Il governo ha annunciato di voler procedere ad una riforma del catasto, resa necessaria – nelle parole di Renzi – dal modo “indecoroso” in cui vengono valutati gli immobili e dal loro numero. Perché è vero che in Italia ci sono più immobili che cittadini. Ma andiamo con ordine.



Cos’è il catasto



In breve, il catasto è l’inventario dei beni immobili dello Stato. La sua funzione è principalmente fiscale in quanto sulla base della rendita catastale si calcolano alcune imposte come l’Imu, o le tasse di registro e l’Iva al momento dell’acquisto.



La riforma



Di riformare il catasto si parla da anni. L’obiettivo è assicurare che i valori immobiliari riflettano i valori di mercato, e dunque che le imposte legate agli immobili non siano sotto o sovrastimate. Il 10 novembre, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo sull’istituzione delle nuove commissioni censuarie, primo passo per la riforma del catasto. Le commissioni censuarie sono incaricate di validare le funzioni statistiche determinate dall’Agenzia delle Entrate, che sono alla base della revisione del sistema estimativo del catasto. Tali funzioni statistiche devono esprimere la relazione tra il valore di mercato, la localizzazione e le caratteristiche edilizie dei beni per ciascuna destinazione catastale e per ciascun ambito territoriale.



Lo stock immobiliare nazionale



Secondo il Rapporto Immobiliare 2014 dell’Agenzia delle Entrate, in Italia nel 2013 si contavano circa 64,8 milioni di immobili, così ripartiti:






Quindi?



Renzi deve essere rimasto ai dati del 2011, quando si contavano circa 62,9 milioni di immobili. In ogni caso, il concetto è corretto: il numero di immobili è superiore alla popolazione (60,8 milioni secondo le ultime stime Istat), e l’imprecisione sul numero è troppo piccola per non dare al Premier un “Vero”.