Il dibattito nel salotto di Porta a Porta tra Meloni, Pinotti e Pittella (europarlamentare del Pd) verte sul tema dell’immigrazione e sulla situazione italiana che, per geografia, si trova costretta a fronteggiare un numero di arrivi maggiore di altri Stati membri.



Il Regolamento di Dublino




Il documento in oggetto, citato dalla Meloni anche in altre occasioni, sancisce quale debba essere il Paese competente nell’esaminare la domanda di asilo o riconoscimento dello status di rifugiato (secondo la Convenzione di Ginevra). In base all’articolo 3 del Regolamento di Dublino “gli Stati membri esaminano la domanda di asilo di un cittadino di un Paese terzo presentata alla frontiera o nel rispettivo territorio. Una domanda d’asilo è esaminata da un solo Stato membro, che è quello individuato come Stato competente in base ai criteri enunciati al capo III”. Questo significa che quando un richiedente asilo arriva in un territorio, l’onere della migrazione è sul Paese di primo ingresso; questo per evitare il cosiddetto asylum shopping, la pratica di fare richiesta di asilo politico contemporaneamente in diversi Paesi. Tuttavia ci sono due casi in cui non è il Paese di ingresso ad occuparsi della richiesta: 1) se il richiedente asilo è un minore non accompagnato per l’esame della domanda di asilo è competente lo Stato membro nel quale si trova legalmente un suo familiare, purché ciò sia nel miglior interesse del minore; 2) Se il richiedente asilo è titolare di un titolo di soggiorno in corso di validità, lo Stato membro competente per l’esame della domanda d’asilo è quello che ha rilasciato tale titolo.



Quale voto?



Durante la trasmissione Meloni ribadisce a Pittella in collegamento che si poteva tentare di modificare il Regolamento di Dublino a giugno 2013 (in modo da rendere più equa la distribuzione delle richieste di asilo politico), in occasione della revisione del testo (qui le novità del Dublino III). Pinotti risponde che le procedure per modificare il regolamento richiedono l’unanimità degli Stati membri, e che certe modifiche quindi non sono facili da fare. Il Consiglio Europeo, che insieme al Parlamento ha il compito di approvare la legislazione, richiede in effetti l’approvazione all’unanimità per leggi relative a certe aree tra cui politica estera e sicurezza (con alcune eccezioni), cittadinanza, appartenenza all’Unione, e alcune provisioni nel campo della giustizia e degli affari interni (come la cooperazione delle forze di polizia). Si vota invece a maggioranza qualificata, tra gli altri temi, sul tema dell’immigrazione illegale e dell’asilo politico. Sbaglia dunque Pinotti: infatti se andiamo a vedere il voto del regolamento di Dublino (Regolamento N. 604/2013), l’approvazione da parte del Consiglio è avvenuta per maggioranza qualificata. Il regolamento è dunque passato, nonostante il voto contrario della Grecia.



Il verdetto



E’ vero che per questioni relative a tematiche come queste la procedura di voto all’interno del Consiglio richiede spesso il consenso da parte di tutti gli Stati membri, ma in questo caso la votazione è avvenuta a maggioranza qualificata e non all’unanimità. “Pinocchio andante”!