Matteo Salvini – che oltre ad essere leader della Lega Nord è europarlamentare ed euroscettico – aveva attaccato lo strumento di assistenza pre-adesione dell’Unione Europea (Ipa seguendo il suo acronimo inglese) già in passato, sostenendo che grazie ad esso l’Ue ha “regalato” 5 miliardi di euro alla Turchia.
In questa dichiarazione allarga il suo campo d’attacco a tutti i Paesi che ricevono finanziamenti in quanto Paesi candidati a diventare membri dell’Ue. Innanzitutto va precisato che i Paesi candidati in realtà sono sei: Albania, Islanda, Macedonia, Montenegro, Serbia e Turchia. A questi si aggiungono i “potenziali candidati”, ovvero quei Paesi a cui è stata prospettata l’apertura delle trattative una volta raggiunti i requisiti necessari: la Bosnia-Erzegovina ed il Kosovo. I candidati sono quindi sei o otto a seconda dell’interpretazione, e di questi quattro hanno già intavolato trattative sull’adesione: Islanda, Montenegro, Serbia e Turchia. Considerando che le trattative richiedono l’accettazione e la ricezione dell'”acquis communautaire”, composto da 35 capitoli, passano spesso molti anni prima che si raggiunga un accordo, di conseguenza è impreciso parlare di sette Stati “prossimamente” membri.
Nulla da eccepire invece sull’ammontare complessivo del bilancio Ipa per il periodo di programmazione 2014-2020 citato da Salvini. Si tratta,infatti, di 11,7 miliardi di euro, in lieve aumento rispetto agli 11,5 miliardi del settennato precedente. Tali fondi sono destinati a tutti e otto i Paesi succitati, e servono sia a promuovere le riforme necessarie per l’adesione dei singoli Paesi che a perseguire gli obiettivi fissati dell’Unione Europea stessa nell’ambito delle infrastrutture, dell’energia, ecc. Corretto quindi il totale citato da Salvini, che ottiene un “C’eri quasi” per essersi mostrato un po’ approssimativo nella prima parte della dichiarazione.