Nella notte dell’11 marzo oltre 30 persone sono andate disperse dopo un naufragio al largo delle coste della Libia. Secondo Alarm Phone, un servizio telefonico che fornisce assistenza ai migranti nel Mediterraneo, le autorità italiane, libiche e maltesi avrebbero cercato di «evitare che le persone venissero portate in Italia, ritardando l’intervento in modo che la guardia costiera libica arrivasse e riportasse con la forza le persone in Libia». La Guardia costiera italiana ha spiegato in un comunicato stampa che le operazioni di salvataggio erano di competenza della Libia, non intervenuta «a causa della mancanza di disponibilità di assetti navali». L’Italia ha poi inviato quattro navi mercantili che hanno iniziato le operazioni di soccorso «alle prime luci dell’alba» dell’11 marzo, quando è avvenuto il naufragio.
Giustizia
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