Secondo la Caritas italiana, in una presentazione per l’Università di Padova intitolata “Famiglie vulnerabili: sperimentazione di nuove forme di accompagnamento“, il termine “vunerabile” – oggi molto in voga nell’ambito delle politiche sociali – identifica comunemente persone minacciate nella loro autonomia, dignità o integrità fisica o psichica. Si legge che “la vulnerabilità può derivare dall’età, dalla malattia, da un deficit fisico o psichico: in generale da una condizione esterna o interna alla persona, transitoria o stabile, che limita la capacità, il potere, l’intelligenza, il grado di istruzione, le risorse per proteggere da sole i propri interessi e i propri diritti, ciò che appella un dovere, la necessità di intervenire dall’esterno per proteggerle” (slide 5). La vulnerabilità, continua la presentazione, si posiziona in un “continuum incerto e precario, […] tra ben‐essere e mal‐essere, dove è ben difficile dire in quale punto finisce l’uno e inizia l’altro” (slide 3).
Il candidato Ignazio Marino ha, quindi, ragione quando pone l’accento sulla precarietà della situazione delle famiglie (o dei singoli) vulnerabili; si tratta, in effetti, di una posizione al limite del “baratro della miseria”. Ma quanti si trovano in Italia in questa situazione?
I dati a cui fa riferimento Marino sono molto probabilmente quelli presentati dallo stesso Comune di Roma – in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio – che ha realizzato nel 2011 il primo rapporto sulla povertà a Roma e nel Lazio. Come riportato in una nostra precedente analisi sulla percentuale di famiglie in condizioni di povertà, il rapporto non è disponibile gratuitamente in rete ma, ricorrendo ad alcuni articoli di giornali, tra cui questo di Repubblica, è possibile tracciare una parte del contenuto. Nel caso specifico, il rapporto sembra definire vulnerabili quelle famiglie che “nel Lazio hanno dichiarato di non poter sostenere spese impreviste di importo pari o superiore ai 750 euro: erano il 32 per cento nel 2008 (come la media nazionale), sono diventate il 38,8 nel 2009 (33,3 per cento la media nazionale)“.
Dati non proprio aggiornatissimi quindi per il candidato del Pd, ma sono gli ultimi disponibili a livello così locale; non possiamo non dargli “Vero”.
P.S.: per i più curiosi, qui il rapporto 2012 sulla povertà a Roma e nel Lazio. A differenza di quello del 2011 non vengono riportati dati sulle famiglie vulnerabili.