
Secondo fonti stampa, l’approvazione della Camera dovrebbe arrivare tra il 24 e il 25 dicembre. Rispettando questa tabella di marcia, l’ultima settimana dell’anno il disegno di legge passerà al Senato, che avrà quindi tempi di lavoro molto ristretti e dovrà limitarsi ad approvare il testo senza proporre altre modifiche (una dinamica chiamata dagli esperti “monocameralismo di fatto” o “alternato”, perché l’unica camera che conta è quella che vota per prima). Una volta ricevuto il via libera anche del Senato, la legge di Bilancio sarà firmata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, per poi entrare in vigore dal 1° gennaio 2023. Lo scorso anno, il sì definitivo alla legge di Bilancio è arrivato il 30 dicembre.
Se dovessero accumularsi ulteriori ritardi, si farebbe sempre più concreto il rischio per il Paese di entrare nel cosiddetto “esercizio provvisorio”. In attesa che venga approvata la legge di Bilancio, nei quattro mesi del 2023 la spesa pubblica sarebbe permessa “in dodicesimi”, ossia dividendo per 12 mensilità la previsione di spesa fatta dal governo nella legge di Bilancio dell’anno precedente.
Ricordiamo a causa delle elezioni anticipate del 25 settembre, il governo Meloni è entrato in carica il 22 ottobre, presentando la legge di Bilancio in Parlamento il 29 novembre.
Seguendo una prassi consolidatasi negli ultimi anni, le modifiche proposte dal governo fanno parte del cosiddetto “maxiemendamento”, un unico articolo che fa da sintesi di tutti gli emendamenti presentati dai partiti della maggioranza e dell’opposizione, tenendo conto anche delle osservazioni fatte dalla Commissione europea. In seguito a una richiesta della presidenza della Camera, il governo ha però dovuto dividere il maxiemendamento per aree di competenza. Durante la giornata di lunedì 19 dicembre, la Commissione Bilancio della Camera valuterà se le modifiche proposte dal governo sono ammissibili e ne voterà l’approvazione. Visto che i partiti che sostengono il governo hanno la maggioranza dei voti in Commissione Bilancio, con tutta probabilità le modifiche saranno approvate.
Il testo del disegno di legge di Bilancio, modificato dalla Commissione Bilancio, dovrà poi ricevere il via libera dall’aula della Camera, dove è atteso tra martedì 20 dicembre e mercoledì 21 dicembre. I deputati avranno a disposizione qualche giorno di tempo per discutere la legge, in teoria per approvarla così com’è o proponendo altre modifiche. Nella pratica, visti i tempi molto stretti, è probabile che il governo decida di porre sul testo la cosiddetta “questione di fiducia”, come successo molte volte negli ultimi anni. In questo modo, il testo della legge di Bilancio sarebbe approvato eliminando la possibilità di discutere altre modifiche. Con questa decisione, il governo lega però il suo destino a una singola votazione: nel caso in cui perdesse (possibilità alquanto remota, al momento), dimostrerebbe di non avere più una maggioranza tra i partiti in Parlamento.
Secondo fonti stampa, l’approvazione della Camera dovrebbe arrivare tra il 24 e il 25 dicembre. Rispettando questa tabella di marcia, l’ultima settimana dell’anno il disegno di legge passerà al Senato, che avrà quindi tempi di lavoro molto ristretti e dovrà limitarsi ad approvare il testo senza proporre altre modifiche (una dinamica chiamata dagli esperti “monocameralismo di fatto” o “alternato”, perché l’unica camera che conta è quella che vota per prima). Una volta ricevuto il via libera anche del Senato, la legge di Bilancio sarà firmata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, per poi entrare in vigore dal 1° gennaio 2023. Lo scorso anno, il sì definitivo alla legge di Bilancio è arrivato il 30 dicembre.
Se dovessero accumularsi ulteriori ritardi, si farebbe sempre più concreto il rischio per il Paese di entrare nel cosiddetto “esercizio provvisorio”. In attesa che venga approvata la legge di Bilancio, nei quattro mesi del 2023 la spesa pubblica sarebbe permessa “in dodicesimi”, ossia dividendo per 12 mensilità la previsione di spesa fatta dal governo nella legge di Bilancio dell’anno precedente.
Ricordiamo a causa delle elezioni anticipate del 25 settembre, il governo Meloni è entrato in carica il 22 ottobre, presentando la legge di Bilancio in Parlamento il 29 novembre.