Ampiamente ripreso dai quotidiani, lo studio citato da Grillo, dal titolo “La ripresa dell’anno dopo – Serve un piano di lavoro per la crescita e l’occupazione”, è stato pubblicato dalla Cgil lo scorso primo giugno.


In breve, lo studio stima che saranno necessari 13 anni per ritornare al livello del Pil del 2007; 63 anni per tornare allo stesso livello di occupazione, e che non sarà “mai” possibile recuperare il livello dei salari reali (qui la versione integrale). Senza dubbio Grillo cita correttamente i dati della Cgil, ma resta fondamentale chiedersi se queste stime tanto sbandierate dai quotidiani e dal leader del M5S siano effettivamente affidabili.


In realtà, la metodologia seguita dallo studio è quanto meno discutibile. Come ha spiegato anche Davide De Luca de Il Post, commentando un intervento di Susanna Camusso a Ballarò, lo studio è stato costruito “senza elaborare alcun modello econometrico originale” e la Cgil si è limitata a proiettare le stime dell’Istat per il 2014 anche agli anni successivi “a prescindere dalla congiuntura internazionale”. In termini pratici: se per il 2014 l’Istat ha previsto un tasso di crescita del Pil dello 0.7%, questo stesso tasso è stato applicato anche per il 2015, 2016, e così via, fino a raggiungere il livello del Pil del 2007. Un metodo francamente azzardato, che non tiene in considerazione alcun contesto macroeconomico né, più banalmente, la possibilità che l’Italia cresca, in futuro, più dello 0.7% (basta guardare le previsioni del Fondo Monetario Internazionale per tirarsi un po’ su di morale). Stessa cosa è stata fatta per l’occupazione (dove peraltro non viene presa in considerazione il tasso di crescita della popolazione totale) e per i salari reali (il cui tasso di crescita è negativo per il 2014 e da qui, la deduzione apocalittica della Cgil che il livello del 2007 non verrà recuperato “mai”!). 


Il metodo seguito dallo studio è davvero di scarsa validità scientifica, un aspetto che la stessa Camusso ha in qualche modo riconosciuto nella citata puntata di Ballarò: la stessa segretaria generale della Cgil ha affermato che si trattava di una provocazione. Grillo riporta i dati in modo preciso, senza  contestualizzarli nè aggiungendo importanti elementi di metodologia che, di fatto, tolgono un po’ del sensazionalismo della notizia. Per questo, gli sfugge il “Vero” aggiudicandosi un “C’eri quasi”, nella speranza che il prossimo “studio” della Cgil sia più rigoroso e che i nostri giornalisti e i politici si premurino di darne una lettura più approfondita (erano appena 7 pagine…)!