Zingaretti non è l’unico a vantarsi del numero di start-up create nella sua zona di amministrazione. Si era pavoneggiato anche Fassino, per il quale Torino si era qualificata, nel 2013, come città italiana con il maggior numero di nuove imprese (salvo poi essere smentito).



Partiamo dalle definizioni



Il concetto di “start-up” è entrato solo recentemente all’interno del linguaggio e del dibattito pubblico, ed è stato il governo Monti, con il dl n.179 del 2012 (il decreto Crescita 2.0), a legiferare per la prima volta su questa tipologia di impresa, i cui requisiti sono elencati all’articolo 25.



La nuova regolamentazione ha permesso a numerose imprese – già registrate presso le rispettive camere di commercio e dotate dei requisiti essenziali – di registrarsi ufficialmente come “start-up”, accedendo ad un programma di sostegno immediato di 200 milioni di euro e di ulteriori 110 milioni da rinnovare ogni anno.



Quante sono le start-up in Italia?



I dati più recenti, aggiornati al 6 ottobre di quest’anno, sono di Infocamere.






A guardare la grafica, Zingaretti sembra avere ragione. Con un totale di 248 start-up registrate, il Lazio si posiziona al terzo posto.



Non dobbiamo però dimenticare che il Lazio è una regione abbastanza popolosa rispetto alle altre. 5,9 milioni di abitanti contro, ad esempio, 4,9 del Veneto o 4,4 del Piemonte. Per questo motivo, e per consegnare un quadro più preciso della situazione, proviamo ad analizzare il “tasso di imprenditorialità” delle nostre regioni, ovvero ottenendo il numero di start-up ogni 100.000 abitanti.






Scopriamo qui che la regione più “imprenditoriale” è il Trentino-Alto Adige con 11,3 start-up ogni 100.000 abitanti. Seguono la Valle d’Aosta e le Marche. Il Lazio si posiziona in decima posizione con 4,2 start-up ogni 100.000 abitanti.



Detto ciò, questo non cambierà il nostro voto. Zingaretti si riferiva unicamente al numero di start-up presenti nel territorio di sua competenza. “Vero”.