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Tajani è fuorviante: la pace fiscale è un condono

| 11 agosto 2022
La dichiarazione
«Pace fiscale è: “Tu devi mille euro allo Stato, decidi di pagare domani mattina: ne paghi 500 [...]”. È una pace fiscale, perché tu paghi, il condono vuol dire che non paghi nulla»
Fonte: La corsa al voto – La7 | 10 agosto 2022
ANSA/GIANLUIGI BASILIETTI
ANSA/GIANLUIGI BASILIETTI
Verdetto sintetico
L’affermazione del vicepresidente di Forza Italia è fuorviante.
In breve
  • Con la pace fiscale proposta dal centrodestra, un contribuente non in regola con il fisco pagherebbe solo una parte del proprio debito. Un’operazione vantaggiosa, che rientra nell’ampia definizione di condono fiscale. TWEET
Il 10 agosto, ospite a La corsa al voto su La7, il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani, ha difeso (min. 01:17:26) la necessità di introdurre la cosiddetta “pace fiscale” per recuperare una parte dei debiti che i contribuenti hanno con il fisco. «Pace fiscale è: “Tu devi mille euro allo Stato, decidi di pagare domani mattina: ne paghi 500”», ha spiegato Tajani, sottolineando che non si tratta di un «condono» perché «il condono vuol dire che non paghi nulla», mentre con la pace fiscale paghi solo una parte del debito con il fisco.

Le cose però non stanno così: nella sostanza, la pace fiscale e il condono sono la stessa cosa.

Che cos’è un condono

Secondo la Treccani, un condono fiscale è un «provvedimento legislativo che prevede un’amnistia fiscale e ha lo scopo di agevolare i contribuenti che vogliano risolvere pendenze in materia tributaria». Nella letteratura scientifica un condono (tax amnesty in inglese) è definito come «l’opportunità data ai contribuenti di saldare un debito con il fisco (inclusi gli interessi e le more) pagandone solo una parte».

Un libro pubblicato nel 2008 dal Fondo Monetario Internazionale, dedicato proprio alle tax amnesties, definisce il condono fiscale come «un’offerta fatta da un governo ai contribuenti per pagare una parte del debito verso il fisco, in cambio di uno sconto e della libertà da eventuali processi legali». 

Nonostante la dichiarazione di Tajani, la pace fiscale promossa dal centrodestra rientra in ognuna di queste definizioni e l’intenzione di escludere una finalità condonistica è dunque impossibile. La pace fiscale infatti propone ai contribuenti non in regola con il fisco condizioni vantaggiose, con ampi sconti, per regolare la propria posizione pagando solo una parte del debito.

Molti governi italiani hanno fatto ricorso a condoni simili alla pace fiscale per provare a raccogliere una parte dei crediti del fisco. Per esempio, nel 2016 l’allora governo guidato da Matteo Renzi aveva introdotto la rottamazione delle cartelle esattoriali. I cittadini che avevano un debito con il fisco, contratto tra il 2000 e il 2015, avevano così potuto regolarizzare la propria posizione pagando l’intero importo dovuto, senza gli interessi di mora e le sanzioni aggiuntive. 

In passato, anche il leader della Lega Matteo Salvini, uno dei maggiori sostenitori dell’introduzione di una pace fiscale, aveva riconosciuto che il condono e la pace fiscale sono nella sostanza la stessa cosa. «La parola “condono” suona male?», aveva scritto su Twitter Salvini il 12 maggio 2020. «Chiamiamolo pace fiscale».

Il verdetto

Secondo Tajani, la pace fiscale non è un condono, perché con la prima il contribuente che ha un debito con il fisco ne paga comunque una parte, mentre con il secondo no. Questa affermazione è fuorviante: sebbene la pace fiscale possa avere dettagli diversi, nella sostanza è un condono fiscale, nel momento in cui agevola i contribuenti che vogliono regolarizzare la propria posizione con il fisco.

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