Il presidente del Senato presenta un tema tanto interessante quanto rilevante per il Belpaese, che ospita il più grande numero di siti inseriti dall’Unesco nella lista del patrimonio dell’umanità, la World Heritage List.



Sebbene questo primato possa essere motivo d’orgoglio, l’immensa ricchezza culturale italiana rappresenta una sfida. La Farnesina informa infatti che l’Italia è tra i Paesi più colpiti dall’esportazione illegale di beni culturali e archeologici. Curioso notare che il traffico d’arte non coinvolge solo i professionisti: anche l’ex attaccante del Napoli Ezequiel Lavezzi è infatti accusato di aver voluto trasportare una statua romana, probabilmente proveniente da Pompei, dall’aeroporto di Capodichino a Parigi.





Dalla Relazione Annuale sulle Attività svolte dal Procuratore Nazionale Antimafia e dalla Direzione Nazionale Antimafia dal giugno 2011 al luglio 2012, pubblicato nel dicembre del 2012, risulta che le numerose attività d’indagine svolte evidenziano l’interesse della criminalità organizzata per il mondo illegale dell’arte (a partire dalla pagina 407), e che le associazioni criminali hanno spesso una proiezione internazionale.



Tra i casi elencati che confermano quanto detto da Grasso, ovvero l’esposizione costante dell’Italia all’aggressione ai beni culturali, è interessante notare un caso presentato nella relazione sopracitata: Giacomo Medici e Gianfranco Becchina, spartendosi l’Italia del Nord e del Sud, avevano sviluppato un’associazione nei lontani anni ’60 che è riuscita ad operare fino all’aprile 2002, praticamente saccheggiando lo Stivale per più di 40 anni. Medici, che aveva collaborato tra gli altri con Marion True, curatrice del museo Getty di Los Angeles, è stato condannato con rito abbreviato ad otto anni di carcere, mentre il caso True si è concluso con una prescrizione dopo cinque anni di dibattimento.



Secondo l’Interpol, non esistono le cifre per stabilire se il traffico illegale d’arte sia il terzo o quarto tipo di traffico più comune dopo quello di armi e di droghe, nonostante l’agenzia stessa abbia riconosciuto che questo tipo di mercato è stato menzionato in diverse conferenze internazionali. Anche il fondatore della squadra che combatte contro i crimini d’arte dell’Fbi (Art Crime Team), Robert K. Wittman, nel 2005 sosteneva che il crimine legato alla proprietà culturale è quarto nella classifica di crimini economici dopo il traffico di droga, quello di denaro e quello d’armi.



Per quanto riguarda i profitti del traffico illegale d’arte, l’Interpol risponde con la stessa premura, spiegando che è difficile misurare il valore economico di qualcosa di cui non si conosce nemmeno la quantità, poiché è complicato misurare quanti oggetti d’arte vengono rubati o trafficati globalmente. Inoltre, le statistiche nazionali si basano spesso sulla tipologia di furto (rapina in casa, rapina a mano armata, ecc.) e non sul tipo di oggetto rubato. Ciò che bisogna anche tenere in considerazione, ricorda l’Interpol, è che al di là del fattore economico, il valore di un oggetto di cultura o d’arte è legato alla storia ed all’identità di un Paese; assegnargli un prezzo non è quindi sempre possibile. L’Fbi risponde in maniera altrettanto generica, constatando che il traffico illegale d’arte è causa di perdite di miliardi di dollari ogni anno.



Vale la pena ricordare che il traffico illegale d’arte, sebbene non sia un tipo di crimine affatto nuovo, è considerato “emergente”, anche dall’ufficio delle Nazioni Unite per il crimine e le droghe (Unodc). La squadra speciale dell’Fbi, infatti, è stata fondata solo nel non lontano 2004.



Anche se il presidente del Senato ha identificato un problema reale, la sua classificazione è purtroppo tuttora difficilmente misurabile per motivi legati alla natura del crimine, considerato ancora ‘emergente’: “C’eri quasi”.