Dopo aver liquidato con acrimonia le consultazioni con il Premier incaricato Renzi, Grillo attacca alcune scelte fiscali del governo uscente.



Partiamo dalla ritenuta del 20% sui bonifici dall’estero, che è stata istituita il 6 agosto 2013 con la legge comunitaria n. 97, ed è diventata operativa all’inizio di febbraio. Oltre a suscitare numerose controversie, questa legge è finita anche nel mirino della Commissione Europea che ha aperto un’indagine a riguardo. La legge prevede effettivamente una ritenuta del 20% su tutti i bonifici da reddito di capitale provenienti dall’estero. Il nipote di cui parla Grillo, tuttavia, non si vedrebbe decurtato del regalo dal nonno poiché la ritenuta si applica agli introiti da investimenti detenuti all’estero; laddove si riuscirebbe a provare che il nipotino non stia riportando in Italia i guadagni fatti sul Dow Jones, il suddetto manterrebbe i suoi 1.000 euro.



La ritenuta è stata sospesa dal Ministero di Economia e Finanza proprio lo stesso giorno che Grillo la prendesse di mira dalla Camera. Come si può leggere nel comunicato, la legge era stata concepita come strumento per affrontare l’evasione ma l’insieme dei cambiamenti avvenuti nel contesto normativo internazionali “fa ritenere ormai superata la disposizione”, e “acconti eventualmente già trattenuti da intermediari finanziari sulla base della norma in oggetto saranno rimessi a disposizione degli interessati dagli stessi intermediari”.



Continuiamo la nostra verifica procedendo ad analizzare la seconda parte della dichiarazione, quella relativa allo scudo fiscale. Nella legge comunitaria n. 97 del 6 agosto è stata trasferita in legge italiana la “voluntary disclosure“. Da questa circolare dello Studio Tributario Bignami Associati si evince che la “collaborazione volontaria” è diversa da uno scudo fiscale perché non anonima e non esenta il richiedente dal pagare le imposte evase; semplicemente riduce le sanzioni. Tali sanzioni variano dal 3 al 15% per i Paesi “white list” e dal 6 al 30% per i Paesi “black list” (ovvero quelli a cui ci si riferisce più comunemente come “paradisi fiscali”). Su questo aspetto la circolare sopracitata sostiene che “nei casi più favorevoli le sanzioni complessive possono essere nell’ordine del 10%/15% (anche se una valutazione deve essere fatta caso per caso e solo una volta che saranno stati approvati i modelli di dichiarazione)”. La sanzione però – è importante ripeterlo – non è sostitutiva ma aggiuntiva all’aliquota.





E’ possibile che Grillo si riferisse al famoso scudo fiscale voluto dal governo Berlusconi, la cui aliquota era effettivamente del 5%. Quest’ultima però entrò in vigore nel 2009 e venne chiusa ad aprile del 2010: sarebbe strano attribuirla al governo uscente (pur nell’ottica di Grillo in cui l’alternanza politica degli ultimi anni è solo nella carta e non nei fatti).






Tiriamo le somme. Grillo cita una norma esistente – quella che aveva previsto la ritenuta del 20% sui bonifici dall’estero – applicandola ad un caso non pertinente – il nonno che manda 1000 euro al nipote. Successivamente chiama in modo improprio “scudo fiscale” uno strumento di alleviamento delle sanzioni per gli evasori la cui sola sanzione potrebbe arrivare ad essere il doppio di quella citata dal leader del Movimento 5 Stelle. Potremmo assumere che si riferisca comunque allo scudo del governo Berlusconi ma in questo caso si tratterebbe comunque di una approssimazione eccessiva. “Nì”.



P.S.: per maggiori informazioni sulla collaborazione volontaria consigliamo questo articolo de LaVoce.info.