In una lunga intervista radiofonica con la trasmissione Non Stop News di RTL 102.5, Silvio Berlusconi ha descritto con toni cupi la situazione economica degli italiani. Ha parlato di 14 milioni di persone vicine alla povertà in Italia e di quasi 5 milioni in povertà assoluta: i dati confermeranno?



I numeri della povertà in Italia



Stimare le dimensioni del fenomeno povertà in Italia è uno dei compiti dell’Istat. Su questo tema vengono pubblicati report annuali, il più recente dei quali è del luglio 2015 e si riferisce al 2014. Nel report si legge che “1 milione 470 mila famiglie (5,7% di quelle residenti) è in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone”. Sono circa 900 mila persone in meno rispetto al totale citato da Berlusconi.



Le persone in povertà relativa erano invece il “10,3% delle famiglie e il 12,9% delle persone residenti, per un totale di 2 milioni 654 mila famiglie e 7 milioni 815 mila persone”. L’Istat notava che, dopo due anni di aumento, l’incidenza della povertà relativa e assoluta era stabile. Nel grafico in basso, tratto dalle serie storiche (disponibili qui), sono riportati i numeri delle persone residenti in Italia che rientrano nelle due categorie a partire dal 2005.



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Le serie storiche mostrano come la povertà assoluta si sia stabilizzata nell’ultimo anno, ma rispetto al minimo degli anni immediatamente precedenti la crisi – 1,6 milioni di persone nel 2006 – è quasi triplicata in Italia nell’arco di otto anni, raggiungendo i 4,1 milioni di oggi. La povertà assoluta raggiunge il 23,8%, quasi un quarto, per le famiglie composte da soli stranieri. È molto forte anche la differenza territoriale, con una percentuale di persone povere del 5,7% e del 5,5% rispettivamente al Nord e al Centro, ma del 9% al Sud.



Chi è povero



Vale la pena soffermarsi in breve sulle definizioni di povertà assoluta e relativa. La soglia di povertà assoluta, che ha ricevuto una nuova definizione nel 2005, è la cifra necessaria ad acquistare i beni e servizi inseriti in un paniere stabilito dall’Istat “per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile”.



Non è un numero fisso, ma varia in base “alla dimensione della famiglia, alla sua composizione per età, alla ripartizione geografica e alla dimensione del comune di residenza”. È possibile verificare le soglie per le diverse situazioni con questo calcolatore, che mostra ad esempio come, per due adulti residenti in un’area metropolitana del Nord, la soglia fosse di 1.126 euro di spese mensili nel 2014.



La povertà relativa è invece una misura, appunto, relativa, e dipende dal livello dei consumi familiari nel nostro Paese. Si ottiene a partire dalla spesa totale pro capite per consumi nel nostro Paese, che nel 2014 è stata di 1.042 euro al mese. Se una famiglia di due persone ha la stessa spesa mensile di questa media (calcolata invece, come dicevamo, su una persona sola) è considerata al di sotto della soglia di povertà relativa. Per le famiglie con più di due componenti si applicano coefficienti riportati qui.



A proposito della povertà relativa, il rapporto Istat contiene un interessante grafico che permette di entrare più nel dettaglio e considerare quale percentuale delle famiglie povere è sicuramente povera, quasi povera o appena povera, definita in base allo scostamento dalla media standard dei consumi.






“Alle soglie della povertà”



Berlusconi fa anche riferimento a quanti in Italia sono “alle soglie della povertà”. Non è chiaro a che cosa si riferisca di preciso, ma il leader di Forza Italia potrebbe parlare di quanti sono definiti “a rischio di povertà o esclusione sociale”, un’altra categoria per cui disponiamo di rielaborazioni dell’ente statistico nazionale. L’Istituto Statistico pubblica infatti un report su “Reddito e condizioni di vita”, il più recente dei quali è uscito a novembre 2015 e si riferisce al 2014.



Nel report, la stima delle persone a rischio di povertà o esclusione tra i residenti in Italia è posta al 28,3%. Dato che si tratta di un’indagine campionaria (condotta nel 2014 su circa 19.600 famiglie) non sono forniti numeri assoluti, ma poiché la popolazione residente in Italia al 1° gennaio 2014 era di 60.782.668 persone, possiamo considerare 17,2 milioni di persone come una stima di massima delle persone a rischio. Persino più alta di quella citata da Berlusconi.



Più precisamente, ad ogni modo, l’Istat include nella sua ricerca tre distinte categorie di persone. La prima è più propriamente quella a rischio di povertà, cioè con un “reddito familiare equivalente inferiore al 60% del reddito mediano”: il 19,4 del totale, cioè 11,7 milioni di persone circa. Dalle definizioni non sembra che da questa categoria sia escluso chi si trova effettivamente in condizioni di povertà assoluta o relativa – che ad ogni modo è definito da Istat con una diversa indagine – e quindi non sembra corretto confrontare o sommare quegli 11,7 milioni ai 4,1 in povertà assoluta, calcolo che darebbe i 15 milioni citati da Berlusconi.



La seconda categoria è quella di chi si trova “in condizioni di grave deprivazione materiale” – condizione dedotta dalla presenza di almeno quattro tra nove indicatori, tra cui sostenere una spesa imprevista di 800 euro o non poter riscaldare la propria abitazione – che conta per l’11,6% dei residenti (circa 7 milioni di persone).



La terza riguarda la situazione lavorativa: è una famiglia “a bassa intensità di lavoro” quella in cui i componenti in età adulta hanno lavorato meno di un quinto del tempo nell’anno (il 12,1%, circa 7,3 milioni di persone). Le tre condizioni possono anche presentarsi insieme, come mostra il grafico successivo.






Fonte: Istat, Reddito e condizioni di vita, anno 2014



Il verdetto



La dichiarazione di Berlusconi non permette di chiarire che cosa intenda con persone “alle soglie della povertà”, una precisazione cruciale per verificarne l’esattezza. Ad ogni modo, le indagini Istat pongono i residenti in Italia in povertà assoluta a 4,1 milioni di persone nel 2014, meno dei “quasi 5 milioni” citati da Berlusconi. Se consideriamo “alle soglie della povertà” tutti coloro che l’Istat stima a rischio di povertà o esclusione sociale, otteniamo un totale di oltre 17 milioni di persone, anche più dei 15 milioni di Berlusconi. Insomma, le cifre sono un poco imprecise, ma stiamo parlando degli stessi ordini di grandezza, e quindi per noi il leader di Forza Italia merita un “C’eri quasi”.