A Treviso per parlare di Ttip (il trattato di libero scambio Ue/Usa in corso di negoziazione), il deputato Cinquestelle Alessandro Di Battista attacca le imperfezioni del modello capitalista americano, a partire dalla situazione dei lavoratori.
Disoccupazione altissima
Non ci è chiaro quali siano i dati che ricorda Di Battista quando parla di “disoccupazione altissima” negli Usa. Come si può vedere consultando Eurostat, il tasso di disoccupazione americana nel primo trimestre di quest’anno era 5,6% – la metà del valore medio nell’Eurozona (11,2%) e meno della metà del tasso italiano (12,4%). Il tasso di disoccupazione giovanile (under-25) è quasi il quadruplo in Italia rispetto agli Usa. Dalla serie storica è evidente che, fatta eccezione per il periodo 2009-2011, il tasso di disoccupazione statunitense è rimasto sotto a quello italiano ogni altro anno dal 1999, e non ha mai superato quello della media dell’Eurozona nello stesso periodo.
Diritti dei lavoratori che non ci sono
Se Di Battista sbaglia palesemente sul tasso di disoccupazione, ha invece ragione sui diritti dei lavoratori, anche se il tema è molto più complesso. E’ vero che alcuni diritti che esistono in Italia non sono considerati negli Usa, almeno non nello stesso modo. Ad esempio, consultando le schede dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), scopriamo che negli Stati Uniti non vi è nessun tipo di obbligo giuridico collegato al licenziamento di un lavoratore, anche se alcune tutele possono essere presenti nei contratti. In Italia invece la riforma dell’articolo 18 non ha rimosso comunque una serie di tutele codificate nelle normative dello Stato. Un altro diritto che oltreoceano non c’è è quello dell’indennità di maternità. Secondo l’Ilo infatti gli Usa erano, insieme alla Papua Nuova Guinea, l’unico Paese al mondo a non offrire qualche tipo di indennità alle future madri. In Italia questa indennità non è tra la più generose (anzi), ma almeno esiste.
Per verificare questa parte della dichiarazione in maniera più olistica ci affidiamo all’Ocse, che pubblica degli indicatori compositi sulle normative per la protezione dell’impiego. Come si può verificare scaricando il foglio Excel, i punteggi dell’Italia nel 2013 erano ben più alti di quelli statunitensi su tutti e quattro gli indicatori, (ossia quelli che misurano la protezione contro il licenziamento individuale e collettivo, nonché la regolamentazione sulle tipologie di occupazione temporanea).
Il verdetto
La disoccupazione negli Usa non solo non è “altissima” ma è meno della metà di quella registrata in Italia. Di Battista guadagna quindi una “Panzana pazzesca” per la prima parte della sua frase. La seconda invece è sufficientemente generica per ottenere un “Vero”, dal momento che, secondo l’Ocse, i diritti dei lavoratori sono effettivamente più deboli negli Stati Uniti che in Italia ed alcuni diritti (come la maternità) totalmente inesistenti nei primi. Il voto finale è quindi “Nì”.