Nel tentativo, poi naufragato, di dar vita ad un governo Pd-M5S, il neo-capogruppo alla Camera per il Partito Democratico, Roberto Speranza, indica una serie di punti di convergenza tra le due forze politiche. Vediamo quindi se le proposte citate da Speranza rientrano nei famosi 8 punti di Bersani.
Partiamo dall’ultimo tema tra quelli elencati da Speranza, quello sulla green economy. Il quarto degli otto punti indicati dal segretario del Pd è effettivamente dedicato all'”economia verde per lo sviluppo“. Nel testo leggiamo che “occorre convogliare massicci investimenti, pubblici e privati, sul versante del risparmio e dell’efficienza energetica e bisogna anche scommettere sull’energia pulita prodotta dalle fonti rinnovabili e sulla mobilità sostenibile”.
Quanto al citato allentamento del Patto di Stabilità, nel terzo punto -“misure urgenti sul fronte sociale e del lavoro“- troviamo la proposta di “trattare con la Commissione europea un allentamento temporaneo e selettivo del patto di stabilità interno per consentire spese per investimenti produttivi immediatamente cantierabili”.
Sul reddito di cittadinanza la situazione si fa più ingarbugliata. Speranza sostiene che sia una proposta che accomuna gli otto punti del Pd ai 20 punti del M5S, ma sul tema entrambi i partiti sembrano piuttosto confusi. Come spiegano Tito Boeri e Roberto Perotti su LaVoce.info, reddito di cittadinanza e reddito minimo garantito sono due cose diverse:”il reddito di cittadinanza è un programma di contrasto alla povertà di tipo universalistico in cui la concessione del sussidio non è subordinata a un accertamento delle condizioni economiche e patrimoniali dell’individuo”. In pratica, “viene assicurato a tutti indipendentemente dalla condizione lavorativa e dal reddito”. Il reddito minimo garantito è invece “un programma universale e selettivo al tempo stesso, nel senso che è basato su regole uguali per tutti (non limitato ad alcune categorie di lavoratori come nella tradizione italiana), che subordinano la concessione del sussidio ad accertamenti su reddito e patrimonio di chi lo domanda. Questo è uno schema oggi esistente, pur in forme molto diverse, in tutti i Paesi dell’Unione europea a 15 (e in diversi nuovi Stati membri)”.
Quando Speranza afferma che il reddito di cittadinanza fa parte degli otto punti si confonde con il reddito minimo garantito. Nel terzo degli otto punti citati sopra, il Pd propone infatti di “introdurre un salario o compenso minimo, determinato in riferimento agli accordi tra le parti sociali, per i lavoratori e le lavoratrici escluse dai contratti collettivi nazionali di lavoro.” Nei 20 punti “per uscire dal buio” esposti da Grillo sul blog, al primo posto troneggia un non meglio precisato “reddito di cittadinanza”. Tuttavia, da dichiarazioni precedenti sembra, invece, che ciò che ha in mente Grillo sia una forma di reddito minimo selettivo: “serve una rete di sopravvivenza con un reddito di cittadinanza di mille euro per tre anni che serve per non morire di fame […]. Il reddito di cittadinanza serve per tenere in vita chi perde il lavoro”; “devo dare il tempo a un giovane che vuole cercarsi lavoro – due anni, tre anni – deve avere mille euro al mese […] come in tutti gli Stati per bene del mondo” (qui e qui). Un intervento, dunque, mirato ai disoccupati e non un generico reddito di cittadinanza, di cui per assurdo godrebbe anche un miliardario. Insomma, su questo punto sia il M5S che Speranza sostengono di voler introdurre il reddito di cittadinanza, ma in realtà vogliono un reddito minimo.
Speranza cita correttamente il Patto di Stabilità interno e la green economy, mentre si confonde sul reddito di cittadinanza. L’imprecisione gli costa il massimo dei voti – “C’eri quasi”!