In questa dichiarazioni Giannino parla a 360 gradi di economia interna, export e produzione industriale. Ma il leader di Fare avrà ben riportato tutti i dati? E’ vero che l’Italia non è poi così male dal punto di vista delle esportazioni? Cerchiamo di verificare quanto detto.
Secondo i dati Eurostat i consumi finali rappresentano un po’ più dei tre quarti citati da Giannino, arrivando a toccare, nel 2011 (ultimo dato disponibile già consolidato, se si escludono le previsioni 2012) l’81.8% del Prodotto Interno Lordo.
Anche i dati sull’export sono leggermente superiori a quelli riportati dall’economista: nel 2011 l’export italiano era, infatti, del 28.8% e la previsione per il 2012 è del 30% (si veda tabella in basso).
Qualche imprecisione per giocare sulle proporzioni tre quarti–un quarto? Sicuramente, ma perdonabile. Tuttavia è necessario fare un paio di precisazioni sulla dichiarazione, prima di indurre in errore i meno ferrati in economia. Innanzittutto Giannino sbaglia – anche se si corregge da solo – quando parla di domanda interna; quest’ultima infatti non considera solo i consumi ma anche le importazioni e la formazione di capitale. Il suo valore è, quindi, complessivamente superiore o pari al Pil (si veda Eurostat). Infine l’affermazione di Giannino potrebbe, effettivamente, far pensare che il Pil sia composto solamente da due elementi, quali i consumi interni e le esportazioni. In realtà, il Prodotto Interno Lordo di un Paese è determinato da quattro macro aggregati: i consumi, gli investimenti, la spesa pubblica e il saldo commerciale (quest’ultimo rappresenta il saldo tra esportazioni ed importazioni). Quello che Giannino si limita a fare, in questa prima parte della sua dichiarazione, è “pesare” consumi interni ed esportazioni sul totale del Pil, per mostrare la loro rispettiva rilevanza nell’economia nazionale.
La stessa cosa abbiamo fatto noi per vedere se effettivamente le esportazioni sono aumentate, a fronte di una produzione industriale che ha perso 20 punti negli ultimi 5 anni (2007 – 2012). Come si evince dai due grafici qui riportati, Giannino ha più o meno ragione in entrambi i casi. L’export – a parte un crollo nel 2009 in seguito alla crisi finanziaria – ha ben retto questo periodo di crescita negativa, ritornando ai livelli del 2007, con ipotesi di crescita dal 2012 in poi.
La produzione industriale, invece, come più volte ricordato da Bersani (si veda qui e qui), è crollata di 20 punti percentuali in 5 anni, passando da 105.40 a inizio 2007 a 85.50 punti a inizio 2012 (si considerano i settori NACE b – c – d, e come anno base il 2005, dati riferiti a gennaio di ogni anno). Il dato si avvicina un po’ di più a quanto detto da Giannino, se consideriamo la fine del 2012, quando la produzione industiale è scesa a 80.80 (riducendosi di 25 punti percentuali rispetto al 2007); mentre non lo aiutano i dati medi dei due anni (2007 e 2012), che segnalano una riduzione di “soli” 22.69 punti percentuali – da 105.97 a 83.28.
Prime prove di Pagella Politica per Giannino che per questa volta deve “accontentarsi” di un “C’eri quasi”!