Il 15 febbraio il senatore leghista Tony Iwobi ha detto in un’intervista ad Affaritaliani.it che «gli immigrati regolari residenti nel nostro Paese» sono «circa 6 milioni» e fra questi più di un milione ha la cittadinanza italiana. In totale, secondo Iwobi, gli immigrati regolari «hanno contribuito al 9 per cento del Pil» italiano.
Abbiamo verificato e il senatore della Lega riporta informazioni corrette.
Gli stranieri regolarmente residenti in Italia
Secondo i dati Istat, al 1° gennaio 2021, gli stranieri regolari residenti in Italia sono poco più di 5 milioni (5 milioni e 39 mila). Iwobi parla di «6 milioni di stranieri regolari» perché calcola nel totale un milione di stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza italiana negli ultimi dieci anni. Vedremo a breve a cosa faccia riferimento questo dato.
Il Rapporto sull’economia dell’immigrazione
La Fondazione Leone Moressa è un istituto di studi nato nel 2002 su iniziativa dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre Cgia, che appunto rappresenta gli interessi delle aziende di piccole e medie dimensioni. Le ricerche dell’istituto hanno lo scopo di quantificare il valore economico della presenza degli stranieri in Italia.
Secondo il Rapporto 2020 sull’economia dell’immigrazione, nel 2019, gli stranieri regolarmente presenti in Italia erano ancora 5,3 milioni. Gli occupati immigrati, secondo l’analisi, sono cresciuti rispetto al 2018 e «hanno prodotto il 9,5 per cento della ricchezza nazionale, per una cifra complessiva di quasi 147 miliardi di euro». Bisogna ricordare che si tratta solo di una stima e per lo più attribuibile a un’unica fonte come la fondazione Moressa. Iwobi riporta quindi una cifra sostanzialmente corretta ma approssimata per difetto.
Quasi la metà dei 147 miliardi di «Pil dell’immigrazione» è riconducibile al settore dei servizi.
L’incidenza maggiore dell’occupazione immigrata, secondo il rapporto, si registra nel settore agricolo e in quello turistico-alberghiero e ristorativo. In questi settori gli stranieri producono quasi il 19 per cento del valore aggiunto totale. Al terzo posto ci sono le costruzioni con il 18 per cento della ricchezza riconducibile al lavoro degli immigrati stranieri.
È interessante anche osservare la distribuzione territoriale: l’incidenza del «Pil dell’immigrazione» sulla ricchezza complessiva a livello regionale è più alta della media in cinque regioni, tutte del Centro-Nord: la Lombardia (12,2 per cento), l’Emilia-Romagna (12,1 per cento), il Lazio (11,1 per cento), la Toscana (10,5 per cento) e il Veneto (10,3 per cento).
Secondo l’elaborazione della Fondazione Moressa sui dati Istat, infine, «quasi 1,2 milioni di immigrati dall’estero sono diventati cittadini italiani» dal 2010 al 2019 (Grafico 1). Anche questa una cifra riportata correttamente dal senatore Iwobi, anche se non si può essere certi di quanti siano rimasti in Italia negli anni successivi alla cittadinanza né di quanti altri cittadini italiani nati all’estero abbiano ricevuto la cittadinanza ancor prima del 2010 e siano ancora residenti nel nostro Paese.
Abbiamo verificato e il senatore della Lega riporta informazioni corrette.
Gli stranieri regolarmente residenti in Italia
Secondo i dati Istat, al 1° gennaio 2021, gli stranieri regolari residenti in Italia sono poco più di 5 milioni (5 milioni e 39 mila). Iwobi parla di «6 milioni di stranieri regolari» perché calcola nel totale un milione di stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza italiana negli ultimi dieci anni. Vedremo a breve a cosa faccia riferimento questo dato.
Il Rapporto sull’economia dell’immigrazione
La Fondazione Leone Moressa è un istituto di studi nato nel 2002 su iniziativa dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre Cgia, che appunto rappresenta gli interessi delle aziende di piccole e medie dimensioni. Le ricerche dell’istituto hanno lo scopo di quantificare il valore economico della presenza degli stranieri in Italia.
Secondo il Rapporto 2020 sull’economia dell’immigrazione, nel 2019, gli stranieri regolarmente presenti in Italia erano ancora 5,3 milioni. Gli occupati immigrati, secondo l’analisi, sono cresciuti rispetto al 2018 e «hanno prodotto il 9,5 per cento della ricchezza nazionale, per una cifra complessiva di quasi 147 miliardi di euro». Bisogna ricordare che si tratta solo di una stima e per lo più attribuibile a un’unica fonte come la fondazione Moressa. Iwobi riporta quindi una cifra sostanzialmente corretta ma approssimata per difetto.
Quasi la metà dei 147 miliardi di «Pil dell’immigrazione» è riconducibile al settore dei servizi.
L’incidenza maggiore dell’occupazione immigrata, secondo il rapporto, si registra nel settore agricolo e in quello turistico-alberghiero e ristorativo. In questi settori gli stranieri producono quasi il 19 per cento del valore aggiunto totale. Al terzo posto ci sono le costruzioni con il 18 per cento della ricchezza riconducibile al lavoro degli immigrati stranieri.
È interessante anche osservare la distribuzione territoriale: l’incidenza del «Pil dell’immigrazione» sulla ricchezza complessiva a livello regionale è più alta della media in cinque regioni, tutte del Centro-Nord: la Lombardia (12,2 per cento), l’Emilia-Romagna (12,1 per cento), il Lazio (11,1 per cento), la Toscana (10,5 per cento) e il Veneto (10,3 per cento).
Secondo l’elaborazione della Fondazione Moressa sui dati Istat, infine, «quasi 1,2 milioni di immigrati dall’estero sono diventati cittadini italiani» dal 2010 al 2019 (Grafico 1). Anche questa una cifra riportata correttamente dal senatore Iwobi, anche se non si può essere certi di quanti siano rimasti in Italia negli anni successivi alla cittadinanza né di quanti altri cittadini italiani nati all’estero abbiano ricevuto la cittadinanza ancor prima del 2010 e siano ancora residenti nel nostro Paese.