Giorgia Meloni si schiera contro l’accordo tra l’Unione Europea e il Marocco, che a suo dire avrebbe abbattuto i dazi doganali sulle arance marocchine, con conseguente danno per gli agricoltori siciliani. Andiamo a scoprire come stanno le cose.
Non si tratta esattamente di una delle “trovate ultime” dell’Unione Europea: risale al 2000 l’accordo di associazione tra l’Ue e il Marocco, che puntava a creare le basi per la progressiva liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli e della pesca. Una decisione del 2010 del Consiglio dell’Ue – che rappresenta i governi nazionali – autorizzava la conclusione di un accordo con il Marocco in tal senso (ricordiamo a Meloni che in quell’occasione l’Italia era rappresentata dal governo Berlusconi IV, di cui lei stessa faceva parte). L’accordo ha poi ricevuto il via libera dal Parlamento Europeo nel febbraio 2012. Una maggioranza bipartisan degli eurodeputati italiani ha però votato contro l’accordo, disobbedendo anche alla posizione del gruppo europeo nel caso dei popolari (Pdl), dei socialisti (Pd) e dei liberali (Idv). Nessun eurodeputato spagnolo ha votato a favore. Perché? Cosa prevedeva l’accordo?
Su questo Meloni si mostra preparata: l’accordo (pag. 2, lettera h) ha previsto l’eliminazione immediata del 55% delle tariffe doganali sui prodotti agricoli e di pesca marocchini (dal 33% precedente), e l’eliminazione in dieci anni del 70% delle tariffe sui prodotti agricoli e di pesca dell’Ue (dall’1% precedente).
Le reazioni non si sono fatte attendere. Come riportava Repubblica, per il presidente di Coldiretti Sicilia, Alessandro Chiarelli, l’accordo segnava “la fine dell’agricoltura siciliana”. “Oggi – spiegava Chiarelli – le arance dal Marocco sbarcano a Palermo a 30, 35 centesimi al chilo. Un prezzo che, grazie agli attuali dazi doganali, equivale più o meno a quelli applicati sulle arance siciliane. In futuro potrebbero arrivare a 17, 18 centesimi al chilo”. Nell’articolo Coldiretti aggiungeva che anche il prezzo dei limoni sarebbe potuto scendere “a 15 centesimi al chilo contro i 30 attuali”, nonché quello delle zucchine, “anche a 40 centesimi contro i 90 centesimi di oggi”. Quello che per gli agricoltori siciliani viene individuato come un fattore di minaccia, per i sostenitori dell’accordo è proprio motivo di sostegno: con l’apertura dei mercati ai prodotti marocchini i consumatori beneficerebbero di prezzi più bassi e di una maggiore varietà di scelta.
Ai nostri scopi la dichiarazione di Meloni è quasi del tutto corretta, l’unica pecca è lasciar intendere che si tratti di una decisione molto recente mentre l’accordo viene da più lontano, ed è stato finalizzato più di due anni fa: “C’eri quasi”.