Che Renzi abbia intenzione di cambiare la struttura istituzionale del nostro Paese non è certamente un mistero. Per convincere gli italiani della bontà delle sue ragioni, in diretta alla prima puntata di Announo afferma che siamo l’unico Paese al mondo con un sistema bicamerale perfetto.



Uno studio del professor Vincenzo Lippolis, docente di Diritto pubblico comparato alla Luispo-Università degli studi internazionali di Roma ci aiuta innanzitutto a capire di che cosa stiamo parlando. I parlamenti hanno generalmente una struttura monocamerale o bicamerale. Il bicameralismo sorse in Inghilterra, attorno al XIV secolo per dare rappresentanza a classi o ceti sociali diversi. Tale idea viene superata con il radicalismo democratico della rivoluzione francese e la connessa idea di una sovranità nazionale indivisibile la cui espressione non poteva che essere affidata ad un’unica assemblea. La rivoluzione francese, però, non portò ad un superamento del bicameralismo, forma che sopravvisse con funzioni diverse. Tra le ragioni che storicamente hanno giustificato il bicameralismo vi è stata quella di evitare la concentrazione del potere in un’unica assemblea e di crearne una seconda che agisse da freno o che svolgesse un ruolo politico di conservazione (una camera di contrappeso). Il modello di bicameralismo non è ovviamente identico in tutti i Paesi in cui ha trovato attuazione. Esso varia quanto a metodo di formazione, composizione, poteri e ruolo effettivamente svolto nel sistema politico-istituzionale.



Secondo l’Unione Interparlamentare – l’organizzazione internazionale che riunisce i rappresentanti dei parlamenti degli Stati sovrani del mondo – i parlamenti bicamerali sono 79, pari al 41,15% del totale dei Paesi considerati.In questa dichiarazione, però, Renzi parla di una categoria specifica di sistema bicamerale, quello perfetto. I sistemi bicamerali, infatti, si distinguono in perfetti o paritari e diseguali o differenziati in base al fatto che le due camere esercitino o meno identici poteri. Come leggiamo in questa ricostruzione storica (a cura del servizio studi della Camera), quello italiano è proprio un sistema bicamerale paritario e perfetto scelto dall’Assemblea Costituente come compromesso tra le sinistre (che premevano per il monocameralismo), e democristiani e partiti laici (che volevano mantenere un sistema bicamerale anche se non riuscivano a trovare l’intesa su che cosa la seconda camera dovesse rappresentare). E tale sistema è sopravvissuto ai diversi tentativi di riforma, che come vediamo nello studio proposto, si sono succeduti nel corso dei decenni. In Europa, oltre a quello italiano, ci sono 16 parlamenti bicamerali (12 se consideriamo i Paesi della sola Unione Europea).





Come sostiene Lippolis (si veda pagina 46), confermato dall’analisi del servizio studi della Camera, l’unico altro sistema bicamerale simile al nostro è quello delineato dalla costituzione della Romania del 1991, che però è stato parzialmente modificato dalla revisione apportata nel 2003. Tale revisione ha mantenuto la titolarità del rapporto fiduciario in capo ad entrambe le Camere, ma ne ha differenziato i poteri legislativi: vi è una ripartizione per materie che comporta la necessaria presentazione dei progetti di legge in una o l’altra assemblea. La Camera che ha diritto ad esaminare per prima il progetto di legge ha una competenza prevalente rispetto all’altra nel senso che ad essa spetta la decisione definitiva.



Questa riforma rende pienamente corretta la dichiarazione di Renzi: in Europa, siamo il solo Paese con un sistema bicamerale paritario e perfetto; “Vero”!