Il traffico, incubo quotidiano dei romani, è stato oggetto di molte dichiarazioni dei candidato a sindaco di Roma durante “Sfida Capitale” a Piazza pulita. Tra questi, Marcello De Vito, candidato portavoce del M5S, che snocciola una serie di dati che ci permettono di andare a verificare lo stato del traffico nella capitale.
Partiamo dalla classifica TomTom: una inusuale fonte per gli analisti di Pagella Politica, ma appropriata per il tema trattato. La famosa ditta olandese di navigatori satellitari sfrutta, infatti, i milioni di dispositivi in giro per il mondo per raccogliere oltre seimila miliardi di rilevazioni sul traffico e stilare ogni anno il Congestion Index. Questo indice tiene in considerazione 161 città sparse tra il Nord America, Europa, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda, e confronta il tempo di percorrenza nei momenti di picco di traffico con il tempo di percorrenza a traffico regolare.
A Roma l’aumento medio di percorrenza dovuto al traffico sarebbe pari a circa +33%; De Vito correttamente riporta la posizione in classifica dell’Urbe, che si colloca al decimo posto. Secondo la classifica TomTom, la congestione dela città eterna sarebbe comparabile a quella di Los Angeles, la cui mole di traffico è piuttosto sostenuta ed è entrata ormai nell’immaginario collettivo anche di chi a Los Angeles non c’è stato mai, grazie ai numerosi contributi cinematografici. I rallentamenti peggiori nella Caput Mundi si riscontrerebbero negli orari di punta mattutini (+76%), come si può vedere nel rapporto dettagliato sulle città europee monitorate.
De Vito riporta correttamente la posizione nella classifica TomTom ma è eccede nel dire che Roma sia “decima al mondo” visto che, ad esempio, nel campione studiato, sembrano mancare del tutto le città dell’Asia, dell’Africa (al di fuori del Sud Africa) e dell’America Latina
Passiamo al numero di auto sulle strade di Roma. Sfruttiamo qui il documento dell’Agenzia della Mobilità del Comune di Roma con dati relativi al 2011. Il documento – caricato purtroppo non in ottima risoluzione, ma contenente molti dati utili per capire il contesto della mobilità cittadina – raccoglie, a pagina 8, i “dati sintetici di domanda” dei vari mezzi di trasporto all’ora di punta della mattina. In parole povere, quante macchine girano per le strade di Roma alle 7.45? Riportiamo qui sotto la matrice disponibile a pagina 8 del rapporto. Tale matrice divide il numero di macchine per origine e destinazione (5 aree cittadine, la Provincia e la Regione), ragion per cui, in base al dato che serve, scegliamo il riquadro relativo. Il traffico puramente intraurbano sarebbe di 287.117 auto, ma siccome a un romano in fila non cambia niente se la macchina davanti a lui proviene dall’Eur, da Frascati o da Frosinone, è più corretto, probabilmente, considerare tutte le auto nella matrice qui di seguito riportata. Sulle strade di Roma, nel momento di peggior traffico, circolerebbero quindi 405.011 auto. Impreciso, in questo caso, De Vito, che peraltro non sottolinea che si tratta non del traffico medio, bensì della situazione nel momento peggiore.
Passiamo adesso al numero di incidenti, un tema già affrontato da Marino in un’analisi pubblicata qualche giorno fa. I dati rilasciati sul numero di incidenti stradali nel 2012 dal Comune di Roma, nella sezione Open Data, sono molto poco fruibili per gli analisti di Pagella Politica, per questo ci affidiamo al rapporto “Incidenti Stradali” dell’Istat, rilasciato a ottobre 2012 e riguardante l’anno 2011. Come si può vedere alla tavola 1.5, nel 2011 gli incidenti stradali, nel Comune di Roma, erano 18.235 e hanno provocato 186 morti e 24.164 feriti. Pare che De Vito abbia confuso il numero dei feriti con il numero di incidenti, mentre il candidato pentastellato riporta correttamente il numero di vittime. Dubitiamo, invece, che dopo i 18.561, 18.496 e 18.235 incidenti nel triennio 2009-2011, ci possa essere un aumento del 33% tale per cui il candidato a 5 stelle possa avere a disposizione dei dati più recenti che gli diano ragione.
Su 4 dati, tre sostanzialmente corretti e un’imprecisione grave: “C’eri quasi” per De Vito.