Silvio Berlusconi dimostra una leggera confusione, e contraddice dei numeri da lui stesso affermati in precedenza con più precisione. Sono, infatti, 8 milioni 173 mila gli italiani in condizioni di povertà relativa secondo gli ultimi dati Istat aggiornati al 2011, corrispondenti a 2 milioni 782 mila di famiglie, il 13,6% della popolazione italiana.
I numeri si basano su una soglia convenzionale – la linea di povertà – che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. La soglia per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile per persona nel Paese, che nel 2011 è risultata di 1.011,03 euro, 19 euro in più rispetto all’anno precedente.
L’Istat informa che la povertà è maggiormente diffusa al sud, tra le famiglie più ampie, in particolare con tre o più figli, soprattutto se minorenni. Inoltre, viene identificata una forte correlazione tra povertà, bassi livelli di istruzione, bassi profili professionali ed esclusione dal mercato del lavoro: se la persona di riferimento ha al massimo la licenza elementare, l’incidenza di povertà è pari al 18,1% (contro il 5% osservato tra i diplomati e oltre) e sale al 27,8% se è alla ricerca di occupazione.
“C’eri quasi” per Berlusconi, che si avvicina ma non indovina un dato già citato correttamente.