La politica del “rigore” attuata negli ultimi giorni del governo Berlusconi e dal governo Monti è servita (e serve) a controllare e contenere maggiormente l’aumento del debito pubblico e la conseguente spesa per interessi per rispettare i parametri di finanza pubblica imposti dalll’Euro Sistema.



Questi parametri, e le politiche fiscali legate ad essi, sono stabiliti e condivisi dagli Stati membri con l’obiettivo di regolare la politica fiscale nazionale e la politica monetaria dell’intera area, al fine di contenerne l’inflazione e l’aumento del debito pubblico. Con l’avvento dell’euro non è infatti più stato possibile ricorrere a politiche monetarie nazionali per “svalutare” gli interessi sul debito pubblico attraverso la creazione indiscriminata di nuove moneta, il tutto a scapito del contenimento dell’inflazione e quindi della tutela di risparmiatori e investitori.



I “sacrifici” di cui parla Alfano sono in sintesi manovre correttive di politica fiscale per controllare i parametri legati al rispetto del Patto di Stabilità e delle decisioni ad esso legate da parte dell’Eurozona: è chiaro che essi sono determinati dagli Stati membri, e quindi anche dalle molto influenti Francia e Germania. E’ anche vero che queste politiche di rigore sono a tutela di tutti gli investitori e risparmiatori dell’area euro (e in valuta euro), e che sono conseguenza di politiche passate italiane (ma anche spagnole, greche, etc..) estremamente lassiste nei confronti del contenimento del debito economico di fronte a una congiuntura economica mondiale sfavorevole (nel periodo 2008-2011 a governare l’Italia c’era il Pdl di Alfano che quindi ha “un po’ di responsabilità” e “non ci stava” molto a rispettare i vincoli di bilancio richiesti).



Alfano quindi si becca un bel “Nì”: l’Eurozona (anche – e non solo – Francia e Germania) ci chiede dei sacrifici necessari per mantenere accordi condivisi (il cui rispetto è richiesto da tutti gli stati membri) a correzione di politiche passate nazionali discutibili e a vantaggio di tutti i risparmiatori e investitori in valuta euro. E poi, fossero anche solo Francia e Germania a chiedercelo, siamo proprio sicuri che il Pdl “ci starebbe”?



(Ringraziamo Giorgio Gagnor per quest’analisi)